2008-05-24 12:51:55

Il cardinale Bertone proclama Beata, in Ucraina, suor Wiecka, testimone dell'amore cristiano verso i deboli e i nemici


Stamani il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto a Leopoli, in Ucraina, il rito di beatificazione di suor Marta Maria Wiecka, religiosa polacca della Società delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Il porporato, che durante la celebrazione ha portato il saluto e la benedizione del Papa ai presenti, è giunto ieri in Ucraina, dove proseguirà il suo viaggio in questo Paese fino al 26 maggio incontrando la comunità cattolica, quella ortodossa e le massime autorità dello Stato. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

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Migliaia di persone hanno partecipato in un’atmosfera di grande gioia e commozione al rito celebrato nell’ampio Parco comunale di Leopoli. Il cardinale Bertone nella sua omelia ha ricordato che questa terra “è rimasta fedele a Cristo e alla Sede Apostolica anche durante il lungo periodo della persecuzione atea comunista”. Ha quindi sottolineato come la nuova Beata sia proprio una testimone dell’amore cristiano verso i nemici espresso in “una vita semplice e nascosta”.

 
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Suor Marta Maria Wiecka è nata nel 1874 a Nowy Wiec, in territorio polacco, nella zona occupata allora dalla Prussia: terza di 13 figli, impara presto a prendersi cura dei fratelli più piccoli. Una propensione per i più deboli che le resterà per tutta la vita. A 11 anni inizia con entusiasmo la preparazione alla Prima Comunione: per frequentare il catechismo in parrocchia, le lezioni si svolgevano prima della scuola, si alza alle 5 del mattino e percorre 12 chilometri a piedi. E’ in questo periodo che sboccia la sua vocazione. A 19 anni veste l’abito delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli: la sua prima destinazione è l’ospedale di Leopoli. Assiste i malati con grande amorevolezza e pazienza: svolge i lavori più pesanti, senza mormorare, senza rinfacciare. Nel malato che grida e che chiede vede Cristo sulla Croce. Trasferita nell’ospedale di Bochnia, vicino Cracovia, dove la cura dei malati sembra meno faticosa, accade l’impensabile: viene accusata di avere una relazione con un giovane paziente. Una calunnia improvvisa, una pura cattiveria di un malato dai precedenti poco rassicuranti, ma che viene superficialmente accettata subito come vera da un sacerdote. Suor Wiecka, messa sotto accusa nell’ambiente che amava, è profondamente turbata ma affronta tutto con mitezza, senza difendersi. Il suo rifugio è il Signore. In visione gli appare una Croce e una voce le dice: “Figlia, sopporta tutto pazientemente. Fra poco ti prenderò con me”. Una volta provata la falsità dell’accusa il sacerdote esprime tutta la sua vergogna per aver dato credito così facilmente alla calunnia. Suor Marta Maria è trasferita nell’ospedale di Sniatyn, in terra ucraina: le viene affidato il raparto infettivi. Un giorno ordinano ad un assistente medico di disinfettare la camera di una donna malata di tifo petecchiale. Un’operazione rischiosissima. L’uomo è disperato: pensa alla moglie e al bambino di pochi anni. Suor Wiecka si offre al suo posto. Pochi giorni dopo viene contagiata dalla malattia. Muore il 30 maggio 1904: ha 30 anni. Viene sepolta accanto a san Giovanni Nepomuceno, il sacerdote morto martire per non aver voluto infrangere il sigillo sacramentale. Durante il regime comunista si cerca di cancellare la memoria dei testimoni cristiani. Ma la tomba di suor Marta Maria è sempre sommersa di fiori: diventa un simbolo di unità per cattolici e ortodossi. Ma anche chi non la conosce bene sa una cosa: è la Madre che aiutava tutti.

 
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Ma sulla missione che svolgeva suor Marta Maria Wiecka ascoltiamo padre Giuseppe Guerra, postulatore della Causa di beatificazione, al microfono di Giovanni Peduto:RealAudioMP3


R. - Al suo tempo gli ospedali non avevano la struttura ed i mezzi di cui dispongono oggi. Ancora più di oggi era determinante il servizio diretto agli ammalati, e quindi spesso questo servizio richiedeva una generosità eroica: suor Wiecka ha saputo rispondere generosamente all’appello della carità. Il contesto in cui ha operato e vissuto era anche un contesto di varie confessioni religiose (ebrei, ortodossi ecc). Il fatto che ancora oggi persiste una fama di santità e di devozione non solo tra i cattolici, ma anche tra i fratelli delle altre confessioni religiose, dimostra che ha saputo svolgere il suo servizio anche con una testimonianza ecumenica.

 
D. –Qual è stato l’episodio significativo della sua vita?

 
R. - L’episodio più famoso della sua vita è anche quello ultimo che l’ha portata alla morte eroica: si offrì a svolgere il servizio di disinfestazione di una camera dell’ospedale in cui prestava servizio; il servizio, particolarmente pericoloso, era stato chiesto ad un giovane padre di famiglia, infermiere; ma lei accettò di sostituirlo … potremmo dire morendo come martire della carità.

 
D. – Quale messaggio lascia al mondo d’oggi? 

 
R. - Oggi Sniatyn, dov’è la sua tomba meta di tanti pellegrinaggi, è in territorio ucraino. La devozione da cui è circondata la prossima Beata ha un chiaro significato ecumenico. Mentre suor Marta Wiecka ci lascia un messaggio di carità, di solidarietà che sappia andare fino all’eroismo, di fatto la sua figura è anche un appello all’impegno ecumenico, che si costruisce non tanto con le parole, quanto con la testimonianza dei fatti.







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