2008-05-22 14:39:02

La sfida digitale e le grandi corporation al centro della prima giornata del Congresso internazionale delle Facoltà di Comunicazione nelle Università cattoliche


Si è aperto stamane a Roma, ospitato dalla Pontificia Università Urbaniana, il Congresso internazionale delle Facoltà di Comunicazione negli Atenei cattolici di tutto il mondo. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

Il tema: “Identità e missione di una Facoltà di Comunicazione in una Università cattolica”: oltre 40 gli Atenei dei 5 Continenti chiamati a confrontarsi in tre giorni di studio e dibattito serrato. Tante sono infatti le questioni su cui interrogarsi criticamente ed offrire risposte o ipotesi di lavoro. Sottotitolo del Congresso: “Uno sguardo al futuro delle comunicazioni insieme a tutta la Chiesa”. A promuovere l’incontro il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali. “Dobbiamo cercare la verità per condividerla”, ha sottolineato il presidente del Dicastero vaticano l’arcivescovo Claudio Maria Celli, rimettendo al centro della comunicazione l’uomo con i suoi valori etici e formando operatori non solo superesperti ma dotati di profondi riferimenti morali.

 
Si è partiti stamane con la relazione del professore irlandese, Farrel Corcoran docente all’Università di Dublino, che ha introdotto i lavori inquadrandoli nella grande sfida dell’Era digitale. In che modo - si è chiesto - la tecnologia sta trasformando la natura delle comunicazioni sociali, della stampa scritta, audiovisiva ed elettronica? Sullo sfondo ha posto il tema dei grandi gruppi mediali incrociati anche nelle proprietà ad industrie di altro tipo – tra cui anche i produttori di armi – corporation globali o regionali nel caso delle nuove compagnie in America Latina, in Cina in India che dirigono e condizionano la comunicazione planetaria, ovvero anche le ideologie, i consumi, gli stili di vita. Corporation intese a produrre profitti a beneficio di pochi. Accanto a queste ci sono poi le industrie della comunicazione militare che oggi usano tecniche sofisticate e le industrie delle pubbliche relazioni e le lobbies, che forniscono il 20 per cento delle storie raccontate in tutti i media. In questo scenario si pongono i nuovi media digitali che vanno oltre le misure del tempo e dello spazio, ma non dobbiamo cedere – ha ammonito il prof. Corcoran - alla paura dei cambiamenti che questi hanno portato nella comunicazione e nel nostro sentire e nel nostro appartenere al mondo. I lavori del Congresso proseguiranno fino a sabato.







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