Il Papa ai vescovi del Myanmar: auspico che gli aiuti internazionali raggiungano effettivamente
le vittime del ciclone Nargis e si favorisca anche la ricostruzione del Paese
Un augurio nel segno di San Paolo, perché la Chiesa locale birmana non tema, nel presente
e nel futuro, di soccombere a difficoltà o persecuzioni, ma resti salda nella fiducia
in Dio e certa del sostegno concreto da parte delle altre Chiese del mondo. Lo ha
detto Benedetto XVI nel suo discorso ai vescovi del Myanmar, ricevuti oggi in udienza
a conclusione della loro visita ad Limina. Il Papa ha dedicato ampio spazio alla situazione
nel Paese - colpito dal ciclone Nargis e in difficoltà con la distribuzione degli
aiuti - ed ha sollecitato i vescovi a studiare con “chiarezza” i piani pastorali con
i quali provvedere alla piccola comunità cattolica locale. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
“La Chiesa
in Myanmar è conosciuta e ammirata per la sua solidarietà verso i poveri e i bisognosi”.
E questo “è emerso particolarmente nella preoccupazione che avete dimostrato in seguito
al ciclone Nargis”. Benedetto XVI parte dalla più stretta attualità - dal dramma delle
oltre 30 mila vite spezzate dalla catastrofe naturale, senza contare i 100 mila dispersi
e le migliaia di senza tetto - per mettere in risalto il grande lavoro della piccola
comunità cattolica del Myanmar, 650 mila fedeli in un Paese con 40-45 milioni di buddhisti.
Atti di generosità di un pugno fedeli capaci di portare conforto alle vittime, in
contrasto con i calcoli politici di chi finora ha rallentato o impedito che la macchina
della solidarietà internazionale dispiegasse appieno il proprio potenziale. Benedetto
XVI parla degli uni e degli altri, invocando una sorta di corsia preferenziale per
quegli “sforzi concertati” che - dice - diano “sollievo alle sofferenze” e facilitino
la ricostruzione delle “infrastrutture del Paese”:
“During
these difficult days… Nel corso di questi giorni difficili, so quanto
il popolo birmano sia stato grato per gli sforzi compiuti dalla Chiesa per fornire
riparo, cibo, acqua, medicine alle persone ancora in difficoltà. Mi auguro, dopo l'accordo
raggiunto di recente sulla fornitura di aiuti da parte della comunità internazionale,
che tutti coloro che sono pronti a portare aiuto siano in grado di fornire l’assistenza
di cui c’è bisogno e possano godere di un accesso effettivo ai luoghi dove ve ne è
più necessità”. Passando dall’emergenza all’analisi della situazione
ecclesiale nel Myanmar, il Papa dedica ampio spazio al tema delle vocazioni sacerdotali
e religiose. “Sono lieto di constatare - afferma - che un numero sempre maggiore di
donne rispondono alla chiamata alla vita consacrata nella vostra regione” e prega
perché la loro testimonianza ispiri altri sulla via dei consigli evangelici. Quindi,
si sofferma sull’“investimento di tempo e di risorse” che richiede la formazione dei
seminaristi e incoraggia i vescovi a “compiere i sacrifici necessari” perché
ci siano altri “araldi della Nuova evangelizzazione”, all’interno di una Chiesa
che oggi può contare complessivamente - come aveva ricordato in precedenza il presidente
dei vescovi del Myanmar, l’arcivescovo Paul Grawng - su 658 sacerdoti, 1330 religiosi
totali e 2084 catechisti. Ma, sostiene poco dopo Benedetto XVI, anche
i laici:
“Are in need of a robust and dynamic
Christian formation… Hanno bisogno di una solida e dinamica formazione
cristiana che li spinga a portare il messaggio del Vangelo nei loro luoghi di lavoro,
nelle famiglie, e nella società in generale. I vostri rapporti accennano all'entusiasmo
con il quale i laici stanno organizzando molte nuove iniziative catechistiche e spirituali,
che spesso coinvolgono un gran numero di giovani”. Per essere
efficaci, nota quindi il Papa, i piani pastorali devono essere strutturati con cura,
anche avvalendosi di “aiuti adeguati, tra cui opuscoli e materiali audiovisivi, a
complemento della formazione orale”. Sono “certo - si è detto il Pontefice - che le
altre Chiese locali di tutto il mondo faranno quanto è loro possibile per fornire
materiali”. Infine, dopo l’invito a “sviluppare sempre meglio le relazioni con i buddisti
per il bene delle vostre singole comunità e di tutta la nazione”, il Papa ha concluso
ricordando che “il mese prossimo, la Chiesa inaugura uno speciale anno giubilare in
onore di San Paolo”. L’Apostolo delle Genti, sottolinea Benedetto XVI, è stato ammirato
attraverso i secoli per la sua perseveranza nelle prove e nelle tribolazioni e “ci
esorta a mantenere fisso lo sguardo sulla gloria che ci attende, senza cedere mai
alla disperazione, al dolore e alle sofferenze di oggi”. Un esempio che per il Papa
diventa l’augurio più importante:
“I invite you
to join Saint Paul… Vi invito a unirvi a San Paolo nella sicura fiducia
che nulla - né angoscia, né persecuzione o carestia, né presente né avvenire - sarà
in grado di separarci dall'amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore”.