Terremoto in Cina. Si continua a scavare tra le macerie: oltre 30 persone salvate
nelle ultime ore
Cresce ancora il bilancio del terremoto che ha colpito la Cina lunedì scorso. Sono
quasi 29 mila le vittime nella sola provincia del Sichuan, la più devastata dal sisma,
dove si sono verificate altre scosse di assestamento. Intanto, duemila persone hanno
lasciato la zona di Beichuan, nella parte sud-occidentale del Paese, per il timore
dello straripamento di un lago che potrebbe travolgere ogni cosa. E’ lotta contro
il tempo nella ricerca dei sopravvissuti: stamani, i soccorritori hanno salvato un
turista tedesco, nella contea di Wenchuan, che era rimasto sotto le macerie per 114
ore. Ieri, altre 33 persone erano state estratte vive nel distretto di Beichuan.
Myanmar-ciclone-politica Devastazione
anche in Myanmar dove il ciclone Nargis ha provocato oltre 77 mila vittime e circa
56 mila dispersi. Sono molte le difficoltà poste dalla Giunta militare nella distribuzione
degli aiuti, un atteggiamento definito dal premier britannico Brown “inumano”. Intanto,
il regime ha autorizzato oggi, per la prima volta, la visita di diplomatici di stanza
a Rangoon verso le zone del delta dell’Irrawaddy. A livello politico, l’opposizione
ha respinto il risultato del referendum costituzionale del 10 maggio scorso nel quale,
secondo i militari, più del 92 per cento della popolazione avrebbe approvato la nuova
costituzione.
Medio Oriente-Bush Prosegue il viaggio in Medio Oriente
del presidente americano, George W. Bush. Oggi è atteso in Egitto dopo la tappa in
Arabia Saudita, nella quale sono stati siglati importanti accordi economici. A Sharm
el-Sheikh, parteciperà al World Economic Forum e incontrerà il presidente palestinese,
Abu Mazen. Mentre, in Egitto, si terrà lunedì prossimo un incontro tra le autorità
del Cairo e una delegazione di Hamas per discutere di un periodo di tregua a Gaza.
Libano Si tenta di uscire dalla crisi politica in Libano. I dirigenti
della maggioranza e dell'opposizione hanno iniziato oggi a Doha, capitale del Qatar,
una riunione a porte chiuse, destinata a segnare una ripresa del dialogo per far uscire
il Paese dall’empasse che ha paralizzato il governo per 18 mesi e lasciato
il Libano senza presidente da novembre 2007. La situazione è degenerata la scorsa
settimana in un’ondata di violenza nella quale sono morte 65 persone e altre 200 sono
rimaste ferite.
Pakistan-Afghanistan E’ sano e salvo l’ambasciatore
pakistano in Afghanistan, rapito lo scorso 11 febbraio nelle zone tribali del nord-ovest
del Paese mentre si stava recando a Kabul. Il diplomatico era stato mostrato anche
dalla rete televisiva al Arabiya in un video, nel quale diceva di essere stato sequestrato
dai talebani e chiedeva ad Islamabad di evadere le richieste dei rapitori senza specificare
quali fossero.
Iraq Tappa in Iraq per la presidente della Camera
degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, arrivata a Baghdad per colloqui con il primo ministro
Al Maliki e altri esponenti politici.
India-attentati Le autorità
indiane hanno arrestato un uomo sospettato di coinvolgimento negli attentati di Jaipur,
costati la vita a 63 persone. Il fermato fa parte di un movimento terrorista islamico
sul quale gli inquirenti avevano puntato il dito subito dopo le sanguinose azioni.
Kuwait-elezioni Urne aperte in Kuwait per le elezioni politiche
anticipate, convocate dopo lo scioglimento del parlamento in marzo. Si tratta della
seconda volta in meno di due anni. Una decisione scattata per i contrasti che opponevano
l'emiro, lo sceicco Sabah akl-Amad al-Sabah, ai deputati. Si potrà votare fino alle
20, le 18 in Italia. In totale, sono 274 candidati, tra i quali 27 donne, in lista
per 50 seggi in Parlamento. Repubblica Dominicana-elezioni Il
presidente uscente della Repubblica Dominicana, Leonel Fernandez, è in testa nello
spoglio delle elezioni presidenziali, svoltesi ieri. A conteggio quasi ultimato, il
capo di Stato uscente, ha ottenuto oltre il 53 per cento delle preferenze e verrebbe
così eletto al primo turno. Tra i problemi che Fernandez dovrà affrontare, c'è quello
degli haitiani che si recano in Repubblica Dominicana per cercare di migliorare la
propria situazione, ma che invece si ritrovano a vivere in condizioni praticamente
di schiavitù. Helene Destombes, della nostra redazione francese, ne ha parlato
con padre Pierre Louis Ruquoy, della Congregazione del Cuore Immacolato di
Maria, che segue da vicino il dramma degli haitiani:
R. -
Moi j’ai qualifié la situation des haïtiens et des dominicains d’origine haïtiennes… Ho
definito la situazione degli haitiani che vivono nella Repubblica dominicana come
“l’apartheid dei Caraibi”. Le grandi imprese dello zucchero fanno un grande traffico
di queste persone. Le ingannano dicendo loro che andranno a vivere in un paradiso,
che potranno migliorare le loro condizioni di vita. Per ottenere questo, si paga una
certa somma in denaro ai trafficanti, per arrivare poi in baracche che ricordano fortemente
le condizioni di vita degli schiavi.
D. - Si può parlare di una vera
schiavitù moderna?
R. - On peut parler d’esclavage
moderne parce que il y a des chaînes invisibles… Si può parlare di una forma
di schiavitù moderna, perché le catene sono in realtà invisibili: per venire nella
Repubblica dominicana hanno dovuto pagare molto denaro, mentre non riusciranno mai
a pagare il viaggio di ritorno e meno ancora il debito che hanno contratto. Per questo,
sono poi costretti a rimanere nelle baracche. A questo punto, si pone anche il problema
dei discendenti di questi haitiani: i figli non hanno diritto alla cittadinanza dominicana.
Abbiamo allora una massa di persone apolidi che non hanno alcun diritto. D.
- Per quale ragione il governo della Repubblica Dominicana rifiuta di riconoscere
la cittadinanza ai bambini nati nella Repubblica dominicana stessa?
R.
- Soi-disant parce que leurs parents ou leur grands-parents ou leurs arrière grands-parents… Apparentemente,
perché i loro genitori o i loro nonni o i loro bisnonni sono arrivati nella Repubblica
Dominicana da clandestini. Io sostengo invece che non sono mai arrivati in maniera
illegale e che comunque e sempre c’è stata la complicità di poteri forti nel traffico
di esseri umani. Ho scoperto dei “supermercati” di schiavi nelle montagne: c’erano
agenti di immigrazione per ricevere queste persone e ridistribuirle nelle diverse
piantagioni di canna da zucchero del Paese.
Zimbabwe-politica Nessun
rientro in Zimbabwe per il leader dell’opposizione, Tsvangirai. Fonti vicine al numero
uno del Movimento per il cambiamento democratico hanno riferito che è stato sventato
un piano per assassinarlo. C’è attesa per il ballottaggio presidenziale, fissato per
il 27 giugno. Una data criticata da Tsvangirai che, nel primo turno svoltosi il 29
marzo, ha ottenuto il 47 per cento dei consensi. Ieri, il presidente Mugabe, per la
prima volta dal voto, ha riconosciuto la sconfitta definendo l’esito delle urne “disastroso”.
Sempre il 27 giugno, si terranno anche le elezioni suppletive nelle tre circoscrizioni
dove non si è votato a causa della morte di alcuni dei candidati.
Italia-rifiuti Nottata
di disordini a Napoli dove oltre cento cumuli di immondizia sono stati dati alle fiamme.
Sono cinquemila le tonnellate di rifiuti in città. A Castellammare di Stabia, i roghi
hanno danneggiato l’illuminazione pubblica. Non sono mancati episodi di violenza nei
confronti dei Vigili del fuoco, presi di mira da lanci di pietre. Intanto, sono stati
rimossi i blocchi stradali improvvisati ieri, mentre il sindaco di Casoria ha minacciato
di chiudere le scuole.
Italia-immigrati Maxi-sbarco di clandestini
a Lampedusa. Sono oltre 370, fra i quali 26 donne e 4 bambini, gli immigrati giunti
nella notte sull’isola a bordo di un barcone partito dalla Libia. Ci sono stati momenti
di paura quando l’imbarcazione, durante una manovra di attracco, ha rischiato di colpire
la scogliera e urtato una motovedetta della Guardia di Finanza. Molti passeggeri si
sono gettati in acqua per raggiungere la banchina. Ieri, sull’isola erano arrivate
altre 70 persone. Il Centro di accoglienza di Lampedusa è al collasso: per fine maggio,
è attesa la visita del ministro dell’Interno Maroni.
Corea del Nord-aiuti
alimentari USA La Corea del Nord ha salutato oggi la ripresa degli aiuti alimentari,
500 mila tonnellate l'anno, da parte degli Stati Uniti ritenendo che questa decisione
promuova "la comprensione e la fiducia tra i popoli''. La distribuzione era stata
sospesa nel gennaio 2006: solo ieri è stato annunciato l’accordo per riprenderla.
Il mese scorso, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (PAM) aveva ventilato,
in mancanza di aiuti dall'estero, la possibilità di una tragedia umanitaria.(Panoramica
internazionale a cura di Benedetta Capelli e Virginia Volpe)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 138 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.