2008-05-26 11:07:42

Al primo Congresso internazionale delle Facoltà cattoliche di comunicazione presi in esame ruolo e compiti nella formazione


Quale ruolo e compiti spettano ad una Facoltà di Comunicazione nell’ambito di una Università cattolica, in diversi contesti geografici ed ecclesiali? Questo l’interrogativo di fondo che ha animato i lavori del primo Congresso internazionale dedicato a queste istituzioni di alta formazione, promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali ed ospitato a Roma dall’Università Urbaniana. Se oggi c’è consapevolezza dell’importanza di queste Facoltà nell’ambito universitario cattolico, manca ancora una riflessione organica a livello di comunità sulla loro originalità formativa. Ne è convinto il prof. Franco Lever, decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione nella Pontificia Università Salesiana, a Roma. L’intervista è di Roberta Gisotti: RealAudioMP3

R. – Io vorrei avere in partenza persone che sentono la presenza nei media come una vocazione. Credo che nelle facoltà la difficoltà sia proprio quella di riuscire a formare le persone, non soltanto dei professionisti.

 
D. – Le facoltà di Scienze della comunicazione delle Università cattoliche sono aperte non solo a studenti e cattolici. Quindi, questa è una sfida in più...

 
R. – A me piacerebbe che la comunità si rendesse conto che deve formare i suoi leader nel campo della comunicazione, delle figure per dei ruoli che sono determinanti.

 
D. – Anche perché il settore della comunicazione è quello più esposto a contaminarsi con una modernità tecnologica che può spaventare...

 
R. – Io, in genere, sono una persona che è meno preoccupata dello spaventarsi e più delle enormi possibilità che abbiamo. Io sono più spaventato dalla nostra pigrizia. Sono più spaventato da tutte queste nostre televisioni che ampliano lo spazio delle nostre chiese. Facevamo prediche prima, adesso le facciamo in televisione. Facevamo messe prima, ora le facciamo in televisione. Invece di capire, in questo nuovo spazio, quale è la dimensione di creatività che dobbiamo metterci e qual è il nostro compito, finiamo per parlare solo per la gente di casa. Scherzando con i miei studenti, parlo di 'pescatori specialisti', di 'pesca nell’acquario di casa'. Non vale proprio la pena! Se la sfida è di essere creativi, di essere capaci di ascoltare una presenza che è garantita - Dio non ha smesso di parlare, Dio è in mezzo a noi - allora, bisogna saper dire: “Guardate! Là brucia. Gesù è tra noi, eccolo là!” mentre troppo volte, secondo me, si dice “al lupo al lupo”, ma non basta, non serve.







All the contents on this site are copyrighted ©.