Violenza xenofoba in Sudafrica: uccisi 12 immigrati
Almeno 12 immigrati, per la maggior parte provenienti dal vicino Zimbabwe, sono rimasti
uccisi in un'ondata di violenza xenofoba esplosa durante in questi giorni nella città
sudafricana di Johannesburg. Già nei giorni scorsi, quando erano stati segnalati i
primi incidenti, era giunta la dura condanna della Chiesa cattolica sudafricana. “I
basilari diritti umani - aveva scritto in un comunicato Mons. Buti Tlhagale, arcivescovo
di Johannesburg - sono parte della nostra dignità di essere umani, data da Dio. Dio
ci ha creato tutti eguali e ci ha creato per la vita in comunità”. Ma quali sono i
motivi alla base di tanta violenza? Salvatore Sabatino lo ha chiesto alla giornalista
Laura Mezzanotte, esperta di politica sudafricana:
R. –
Il vero motivo è la pressione urbana, la situazione di tracollo probabilmente, che
c’è in alcune aree della città, nel senso che gli immigrati sono andati a collocarsi
nelle township, dove esiste già una forte competizione per la sopravvivenza. Questa
è sostanzialmente una guerra tra poveri.
D. – Un
appello alla calma è stato lanciato dal Nobel per la pace, Nelson Mandela, figura
carismatica nel Paese. Verrà ascoltato?
R. – Nelson
Mandela ha una grandissima influenza, però il problema è che la situazione nelle township,
effettivamente, è difficile, e, purtroppo, il governo non ha saputo o, forse, non
ha nemmeno potuto affrontare la pressione determinata da questo flusso di immigrati,
che comunque è stato molto grande negli ultimi anni.
D.
– Anche la Chiesa locale si dice profondamente preoccupata per quanto sta accadendo.
Nei giorni scorsi ha fatto notizia la dura condanna da parte dell’arcivescovo di Johannesburg,
mons. Buti Tlhagale. Un’ulteriore conferma, dunque, della gravità della
situazione…
R. – Sì, la situazione è molto grave,
anche perchè è già un po’ di tempo che ci sono attacchi xenofobi in Sudafrica. Ce
ne sono stati nella zona del Capo, contro le comunità somale, che sono rifugiati politici,
che scappano dalla guerra. Diciamo che nessuno probabilmente si aspettava una situazione
così violenta e così esplosiva, nel senso che quando è cominciata il 10 maggio è stata
improvvisa, ma la polizia pensava di riuscire a tenerla sotto controllo. Ieri, invece,
si sono vissuti momenti di altissima tensione, impossibile da controllare anche da
parte delle forze dell’ordine.
D. – Dalla fine dell’apartheid
sono trascorsi 14 anni. Oggi, come si può definire il Sudafrica? Che Paese è, com’è
organizzato?
R. – Il Sudafrica è una contraddizione
in se stesso, nel senso che è un Paese in realtà che vive in due mondi. Vive, da una
parte, nel primo mondo occidentale, perchè ha un buon livello economico, un’economia
sviluppata, con livelli tecnologici molto alti; dall’altra, però, in questo Paese
convivono situazioni che sono assolutamente da terzo mondo, con sacche di povertà
molto grandi, con un livello di disoccupazione ancora molto alto. E’ certamente un
Paese che ha anche sulle spalle la grande responsabilità di essere, di fatto, la più
grande economia africana e anche per questo gli immigrati arrivano da tutta l’Africa,
perchè è la Mecca per quanto riguarda il continente africano.