2008-05-26 08:12:29

Le FARC confermano la morte del comandante guerrigliero Manuel Marulanda Velez


Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) hanno confermato ieri la rivelazione fatta dal governo colombiano sulla morte del comandante guerrigliero, Manuel Marulanda Velez, annunciando che le redini sono state assunte da Alfonso Cano. La notizia del decesso del leggendario guerrigliero di 78 anni era stata affidata dal ministro della Difesa a un settimanale che, sembra, l'ha diffusa on line prima di quanto concordato, scavalcando il presidente Alvaro Uribe per un annuncio di grande importanza. Il capo dello Stato ha ricordato che “esistono 100 milioni di dollari a disposizione dei guerriglieri che decidano di abbandonare la selva e consegnare gli ostaggi nelle loro mani” e che “il governo studia meccanismi come l'amnistia per favorire questi gesti, con la possibilità anche di un trasferimento in Francia”. Ha rivolto un appello al nuovo comandante della guerriglia, l’intellettuale Cano, e al capo del dispositivo militare delle FARC, chiedendo di “approfittare dell’opportunità che offre il governo per imboccare la via della pace”. Sul significato che assume per la Colombia la morte di Manuel Marulanda, ascoltiamo Maurizio Chierici, esperto di America Latina che segue le vicende del sequestro Betancourt, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3
 
R. - Credo che sia la fine di un’epoca. Ciò non vuol dire che le FARC siano per sempre battute e svaniscano. Ma Marulanda rappresenta un tipo di ribellione che non ha dato frutti. Si è aggrappato ai narcos, gestendo i territori colombiani come un capo di Stato. Poi, addirittura, è entrato nel traffico della droga. Quando gli Stati Uniti si sono impegnati per schiacciare questo traffico, una parte dei soldi necessari ad alimentare la guerriglia è stata raccolta attraverso i rapimenti ed è nata una nuova industria - davvero deleteria - che ha sconvolto il Paese. Oggi, l’“eredità” di Marulanda è rappresentata da 4 milioni di profughi, che né il governo duro di Uribe e né le FARC ammettono: ognuno riversa la responsabilità sull’altro. Si tratta di persone sradicate, si parla in particolare di 3-400 mila ragazzi che non sanno quale futuro li aspetta. Solo la Caritas è stata la prima ad assisterli e a lanciare questo allarme.

 
D. - Cosa cambierà con il nuovo capo delle FARC?

 
R. -Il nuovo capo della FARC, Alfonso Cano, è un antropologo, laureato a Bogotà. Il suo profilo è completamente diverso da quello di Tirofijo. È un uomo politicizzato ed è anche l’uomo del dialogo.

 
D. - Il presidente Uribe ha ribadito che c’è una ricompensa per i guerriglieri che riconsegneranno gli ostaggi. Ci sono speranze per i sequestrati, come Ingrid Betancourt?

 
R. - Ieri ho parlato con la madre di Ingrid Betancourt, Iolanda, e ho fatto la stessa domanda. Era molto preoccupata. Continua a sperare in una mediazione, sempre con i soliti protagonisti: Chavez, Correa e Sarkozy. E ha concluso dicendo: “Mia figlia non è né nelle mani delle FARC, né nelle mani di Uribe, è nelle mani di Dio”.
 







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