L'intervento di mons. Sgreccia ad un incontro a Bucarest sull'Humanae Vitae
“Sembra che non solo la cultura corrente abbia voltato le spalle alla concezione che
aveva ispirato il documento della Humanae Vitae”, ma “anche la scienza e la biotecnologia
abbiano impostato la ricerca per una nuova costruzione della sessualità, della procreazione
e della famiglia”. L’allarme è stato rilanciato ieri a Bucarest da mons. Elio Sgreccia,
presidente della Pontificia Accademia per la Vita, intervenendo al convegno promosso
nella capitale romena dall’Istituto teologico romano-cattolico “Santa Teresa” sul
tema: “Humanae vitae tra attualità e provocazione. Una risposta moderna ad un problema
multisecolare”. “In questo ultimo decennio – ha detto mons. Sgreccia, ripreso dall'Agenzia
Sir - le tecniche intercettive (ad esempio la pillola del giorno dopo) e della RU486,
hanno coniugato l’aborto sotto l’immagine della contraccezione. Il tutto appare ora
come un immane sforzo tecnologico, finanziario e politico per separare la dimensione
unitiva dell’atto coniugale dalla dimensione procreativa: ‘l’unione sessuale sì, il
figlio no’”. A questa situazione si è arrivati attraverso un lungo processo storico
con una prima fase (anni ’60-’80) in cui con la contraccezione e l’aborto “si è inteso
favorire la liberalizzazione del sesso, separandolo dalla procreazione”. Si è poi
passati ad una seconda fase, quella della “procreazione artificiale”, “perseguendo
il figlio, anche al di fuori dell’unione coniugale” ed aprendo a nuove prospettive:
“la clonazione, le madri surrogate, la sperimentazione sugli embrioni, il prelievo
delle cellule staminali embrionali fino alla gravidanza maschile”. “La conseguenza
finale – ha concluso mons. Sgreccia - è che il figlio diventa un oggetto opzionale
e l’amore un esercizio dei dinamismi biopsicologici, scissi dalla spiritualità e dalla
responsabilità procreativa”. Secondo il presidente della Pontificia Accademia per
la Vita, per rendere “fecondo” ancora oggi il messaggio centrale contenuto nel documento
conciliare “Humanae Vitae” occorre “ridare slancio evangelico ai credenti, spesso
spaventati e afflitti dallo stato d’animo della sconfitta, e, come paralizzati dalle
barriere della secolarizzazione”. Ma ciò sarà possibile solo promuovendo una “dialogo
circolare tra fede e ragione e tra scienza e morale, dialogo in cui la ragione viene
risanata e illuminata e non viene mai indebolita e spenta”. Al convegno sono intervenuti
anche l'arcivescovo di Budapest, card. Péter Erdo e l’arcivescovo di Bucarest, mons.
Ioan Robu. (R.P.)