Le FARC confermano la morte del comandante guerrigliero Manuel Marulanda Velez
Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) hanno confermato ieri la rivelazione
fatta dal governo colombiano sulla morte del comandante guerrigliero, Manuel Marulanda
Velez, annunciando che le redini sono state assunte da Alfonso Cano. La notizia del
decesso del leggendario guerrigliero di 78 anni era stata affidata dal ministro della
Difesa a un settimanale che, sembra, l'ha diffusa on line prima di quanto concordato,
scavalcando il presidente Alvaro Uribe per un annuncio di grande importanza. Il capo
dello Stato ha ricordato che “esistono 100 milioni di dollari a disposizione dei guerriglieri
che decidano di abbandonare la selva e consegnare gli ostaggi nelle loro mani” e che
“il governo studia meccanismi come l'amnistia per favorire questi gesti, con la possibilità
anche di un trasferimento in Francia”. Ha rivolto un appello al nuovo comandante della
guerriglia, l’intellettuale Cano, e al capo del dispositivo militare delle FARC, chiedendo
di “approfittare dell’opportunità che offre il governo per imboccare la via della
pace”. Sul significato che assume per la Colombia la morte di Manuel Marulanda, ascoltiamo
Maurizio Chierici, esperto di America Latina che segue le vicende del sequestro
Betancourt, intervistato da Giada Aquilino: R.
- Credo che sia la fine di un’epoca. Ciò non vuol dire che le FARC siano per sempre
battute e svaniscano. Ma Marulanda rappresenta un tipo di ribellione che non ha dato
frutti. Si è aggrappato ai narcos, gestendo i territori colombiani come un capo di
Stato. Poi, addirittura, è entrato nel traffico della droga. Quando gli Stati Uniti
si sono impegnati per schiacciare questo traffico, una parte dei soldi necessari ad
alimentare la guerriglia è stata raccolta attraverso i rapimenti ed è nata una nuova
industria - davvero deleteria - che ha sconvolto il Paese. Oggi, l’“eredità” di Marulanda
è rappresentata da 4 milioni di profughi, che né il governo duro di Uribe e né le
FARC ammettono: ognuno riversa la responsabilità sull’altro. Si tratta di persone
sradicate, si parla in particolare di 3-400 mila ragazzi che non sanno quale futuro
li aspetta. Solo la Caritas è stata la prima ad assisterli e a lanciare questo allarme.
D. - Cosa cambierà con il nuovo capo delle FARC?
R.
-Il nuovo capo della FARC, Alfonso Cano, è un antropologo, laureato a Bogotà. Il suo
profilo è completamente diverso da quello di Tirofijo. È un uomo politicizzato ed
è anche l’uomo del dialogo.
D. - Il presidente Uribe
ha ribadito che c’è una ricompensa per i guerriglieri che riconsegneranno gli ostaggi.
Ci sono speranze per i sequestrati, come Ingrid Betancourt?
R.
- Ieri ho parlato con la madre di Ingrid Betancourt, Iolanda, e ho fatto la stessa
domanda. Era molto preoccupata. Continua a sperare in una mediazione, sempre con i
soliti protagonisti: Chavez, Correa e Sarkozy. E ha concluso dicendo: “Mia figlia
non è né nelle mani delle FARC, né nelle mani di Uribe, è nelle mani di Dio”.