2008-05-21 13:13:20

Si apre all'Urbaniana il Congresso delle Facoltà di Comunicazioni nelle Università cattoliche: intervista con mons. Claudio Maria Celli


Inizia domani a Roma, presso l’Urbaniana, il Congresso internazionale delle Facoltà di Comunicazioni nelle Università cattoliche sul tema dell’identità e della missione di tali Facoltà nell’attuale società pluralista. Partecipano all’evento esponenti di oltre 40 Università cattoliche di tutto il mondo. Ma quali sono gli obiettivi di questo incontro? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, che ha promosso il Congresso:RealAudioMP3


R. – Ci ritroviamo per vedere qual è la missione oggi di una Facoltà di comunicazione sociale in una università cattolica. E questo è dettato soprattutto dal desiderio di approfondire il grande tema della formazione. Ci siamo accorti che oggi una grande problematica nasce dal fatto che si sottolinea sempre di più l’aspetto tecnologico delle comunicazioni sociali. Ed è vero: oggi la tecnologia mette a disposizione strumenti speciali, unici, eccezionali. Eppure, ci siamo accorti – e lo notiamo sempre di più – che il problema di fondo è invece quello umano. Nella comunicazione è l’uomo che si comunica e che comunica, e allora, guardandoci attorno abbiamo visto – ad esempio – che in determinate università, la Facoltà di comunicazioni sociali ha il curriculum di studi esattamente come quello di una università laica. Invece, emerge ancora una volta – fortemente – l’esigenza che coloro che operano nel campo della comunicazione non siano solamente superesperti negli aspetti tecnologici, ma siano anche dotati di veri e profondi riferimenti morali. Volevo fare una sottolineatura anche in questo senso: le nostre Facoltà non devono diventare scuole di fondamentalismo religioso. La Chiesa ritiene che il dialogo, il rispetto, l’attenzione prestata anche a chi non ha la nostra fede sia fondamentale nel comportamento, nelle relazioni umane. Quindi, dobbiamo prestare molta attenzione perché è vero che molti dei nostri studenti non sono cattolici, non sono neanche cristiani. Ma anche se questa è una verità, deve emergere ugualmente quel contenuto di valori umani che sottostanno a qualsiasi azione dell’uomo. In questo caso, all’uomo che opera nel campo delle comunicazioni.

 
D. – Eccellenza, i cattolici sanno essere incisivi nella comunicazione? Sostengono il confronto con la comunicazione laica?

 
R. – Vedendo ciò che nella Chiesa si sta facendo, devo dire che si stanno facendo cose di tutto rispetto. Però, è anche vero che in certi settori manchiamo di possibilità economiche, abbiamo quindi forse gente non preparata sufficientemente in alcuni settori. Però, devo anche riconoscere che in questo campo stiamo facendo cose di grande valore. Lei pensi, ad esempio, a tutta l’attività che le radio cattoliche stanno svolgendo nel settore della promozione umana e anche nell’evangelizzazione in America Latina, in Asia, in Africa ... sono innegabilmente prestazioni di alto livello, di buon livello. Eppure, è anche vero poi che in altri settori siamo più poveri, siamo meno capaci. A volte, anche il mondo laico guarda con un certo discredito i nostri mezzi di comunicazione; ma anche i nostri stessi cattolici preferiscono leggere giornali laici che fare riferimento a buone pubblicazioni che esistono in campo cattolico. Magari sono meno conosciute, hanno meno apparenza però, devo dire onestamente, abbiamo cose di tutto rispetto.

 
D. – Quale dovrebbe essere l’identità e la missione del comunicatore cattolico?

 
R. – Io penso che il comunicatore cattolico debba essere un uomo preparato in quella che è tutta la dinamica della comunicazione, ma poi debba avere un cuore attento al cammino dell’uomo, un cuore attento a ciò che è l’azione di Dio nel mondo. Un cuore attento a dare spazio a tutto ciò che emerge come vero, come ricerca di verità. Come lei ricorderà, il Papa quest’anno nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ci ha indicato che il cammino è quello del servizio, ma ha anche sottolineato che dobbiamo cercare la verità per condividerla. Questo credo che sia un grande messaggio e il Papa ci ha dato le indicazioni su quale dovrebbe essere la nostra missione: cercare la verità per condividerla. I mezzi di comunicazione sociale di ispirazione cattolica dovrebbero svolgere questo grande ruolo nel mondo di oggi, nella comunità. Aiutare i propri fratelli, gli altri uomini che sono in cammino, in questa ricerca della verità. Perché? Perché lì è la dignità dell’uomo, perché lì è la gioia del vivere.







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