Nuovo messaggio di Bin Laden che invoca la “guerra santa” per la Palestina
In occasione del 60.mo anniversario della creazione dello stato di Israele, torna
a farsi sentire Osama Bin Laden con un nuovo messaggio via Internet. In un file audio
di circa 9 minuti, dal titolo "Le cause del conflitto nel 60.mo anniversario della
fondazione dello Stato di occupazione israeliana", il leader di al Qaida affronta
la questione palestinese, affermando che la "guerra santa" è un dovere per liberare
la Palestina. “La lotta contro Israele continuerà - assicura Bin Laden - non cederemo
nessun centimetro del territorio”. Bin Laden si è anche rivolto ai leader occidentali,
accusandoli di combattere al fianco degli israeliani e di aver rubato il petrolio
arabo in Iraq.
Libano In Libano, una sparatoria tra miliziani di
schieramenti opposti si è verificata a Baalbek, provocando la morte di una persona
e il ferimento di un altro uomo. L’episodio si è verificato malgrado l'intesa raggiunta
ieri, con la mediazione della Lega Araba, tra le fazioni libanesi per porre fine al
confronto armato tra anti-siriani e alleati di Hezbollah. L’accordo prevede che maggioranza
e opposizione riprenderanno il dialogo già da oggi in Qatar, per concordare un governo
di unità nazionale e la riforma elettorale. Per i particolari, ascoltiamo il servizio
di Marco Guerra:
Riprenderanno
stasera a Doha, nel Qatar, i colloqui tra la coalizione governativa libanese e l'opposizione
del movimento sciita Hezbollah sull’intesa che ieri ha messo fine alle recenti
violenze, causa di oltre 60 morti e circa 250 feriti, che hanno trascinato
il Libano sull’orlo di una nuova guerra civile. L’accordo, raggiunto grazie alla mediazione
della Lega Araba, si articola in sei punti in cui le parti si impegnano tra l'altro
''a non usare più le armi come strumento per ottenere risultati politici'', e prevede
l'avvio di un confronto per la formazione di un governo ''di unità nazionale'' e una
nuova legge elettorale. Al tavolo che si apre nell’emirato arabo, siederanno 14 esponenti
di diverse realtà politico-confessionali del Paese dei cedri, tra cui figurano: il
presidente del parlamento e leader sciita d'opposizione, Nabih Berri, il leader della
maggioranza governativa, il sunnita Hariri, diversi capofila delle comunità cristiane
e il capo delle Forze armate libanesi. Intanto, da ieri il Paese sta tornando lentamente
alla normalità dopo la riapertura dell’aeroporto di Beirut e la rimozione dei blocchi
stradali eretti il 7 maggio dai miliziani di Hezbollah.
Medio
Oriente Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush è partito dall'aeroporto
Ben Gurion di Tel Aviv, al termine di una visita in Israele di 48 ore. L' "Air Force
One" di Bush è diretto verso l'Arabia Saudita, prossima tappa di una missione mediorientale
che include anche l'Egitto. Ieri, il presidente americano - parlando al parlamento
israeliano per i 60 anni di Israele - ha ribadito lo stretto legame tra USA e Stato
ebraico e l’impegno accanto ad Israele nella lotta contro il terrorismo, definita
come "una battaglia tra bene e male". Secondo la radio militare israeliana, durante
il soggiorno di Bush, Israele avrebbe chiesto di essere collegato alla rete satellitare
che segnala il lancio di missili da ogni punto della Terra. La risposta della Casa
Bianca sarà resa nota fra due settimane, quando il premier Ehud Olmert si recherà
in visita a Washington.
Emergenze Cina-Myanmar Pechino sta fronteggiando
una delle più grandi tragedie nazionali degli ultimi 50 anni. Sarebbero oltre 50 mila
i morti causati dal terremoto dello scorso lunedì. In Myanmar, invece, il passaggio
del ciclone Nargis ha provocato - secondo fonti ufficiali - almeno 43 mila vittime.
Pechino ha permesso la presenza di operatori umanitari internazionali, al contrario,
invece, di quanto avvenuto nell’ex Birmania. Sulla differente gestione di queste due
emergenze, Salvatore Sabatino ha chiesto un'opinione a Fernando Mezzetti,
esperto di politica del continente asiatico:
R. -
Io non sono stupito di questa accettazione degli aiuti umanitari, soprattutto dopo
che al momento dello scoppio del terremoto, il regime non ha nascosto nulla. Le televisioni
statali ed i vari canali regionali cinesi hanno dato immediatamente la notizia, hanno
degli operatori sul posto che trasmettono incessantemente. Sul luogo del disatro si
è subito recato il primo ministro e oggi è andato anche Hu Jintao, il capo dello Stato.
Non sono gesti simbolici. Nella struttura di potere cinese, il primo ministro che
va su un posto di crisi, seguito poi anche dal capo dello Stato e del partito, ha
una grande importanza. La giunta militare birmana si è comportata come tutte le dittature:
cerca di tenere nascosto. Non vuole aiuti umanitari perché, arrivando gli operatori
umanitari, si renderebbero conto del disastro in cui è il Paese.
D.
- Myanmar e Cina, dunque, quasi due "anime" dell’Asia: come farle convivere? E’ possibile
avere due situazioni così diverse?
R. - La Cina era
già in una grande evoluzione, e il Myanmar ha avuto un certo sviluppo economico, grazie
a pesanti investimenti cinesi e anche indiani. Ma sostanzialmente, l'ex Birmania è
rimasta la stessa, anzi, si è sempre più rafforzato, in termini di durezza, il regime:
perché prima era una durezza “buddista”, oserei dire. Poi, quando ci furono nel 1988
manifestazioni che sgombrarono i vecchi generali, in Myanmar si ebbe una strage sicuramente
superiore a quella che si ebbe poi sulla Tienanmen di Pechino nel 1989. Furono spietati
nella repressione e resteranno, secondo me, ancora molto duri. In tutto ciò, però,
la sciagura immane del terremoto giova alla Cina anche in un senso anche più lato.
Dico “giova” - se si può usare questo termine - sullo sfondo di desolazione e di lutto:
il problema del Tibet è finito in secondo piano. E nessuno, oggi, può tirare fuori
il problema del Tibet con la Cina, mentre sta affrontando questa calamità. Sri
Lanka È di almeno 10 morti e 90 feriti il bilancio, ancora provvisorio, di
un attentato suicida avvenuto oggi a Colombo, capitale dello Sri Lanka. Secondo un
portavoce militare, una moto imbottita di esplosivo e guidata da un attentatore suicida
è stata scagliata contro il bus che trasportava poliziotti. Teatro dell’attacco è
il quartiere commerciale della capitale che ospita anche la residenza ufficiale del
presidente. Una zona che in passato è stata spesso nel mirino di azioni della guerriglia
delle Tigri del Tamil, l’esercito di liberazione ritenuto responsabile anche dell’odierno
attentato.
Zimbabwe Nello Zimbabwe, non si arresta la spirale dell’inflazione
che sta mettendo in ginocchio l’economia del Paese. La banca centrale ieri ha annunciato
la prossima emissione di "agro-assegni" da 50, 25 e 5 miliardi di dollari locali
per gli agricoltori e di una banconota da 500 milioni per il pubblico. La cartamoneta
da 500 milioni di dollari zimbabwesi vale circa due dollari USA, e ci si possono comprare
appena due pagnotte. L'inflazione, la più alta del mondo, ha ormai raggiunto il 165
mila per cento e per comprare un dollaro americano servono 250 milioni dello Stato
africano. L'economia del Paese, che era considerato il granaio d’Africa, è iniziata
a precipitare nel 2000, quando la politica di confisca delle terre agli ex coloni
bianchi ha portato ad un crollo della produzione agricola. Con l’aggravarsi della
crisi economica, salvo ulteriori colpi di scena, le autorità hanno deciso di rinviare
il ballottaggio per le presidenziali che, stando alla Costituzione, avrebbe dovuto
svolgersi entro 21 giorni dalla proclamazione dei dati, avvenuta lo scorso due maggio.
La stessa opposizione, che continua ad affermare di aver vinto al primo turno, ritiene
che tensione sia troppo forte per tornate alle urne.
Nigeria Grave
incidente ieri in Nigeria. Un oleodotto è esploso nei pressi di Lagos, provocando
la morte di almeno 100 persone tra cui molti bambini sorpresi dalle fiamme mentre
si trovavano a scuola. L’episodio si è verificato per una ruspa che ha colpito accidentalmente
il tubo dell’oleodotto. Decine i feriti, mentre la Croce Rossa è ancora impegnata
nelle operazioni di soccorso. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 137 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.