2008-05-16 15:41:58

Nuovo messaggio di Bin Laden che invoca la “guerra santa” per la Palestina


In occasione del 60.mo anniversario della creazione dello stato di Israele, torna a farsi sentire Osama Bin Laden con un nuovo messaggio via Internet. In un file audio di circa 9 minuti, dal titolo "Le cause del conflitto nel 60.mo anniversario della fondazione dello Stato di occupazione israeliana", il leader di al Qaida affronta la questione palestinese, affermando che la "guerra santa" è un dovere per liberare la Palestina. “La lotta contro Israele continuerà - assicura Bin Laden - non cederemo nessun centimetro del territorio”. Bin Laden si è anche rivolto ai leader occidentali, accusandoli di combattere al fianco degli israeliani e di aver rubato il petrolio arabo in Iraq.

Libano
In Libano, una sparatoria tra miliziani di schieramenti opposti si è verificata a Baalbek, provocando la morte di una persona e il ferimento di un altro uomo. L’episodio si è verificato malgrado l'intesa raggiunta ieri, con la mediazione della Lega Araba, tra le fazioni libanesi per porre fine al confronto armato tra anti-siriani e alleati di Hezbollah. L’accordo prevede che maggioranza e opposizione riprenderanno il dialogo già da oggi in Qatar, per concordare un governo di unità nazionale e la riforma elettorale. Per i particolari, ascoltiamo il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3


Riprenderanno stasera a Doha, nel Qatar, i colloqui tra la coalizione governativa libanese e l'opposizione del movimento sciita Hezbollah sull’intesa che ieri ha messo fine alle recenti violenze, causa di oltre 60 morti e circa 250 feriti, che hanno trascinato il Libano sull’orlo di una nuova guerra civile. L’accordo, raggiunto grazie alla mediazione della Lega Araba, si articola in sei punti in cui le parti si impegnano tra l'altro ''a non usare più le armi come strumento per ottenere risultati politici'', e prevede l'avvio di un confronto per la formazione di un governo ''di unità nazionale'' e una nuova legge elettorale. Al tavolo che si apre nell’emirato arabo, siederanno 14 esponenti di diverse realtà politico-confessionali del Paese dei cedri, tra cui figurano: il presidente del parlamento e leader sciita d'opposizione, Nabih Berri, il leader della maggioranza governativa, il sunnita Hariri, diversi capofila delle comunità cristiane e il capo delle Forze armate libanesi. Intanto, da ieri il Paese sta tornando lentamente alla normalità dopo la riapertura dell’aeroporto di Beirut e la rimozione dei blocchi stradali eretti il 7 maggio dai miliziani di Hezbollah.

 
Medio Oriente
Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush è partito dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, al termine di una visita in Israele di 48 ore. L' "Air Force One" di Bush è diretto verso l'Arabia Saudita, prossima tappa di una missione mediorientale che include anche l'Egitto. Ieri, il presidente americano - parlando al parlamento israeliano per i 60 anni di Israele - ha ribadito lo stretto legame tra USA e Stato ebraico e l’impegno accanto ad Israele nella lotta contro il terrorismo, definita come "una battaglia tra bene e male". Secondo la radio militare israeliana, durante il soggiorno di Bush, Israele avrebbe chiesto di essere collegato alla rete satellitare che segnala il lancio di missili da ogni punto della Terra. La risposta della Casa Bianca sarà resa nota fra due settimane, quando il premier Ehud Olmert si recherà in visita a Washington.

Emergenze Cina-Myanmar
Pechino sta fronteggiando una delle più grandi tragedie nazionali degli ultimi 50 anni. Sarebbero oltre 50 mila i morti causati dal terremoto dello scorso lunedì. In Myanmar, invece, il passaggio del ciclone Nargis ha provocato - secondo fonti ufficiali - almeno 43 mila vittime. Pechino ha permesso la presenza di operatori umanitari internazionali, al contrario, invece, di quanto avvenuto nell’ex Birmania. Sulla differente gestione di queste due emergenze, Salvatore Sabatino ha chiesto un'opinione a Fernando Mezzetti, esperto di politica del continente asiatico:RealAudioMP3


R. - Io non sono stupito di questa accettazione degli aiuti umanitari, soprattutto dopo che al momento dello scoppio del terremoto, il regime non ha nascosto nulla. Le televisioni statali ed i vari canali regionali cinesi hanno dato immediatamente la notizia, hanno degli operatori sul posto che trasmettono incessantemente. Sul luogo del disatro si è subito recato il primo ministro e oggi è andato anche Hu Jintao, il capo dello Stato. Non sono gesti simbolici. Nella struttura di potere cinese, il primo ministro che va su un posto di crisi, seguito poi anche dal capo dello Stato e del partito, ha una grande importanza. La giunta militare birmana si è comportata come tutte le dittature: cerca di tenere nascosto. Non vuole aiuti umanitari perché, arrivando gli operatori umanitari, si renderebbero conto del disastro in cui è il Paese.

 
D. - Myanmar e Cina, dunque, quasi due "anime" dell’Asia: come farle convivere? E’ possibile avere due situazioni così diverse?

 
R. - La Cina era già in una grande evoluzione, e il Myanmar ha avuto un certo sviluppo economico, grazie a pesanti investimenti cinesi e anche indiani. Ma sostanzialmente, l'ex Birmania è rimasta la stessa, anzi, si è sempre più rafforzato, in termini di durezza, il regime: perché prima era una durezza “buddista”, oserei dire. Poi, quando ci furono nel 1988 manifestazioni che sgombrarono i vecchi generali, in Myanmar si ebbe una strage sicuramente superiore a quella che si ebbe poi sulla Tienanmen di Pechino nel 1989. Furono spietati nella repressione e resteranno, secondo me, ancora molto duri. In tutto ciò, però, la sciagura immane del terremoto giova alla Cina anche in un senso anche più lato. Dico “giova” - se si può usare questo termine - sullo sfondo di desolazione e di lutto: il problema del Tibet è finito in secondo piano. E nessuno, oggi, può tirare fuori il problema del Tibet con la Cina, mentre sta affrontando questa calamità.
 Sri Lanka
È di almeno 10 morti e 90 feriti il bilancio, ancora provvisorio, di un attentato suicida avvenuto oggi a Colombo, capitale dello Sri Lanka. Secondo un portavoce militare, una moto imbottita di esplosivo e guidata da un attentatore suicida è stata scagliata contro il bus che trasportava poliziotti. Teatro dell’attacco è il quartiere commerciale della capitale che ospita anche la residenza ufficiale del presidente. Una zona che in passato è stata spesso nel mirino di azioni della guerriglia delle Tigri del Tamil, l’esercito di liberazione ritenuto responsabile anche dell’odierno attentato.

Zimbabwe
Nello Zimbabwe, non si arresta la spirale dell’inflazione che sta mettendo in ginocchio l’economia del Paese. La banca centrale ieri ha annunciato la prossima emissione di "agro-assegni" da 50, 25 e 5 miliardi di dollari locali per gli agricoltori e di una banconota da 500 milioni per il pubblico. La cartamoneta da 500 milioni di dollari zimbabwesi vale circa due dollari USA, e ci si possono comprare appena due pagnotte. L'inflazione, la più alta del mondo, ha ormai raggiunto il 165 mila per cento e per comprare un dollaro americano servono 250 milioni dello Stato africano. L'economia del Paese, che era considerato il granaio d’Africa, è iniziata a precipitare nel 2000, quando la politica di confisca delle terre agli ex coloni bianchi ha portato ad un crollo della produzione agricola. Con l’aggravarsi della crisi economica, salvo ulteriori colpi di scena, le autorità hanno deciso di rinviare il ballottaggio per le presidenziali che, stando alla Costituzione, avrebbe dovuto svolgersi entro 21 giorni dalla proclamazione dei dati, avvenuta lo scorso due maggio. La stessa opposizione, che continua ad affermare di aver vinto al primo turno, ritiene che tensione sia troppo forte per tornate alle urne.

Nigeria
Grave incidente ieri in Nigeria. Un oleodotto è esploso nei pressi di Lagos, provocando la morte di almeno 100 persone tra cui molti bambini sorpresi dalle fiamme mentre si trovavano a scuola. L’episodio si è verificato per una ruspa che ha colpito accidentalmente il tubo dell’oleodotto. Decine i feriti, mentre la Croce Rossa è ancora impegnata nelle operazioni di soccorso. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

 
 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 137

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