I vescovi albanesi concludono la loro visita ad Limina con il pellegrinaggio al Santuario
della Vergine del Buon Consiglio di Genazzano, patrona dell'Albania
Si conclude oggi con il pellegrinaggio a Genazzano alla Madonna del Buon Consiglio,
patrona dell’Albania, la visita “ad Limina Apostolorum” dei vescovi albanesi. Ai presuli
Benedetto XVI ha chiesto venerdì scorso di contribuire alla ricostruzione della Chiesa
e del tessuto sociale di un Paese sul quale ancora grava, a vari livelli, la pesante
esperienza della dittatura comunista. Il Papa ha richiamato, in particolare, i vescovi
albanesi ad essere testimoni di un’altra eredità, quella “del messaggio di salvezza
portato da Cristo nel mondo”. Ascoltiamo al microfono padre David Gjugja, responsabile
del programma albanese della nostra emittente il vescovo di Rrëshen, mons. Cristoforo
Palmieri:
R. – La
Chiesa non è un’associazione umanitaria, non è una ONG. I problemi sociali non mancano,
non possono non mancare e la Chiesa non può non vederli. Prima di costruire un cristiano
è necessario costruire un uomo. Dobbiamo lavorare perché l’uomo sia rimesso nella
sua dignità, visto che il comunismo non solo ha tentato di strappare la fede dal cuore
degli albanesi, ma ha rovinato le persone anche nel loro modo di pensare, di vivere
e di rapportarsi. Noi dobbiamo far scoprire agli albanesi, come ovunque, che il nostro
umanesimo non è un optional: è un valore che nasce dalla predicazione, dal Vangelo
di Cristo, che ha cominciato prima a fare, secondo il Vangelo di Luca, e poi a dire
e ad insegnare. Oggi dobbiamo far scoprire che l’uomo non vive di solo pane. Ha bisogno
del pane, ma ha anche bisogno della parola di Dio. Quindi, dobbiamo far riscoprire
ai cristiani in Albania valori molto più alti e a vivere tutto questo tesoro che hanno
dentro di loro.
D. – Il Papa dice: “dovete proporre
la visione della Chiesa che ha della vita dell’uomo, della società”. In che modo potete
promuovere una nuova società in Albania?
R. – Riannunciando
i valori di sempre, perchè il Vangelo è in se stesso una novità, sia predicato duemila
anni fa, sia oggi. Solo che in Albania, durante la dittatura è stato proibito riannunciare
questa novità. Oggi annunciando il Vangelo, constatiamo in chi non l’ha mai sentito
la gioia di scoprire ricchezze che non sono di questo mondo. Ricchezze che veramente
riportano l’uomo alla sua dignità originaria. Per chi l’ha sentito già è un ritornare
alle origini. Molti che non l’hanno potuto sentire a causa del periodo difficile che
hanno vissuto, accolgono con gioia questa novità evangelica di sempre.
D.
– Concludete la visita apostolica con la celebrazione insieme con i migranti albanesi
in Italia, nel Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano, patrona del
popolo albanese…
R. – E’ molto bello questo incontro.
E’ come se dicessimo: ‘Incontriamoci tutti nella casa della Madre, nella casa comune
della Madre nostra, la Chiesa di Gennazzano’. Siamo stati nella casa del Padre e abbiamo
riconfermato la nostra fede presso la tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Era giusto
che avessimo questo momento così particolare con la Madre di Dio, la Madre nostra
e la Madre degli albanesi in modo particolare.