In Australia la giornata di riconciliazione con gli aborigeni
Con la celebrazione ieri del “Sorry day” (Giornata delle scuse), è iniziata in Australia
una settimana di eventi culturali e di incontri in tutto il Paese per indicare la
strada da seguire verso la riconciliazione tra australiani indigeni e bianchi. Sono
in programma mostre d’arte, dimostrazioni della cultura aborigena, concerti e dibattiti.
Quest’anno – sottolinea il quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano – l’accento
si sposta dalla richiesta di scuse a quella di risarcimento per le passate sofferenze
inflitte alla popolazione aborigena. Recentemente, durante i lavori di apertura del
nuovo parlamento, il premier laburista Kevin Rudd ha chiesto scusa “per le leggi e
le politiche di successivi parlamenti e governi, che hanno inflitto profondo dolore,
sofferenze e perdite” agli aborigeni. Molti leader aborigeni hanno rinnovato inoltre
la richiesta di riparazioni, indennizzi e finanziamenti per servizi “culturalmente
appropriati” e assistenza anche psicologica per le vittime. Fino agli anni ‘70 del
‘900, gli aborigeni non erano infatti considerati cittadini australiani a pieno titolo
ed il loro status era disciplinato dalle norme sulla flora e sulla fauna. I primi
coloni hanno dichiarato addirittura la terra australe “res nullius”e hanno promesso
taglie a chi liberava i loro nuovi possedimenti dagli aborigeni, considerati e trattati
alla stregua di animali nocivi. Ma l’episodio più grave della vicenda, quello per
cui il governo australiano ha presentato le proprie scuse, è il caso della “generazione
rubata”. Grave perché andò avanti per oltre 60 anni, da un secolo all'altro, dal 1890
fino al 1967. Fu arbitrariamente sottratto un numero imprecisato di bambini, sparpagliando
intere comunità per tutto il Paese. I bambini venivano poi allevati in orfanotrofio
o affidati a famiglie bianche. Ancora oggi molti australiani di origine mista ignorano
il nome dei loro veri genitori e cercano fratelli e parenti per tutto il continente.
Ma raramente li trovano perché non ci sono documenti. Secondo le comunità aborigene,
il danno maggiore è stato fatto alla memoria collettiva, interrompendo per sempre
la trasmissione delle tradizioni, dei ricordi, della cultura, del linguaggio, da una
generazione a quella successiva. Attualmente, gli aborigeni in Australia rappresentano
appena il 2% della popolazione, composta da oltre 21 milioni di persone. Sono il gruppo
più svantaggiato della società, con un’aspettativa di vita di 17 anni più bassa rispetto
al resto degli australiani. (A.L.)