Il Pontificio Consiglio per i migranti: sì ai ricongiungimenti familiari
Guardare con maggiore attenzione alle famiglie dei migranti e degli itineranti: per
sostenerle quando vivono una separazione, per permettere la loro integrazione nella
società, perché ne vengano rispettati i diritti. E’ l’impegno cui richiama il Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti nel comunicato finale della
XVIII Sessione Plenaria dedicata alla famiglia migrante e itinerante, svoltasi a Roma
dal 13 al 15 maggio. Il servizio di Tiziana Campisi:
Ribadendo
quanto ha affermato Benedetto XVI al Forum delle Associazioni familiari, lo scorso
16 maggio, che ha definito la famiglia “l’unione di vita e di amore, basata sul matrimonio
tra un uomo e una donna”, “un insostituibile bene per l’intera società”, il documento
sottolinea la necessità di mantenere l’unità della famiglia e di guardare al ricongiungimento
come ad un obiettivo fondamentale. Considerando che molte famiglie “emigrano poiché
non possono vivere con dignità nel proprio Paese”, il dicastero vaticano chiede aiuti
per queste persone che comunque rappresentano “una risorsa per la società in cui lavorano”.
Da qui l’appello ai governi perché “rivedano … le loro politiche migratorie” e favoriscano
il ricongiungimento familiare nei Paesi di accoglienza. La Chiesa, dal canto suo,
vuole insistere sui propri programmi di integrazione ed accoglienza, perché un “aiuto
per uno sviluppo legittimo è … indispensabile anche per realizzare la pace e l’armonia
nell’arena internazionale”, considerando anche il fatto che “le persone hanno il diritto
a non emigrare per realizzare il proprio benessere integrale”.
“La
Chiesa – si legge nel comunicato – ha … un importante ruolo da svolgere nella difesa
del ‘diritto a vivere in una famiglia unita e in un ambiente morale, favorevole allo
sviluppo della … personalità’ … e nella promozione dei diritti sociali relativi alla
famiglia dei migranti e degli itineranti”. Impegno viene richiesto anche per favorire
i processi di inculturazione e di integrazione, che necessitano un dialogo tra persone
ma anche con le istituzioni. Ma il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti lancia anche l’allarme migranti irregolari e traffico di esseri umani.
Di fronte a queste sfide la Chiesa vuole portare avanti “programmi di protezione”,
sottolineando che “i migranti sono persone con una dignità umana inalienabile,
a prescindere dalla loro nazionalità, cultura o condizione legale” e che “i loro diritti
umani devono, pertanto, essere rispettati”. Tenere conto delle condizioni lavorative
degli immigrati, rispettare le loro consuetudini matrimoniali, assisterli nella preparazione
al matrimonio: sono queste le altre urgenze segnalate nel documento che non tralascia
il problema delle donne cattoliche sposate a non cristiani per le quali si richiede
sostegno da parte delle comunità cristiane. Infine il dicastero vaticano esorta all’accoglienza
calorosa verso i migranti e ad un “dialogo volto a riconoscere e ad applicare la reciprocità
nel campo della libertà religiosa”. “Promuovere e garantire questa reciprocità è responsabilità
dei legislatori, a livello nazionale ed internazionale – conclude il documento –e richiede spirito di dialogo, solidarietà e collaborazione tra gli Stati.
È altresì necessario che le Nazioni Unite intervengano con determinazione su tale
questione, in accordo con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.