Riscoprire la vita cristiana attraverso Maria: una testimonianza di don Luca Bernardo
Giustarini, parroco del Santuario di Montenero in Toscana
La Chiesa si appresta a concludere insieme con Benedetto XVI il mese mariano, sabato
prossimo in Piazza San Pietro. In tutto il mondo, con i ritmi della liturgia universale
ma anche seguendo le tradizioni locali, la venerazione verso la Madonna è stata al
centro di celebrazioni e atti di devozione. Emanuela Campanile ne ha parlato
con don Luca Bernardo Giustarini, parroco del Santuario toscano di Montenero,
dedicato alla Madonna delle Grazie, le cui origini risalgono al 1300:
R. -
Vogliamo che attraverso la liturgia, che certamente è una fonte grandissima di insegnamento
per il nostro popolo, la gente si avvicini maggiormente a Gesù tramite Maria, e parallelamente
vogliamo l’impegno quotidiano, costante, di tutta la comunità nell’assistenza proprio
alla riconciliazione, e quindi la confessione fatta bene, con calma. E tanta gente
- grazie a questo ministero così nascosto e silenzioso - ritorna a Dio.
D.
- In questi tempi anche di forti dubbi e tentazioni, in un periodo storico che mette
davvero alla prova la fede, che cosa cerca la gente ancora?
R.
- Cerca prima di tutto proprio un cammino per riscoprire una fede, che ha ricevuto
magari nella catechesi iniziale della comunione o della cresima e poi ha tralasciato.
Quindi, c’è un ritorno a Dio. Di solito, questo ritorno a Dio - non sempre, ma in
tanti casi - è in qualche maniera sollecitato da qualcosa accaduto in famiglia, qualcosa
da chiedere a Maria, per cui la gente dice: “Io ti chiedo questo, ma mi impegno ad
essere o almeno a ridiventare un buon cristiano”. Alle volte, questi fattori esterni
che accadono nelle famiglie costituiscono l’input per tornare a Dio.
D.
- L’impulso che voi avete ricevuto dal Santo Padre qual è?
R.
- Certamente, l’impulso è stato grande prima con la Deus caritas est: una riflessione
sia comunitaria, sia parrocchiale, per quanto riguarda questo elemento fondamentale,
basilare, della vita cristiana, che è l’amore. Ma la seconda enciclica è proprio sulla
speranza. Oggi, la gente ha sete di speranza, in un mondo che speranza non dà. Il
Papa, dunque, con la seconda Enciclica, ha ancora maggiormente aiutato tutti, particolarmente
noi monaci, a dare delle concretezze di speranza al nostro popolo.