Soddisfazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese dopo l’intesa sulle bombe a grappolo
Attesa a Dublino dove oggi è previsto il voto sull’intesa per mettere al bando le
bombe a grappolo raggiunta nei giorni scorsi. Un accordo, in gestazione da almeno
dieci anni, sottoscritto da 109 nazioni ma boicottato da Paesi come gli Stati Uniti,
Israele, Russia, Cina, India e Pakistan che rappresentano i maggiori produttori degli
ordigni capaci di uccidere anche a distanza di anni. I Paesi firmatari avranno otto
anni di tempo per smettere di costruire, stoccare, commercializzare le “cluster bombs”
e per distruggere gli arsenali ma potranno collaborare nel settore della difesa e
in operazioni militari con i Paesi non firmatari. Nel documento si prevedono anche
misure di assistenza per le vittime civili. Grande la soddisfazione dei partecipanti
e delle organizzazioni che si sono adoperate per la messa al bando, sulla stessa linea
la Croce Rossa che ha invitato coloro che non hanno firmato l’accordo a ripensare
la loro posizione. “La Croce Rossa – si legge in una dichiarazione - testimonia regolarmente
il terribile impatto che questi ordigni hanno sulla popolazione civile dei Paesi in
cui vengono utilizzati”, sottoscrivendo la convenzione “si preverranno tremende sofferenze
future alle popolazioni di Paesi in guerra”. In un’intervista alla Misna, il direttore
della Campagna italiana contro le mine, Giuseppe Schiavello, ha parlato di “un grande
risultato, il migliore che si potesse ottenere in questo momento”. “All’impegno morale
– aggiunge Schiavello - deve seguire un impegno concreto, accompagnato da mezzi finanziari”.
Sull’intesa si è espresso anche il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) che, in
una nota, si è detto “incoraggiato” dalla decisione adottata da molti governi e spera
che altri Paesi, tra quelli che non hanno partecipato alla conferenza, possano cambiare
idea quando il testo sarà aperto alla firma tra alcuni mesi a Oslo. (B.C.)