2008-05-28 15:11:46

L'intervento di mons. Sgreccia ad un incontro a Bucarest sull'Humanae Vitae


“Sembra che non solo la cultura corrente abbia voltato le spalle alla concezione che aveva ispirato il documento della Humanae Vitae”, ma “anche la scienza e la biotecnologia abbiano impostato la ricerca per una nuova costruzione della sessualità, della procreazione e della famiglia”. L’allarme è stato rilanciato ieri a Bucarest da mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, intervenendo al convegno promosso nella capitale romena dall’Istituto teologico romano-cattolico “Santa Teresa” sul tema: “Humanae vitae tra attualità e provocazione. Una risposta moderna ad un problema multisecolare”. “In questo ultimo decennio – ha detto mons. Sgreccia, ripreso dall'Agenzia Sir - le tecniche intercettive (ad esempio la pillola del giorno dopo) e della RU486, hanno coniugato l’aborto sotto l’immagine della contraccezione. Il tutto appare ora come un immane sforzo tecnologico, finanziario e politico per separare la dimensione unitiva dell’atto coniugale dalla dimensione procreativa: ‘l’unione sessuale sì, il figlio no’”. A questa situazione si è arrivati attraverso un lungo processo storico con una prima fase (anni ’60-’80) in cui con la contraccezione e l’aborto “si è inteso favorire la liberalizzazione del sesso, separandolo dalla procreazione”. Si è poi passati ad una seconda fase, quella della “procreazione artificiale”, “perseguendo il figlio, anche al di fuori dell’unione coniugale” ed aprendo a nuove prospettive: “la clonazione, le madri surrogate, la sperimentazione sugli embrioni, il prelievo delle cellule staminali embrionali fino alla gravidanza maschile”. “La conseguenza finale – ha concluso mons. Sgreccia - è che il figlio diventa un oggetto opzionale e l’amore un esercizio dei dinamismi biopsicologici, scissi dalla spiritualità e dalla responsabilità procreativa”. Secondo il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, per rendere “fecondo” ancora oggi il messaggio centrale contenuto nel documento conciliare “Humanae Vitae” occorre “ridare slancio evangelico ai credenti, spesso spaventati e afflitti dallo stato d’animo della sconfitta, e, come paralizzati dalle barriere della secolarizzazione”. Ma ciò sarà possibile solo promuovendo una “dialogo circolare tra fede e ragione e tra scienza e morale, dialogo in cui la ragione viene risanata e illuminata e non viene mai indebolita e spenta”. Al convegno sono intervenuti anche l'arcivescovo di Budapest, card. Péter Erdo e l’arcivescovo di Bucarest, mons. Ioan Robu. (R.P.)







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