Mons. Warduni contro la condanna a morte del rapitore di mons. Rahho
“Noi perseguiamo la pace, la sicurezza e la riconciliazione dell’Iraq, tutte cose
per le quali si è speso in vita mons. Rahho e per le quali continuiamo a lavorare”.
Così mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, ha commentato all’agenzia
Sir la condanna a morte - da parte dell’autorità irachena - di Ahmed Ali Ahmed, leader
di Al Qaeda coinvolto nel rapimento e nell’uccisione dell’arcivescovo di Mosul Paulos
Faraj Rahho. Come è noto il presule caldeo era stato rapito il 29 febbraio scorso
e trovato morto il 13 marzo. “Mons. Rahho - ha affermato Warduni - non avrebbe accettato
una simile condanna. I principi cristiani affermano che non è consentito condannare
a morte nessuno e ci invitano al perdono, alla riconciliazione e alla giustizia. Alla
Chiesa irachena interessa la pace, la sicurezza e la riconciliazione del Paese”. Riferendosi
all'attuale situazione, mons. Warduni ha riferito di “un qualche miglioramento ed
anche a Mosul la gente dice che va un po’ meglio. La speranza è che duri nel tempo
e che Al Qaeda venga sconfitta”. La notizia della condanna di Ahmed Ali Ahmed, noto
come Abu Omar, è stata data ieri dal portavoce del Governo Ali al-Dabbagh. Fonti militari
già due giorni dopo il ritrovamento di mons. Rahho dissero di aver arrestato un uomo
coinvolto nel rapimento. La condanna a morte è stata salutata con soddisfazione dall’Ambasciata
americana a Baghdad. Non è nota la data dell’esecuzione. (R.G.)