2008-05-17 14:26:15

Domani a Roma la Festa dei Popoli sul tema "Siamo tutti migranti"


Si celebra domani a Roma la Festa dei Popoli sul tema “Siamo tutti migranti”. La manifestazione, giunta quest’anno alla 17.ma edizione, è occasione di accoglienza dei nuovi arrivati e di sensibilizzazione sulle responsabilità nei confronti dell’immigrazione da parte della comunità cristiana e di tutte le altre realtà sociali. All’evento, organizzato dai Missionari Scalabriniani in Piazza San Giovanni in Laterano, interverranno rappresentanti di diverse comunità etniche e religiose provenienti da tutti i continenti. Tra i momenti salienti della giornata, il dibattito organizzato dai laici scalabriniani, con interlocutori del mondo politico e culturale, e la Santa Messa nella Basilica Lateranense. Ma quale significato ha quest’anno la Festa dei Popoli? Fabio Colagrande lo ha chiesto al padre scalabriniano, Gaetano Saracino:RealAudioMP3
 
R. – La Festa dei Popoli da 17 anni vuole offrire quei criteri idonei, quelle scelte condivise perché la convivenza fra gli uomini di provenienze diverse possa essere possibile. Noi lo sperimentiamo: questo vogliamo dire e dare alla città di Roma, dove la Festa dei Popoli si propone nel cuore della Chiesa ma anche della città: Piazza San Giovanni e la Basilica di San Giovanni in Laterano, che per la fede ha un suo significato innegabile.

 
D. – Padre Gaetano, una festa che vuole dare visibilità alla grande parte positiva della integrazione tra immigrati e non, ma una festa che vuole anche dare visibilità ad un ruolo particolare che la Chiesa ha ...

 R. – Tutto ciò che è cristiano è profondamente umano, e noi ci accorgemmo negli anni Novanta, in quella sensibilità che appunto c’era già nella città di Roma, che c’era bisogno di accoglienza. La Chiesa si organizza con delle “cappellanie”, si organizza con dei luoghi di culto per queste persone che provenivano da nazioni lontane dalla nostra. In queste cappellanie si è andato formando uno spirito di appartenenza a qualcosa o a qualcuno e tutti insieme, con le proprie caratteristiche e particolarità, tutti parte di un’unica famiglia umana: quella dei Figli di Dio. La Festa dei Popoli, in tutti questi 17 anni, ha potuto anche segnare un percorso: se negli anni Novanta si parlava di “accoglienza”, attorno al 2000 si è parlato di “integrazione”, oggi si parla di “appartenenza”. Quindi, dell’immigrazione se ne vede anche la parte valoriale, quella che proprio può condividere con noi che li abbiamo accanto, questi nostri amici provenienti da tante altre parti del mondo, quelle che sono le loro vere esigenze, ma anche le loro vere ed autentiche espressioni. Allora, tutto quanto questo lo vogliamo dire con una festa: perché lo si può fare con un incontro, lo si può fare con pubblicazioni, però una festa, forse, è anche il messaggio più immediato che sa anche colpire coloro che vi partecipano e sa anche far ravvedere alcuni giudizi che a volte sono troppo semplici o troppo condizionati – ahimé! – anche da episodi di cronaca che ci sono, che fanno sì che si veda più un albero che cade che non una foresta che cresce.







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