Si celebra oggi l’Africa Day, giornata internazionale per un continente ancora colpito
da gravissime crisi
Il 25 maggio 1963 veniva istituita ad Addis Abeba l’Organizzazione per l’Unità Africana,
diventata poi nel 2001 l’Unione Africana. Da quel giorno, il 25 maggio di ogni anno
si celebra l’Africa Day, un momento in cui la comunità internazionale fa il punto
sulle numerose gravi crisi etniche, politiche e sociali che continuano a colpire il
continente: oggi il Sudafrica, la Somalia, il Darfur; ieri il Ruanda, la Sierra Leone,
il Congo. L’Africa è terra di conflitti, dove la fame e la povertà trovano terreno
fertile, ma anche dove si moltiplicano gli sforzi della Chiesa e delle organizzazioni
umanitarie. Che cosa vuol dire, dunque, celebrare oggi l’Africa Day? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a Enrico Casale, della rivista dei Gesuiti “Popoli”:
R. – Celebrare
l’Africa Day significa mantenere viva l’attenzione su un continente che per moltissime
ragioni, di carattere politico, economico e militare, sta soffrendo e ha sofferto
enormemente. Quindi, è un modo per ricordare che esiste un continente che ha ancora
dei grandi problemi di sviluppo. Un continente con delle crisi che minano i diritti
umani. Oltre al Sudafrica, in questo momento ci sono moltissime crisi aperte in Africa.
Penso a quella in Somalia, da 17 anni in preda ad una totale anarchia. Penso anche
al Darfur, alla dimenticata crisi della Repubblica Centrafricana, a crisi umanitarie
devastanti come quelle del Rwanda e in parte del Burundi. Penso a problemi insoluti
come nel Sahara Occidentale. Ma anche a problemi che in parte sono in via di soluzione,
e a crisi aperte, come quella della Costa d’Avorio.
D.
– Il mondo è alle prese con la crisi alimentare, che colpisce particolarmente l’Africa.
Per quale motivo?
R. – Per molti motivi, i prezzi
degli alimenti di base sono cresciuti enormemente. Se questo si risolve in un aggravio
di bilancio, tutto sommato sostenibile per i Paesi del nord, per i Paesi africani,
è chiaro che questi aumenti non si risolvano solamente in un aggravio del bilancio
familiare. Si traducono in una sostanziale impossibilità nell’acquistare i generi
alimentari necessari alla sopravvivenza. Quindi, è per questo motivo che molti Paesi
hanno subito questa crisi che li ha di fatto messi in ginocchio. Intere fasce di popolazione
non sono più riuscite ad acquistare i beni necessari per sopravvivere.
D.
– Per questi motivi l’Africa continua ad essere terra di missione per la Chiesa...
R.
– E’ vero anche che si sta sviluppando una Chiesa locale. Non è solo fatta di clero,
ma anche di laici che operano quotidianamente sia sotto il profilo religioso, ma anche
dal punto di vista sociale. Quindi è sempre terra di missione, ma è anche vero che
questa missione negli anni ha dato enormi frutti attraverso la creazione di chiese
locali sempre meglio inserite nella società africana.