Mons. Tomasi alla Conferenza di Dublino: bandire le munizioni a grappolo per evitare
inutili stragi
Prosegue a Dublino, in Irlanda, la Conferenza internazionale per la messa al bando
delle munizioni a grappolo. Partecipano i rappresentanti di oltre 100 Stati. Al dibattito
è intervenuto anche l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU
di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi che, ricordando l’appello lanciato
domenica scorsa dal Papa all’Angelus, ha ribadito l’urgenza di raggiungere una Convenzione
che interdica questi micidiali ordigni. Ma ascoltiamo mons. Tomasi intervistato da
Enzo Farinella:
R. –
La ragione profonda che ispira l’attività della Santa Sede a livello diplomatico multilaterale,
per combattere questo male enorme che viene creato dalle bombe a grappolo, è il desiderio
di evitare che ci siano vittime tra la popolazione civile, soprattutto, che paghino
un prezzo troppo alto per queste attività di carattere militare. La Santa Sede si
è impegnata sin dall’inizio a promuovere una convenzione, uno strumento internazionale
di carattere giuridico, per mettere al bando questo tipo di munizioni. E di fatto
la Santa Sede è parte del piccolo gruppo di Stati, che da qualche anno stanno creando
opinione pubblica e stanno lavorando attraverso strumenti operativi, anche giuridici,
per arrivare a delle conclusioni pratiche, che possano limitare i danni di queste
armi. Quindi, ci siamo impegnati e stiamo continuamente lavorando per ottenere dei
risultati positivi.
D. – Eccellenza, può dirci qualcosa
sulla realtà odierna delle bombe a grappolo?
R. –
Sono state usate recentemente nella guerra tra Israele e il Libano, dove negli ultimi
giorni più di due milioni di queste bombe sono state gettate sul territorio libanese,
creando problemi per lo sviluppo dell’agricoltura, per i bambini, le donne, le persone,
che adesso vanno a cercare di ristabilirsi nelle loro vecchie abitazioni e magari
trovano accidentalmente questi rimasugli di guerra, che scoppiano e creano vittime
ogni giorno. Per esempio, dopo ormai 40 anni che queste bombe sono state usate a milioni
nel sud-est asiatico, ancora oggi continuano ad esserci morti e feriti. Quindi, non
parliamo di una realtà astratta né di una realtà storica, ma di qualcosa che continua
a produrre vittime. Allora, noi come Chiesa, come persone cristiane, che vogliamo
essere sensibili alla protezione delle persone più vulnerabili, cerchiamo di fare
qualcosa per limitare l’impatto di questi ordigni sulle persone, che poi ne portano
le conseguenze tutta la vita, se non addirittura perdono la vita.
D.
– Eccellenza, quale futuro possiamo realisticamente aspettarci e cosa la Santa Sede
spera di ottenere dalla Conferenza di Dublino?
R.
– In questa Conferenza la delegazione della Santa Sede sta lavorando alacremente per
portare a buona conclusione, assieme agli altri Paesi, questo nuovo strumento giuridico
che speriamo sia veramente efficace, operativo, e che in maniera sostanziale e decisa
bandisca, elimini l’uso, il trasporto, lo stoccaggio di queste bombe a grappolo. E’
chiaro che la presenza nel contesto internazionale di uno strumento nuovo, di una
Convenzione che dia la possibilità agli Stati di far leva su di essa per eliminare
queste bombe, diventa un passo molto costruttivo e molto importante per raggiungere
il nostro obiettivo, che è quello che non ci siano più stragi inutili causate da queste
bombe.