Inizia domani la visita pastorale del Papa a Savona e Genova: intervista con il cardinale
Bagnasco
Savona e Genova sono in trepida attesa per l’arrivo, domani, del Papa, nel suo nono
viaggio apostolico in Italia. Gioia e ultimi preparativi contraddistinguono le due
città liguri. I particolari nel servizio della nostra inviata Debora Donnini:
A Genova
Benedetto XVI inizierà la sua visita recandosi a pregare nel Santuario della Madonna
della Guardia. Ma quale significato ha questo luogo per i genovesi? Debora Donnini
lo ha chiesto al cardinale arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza
episcopale italiana Angelo Bagnasco:
R. –
Per Genova e anche in parte per la Liguria, il Santuario della Madonna della Guardia
è un luogo di riferimento della preghiera, della devozione, della storia, della fede,
di questa città e di questa diocesi. Da quel Santuario, posto sul Monte Vigogna, a
circa mille metri, si vede tutta Genova e quindi la città si sente particolarmente
“guardata” e benedetta dalla Madre di Dio e Madre nostra. Questa partenza della visita
papale sotto gli auspici di Maria è per noi un segno del fatto che il Papa si inserisce
proprio nella storia della nostra devozione.
D. –
Molto importante anche la tappa che il Papa farà all’ospedale pediatrico Giannina
Gaslini, un luogo dove si è a contatto quotidianamente con la sofferenza dei più piccoli,
e un luogo – anche – all’avanguardia nella ricerca scientifica ...
R.
– Cerchiamo in tutti i modi che sia il santuario della vita: della vita nascente,
della vita indifesa, quella dei bambini. Quindi ci teniamo molto e siamo molto grati
al Santo Padre che ha accettato questa visita che sarà di grande conforto e di grande
incoraggiamento per i bambini da una parte, per il personale tutto – medico e paramedico
– dall’altra. Vuol essere anche un segno di particolare attenzione e affetto verso
le famiglie dei bambini, perché sappiamo che i bambini devono essere accompagnati
dai loro familiari, con grande sacrifici logistici, di lavoro, di apprensione ...
E quindi il Gaslini è sì, il santuario della vita, ma vorremmo anche sempre più che
fosse luogo di accoglienza di tutte le famiglie. Vorremo che il Papa lasci un duplice
ricordo – in questo la diocesi si sta impegnando – e cioè, potenziare il Centro di
aiuto alla vita della nostra diocesi e aprire una casa di accoglienza per le ragazze
madri e per i bambini abbandonati. Questo duplice segno sarà proprio il ricordo tangibile
che resterà nella nostra città, nella nostra Chiesa, del passaggio del Santo Padre.
D.
– La diocesi di Genova ha dato alla Chiesa quattro Pontefici, tra cui Benedetto XV
che si adoperò per evitare la Prima Guerra Mondiale e poi per limitarne le conseguenze.
L’attuale Papa ha voluto chiamarsi Benedetto anche per riallacciarsi idealmente a
questo Pontefice. Qual è il messaggio di Benedetto XV per il mondo di oggi?
R.
– Sicuramente, sia dal suo Magistero sia dalla sua stessa persona emerge un grande
messaggio di giustizia e di amore, senza dei quali non vi può essere vera pace né
nelle famiglie né nel mondo. E questa linea ideale spirituale è molto intensa tra
Papa Benedetto XV e Benedetto XVI e direi che questo si vede in modo chiaro: sia nei
suoi messaggi, nel suo altissimo Magistero, e sia anche proprio nel suo stile, nel
suo rapporto con le singole persone, con le istituzioni, con le folle. Chi incontra
il Santo Padre Benedetto XVI si sente confermato nella verità anche dei valori più
umani, ma nello stesso tempo anche accolto da un grande abbraccio di affetto, di accoglienza,
di simpatia. E direi che i viaggi apostolici, anche all’estero, testimoniano questo
flusso di benevolenza che emana dalla sua persona e che scioglie molti nodi nel cuore
delle persone.
D. – Di rilievo, infine, anche l’incontro
con i giovani ...
R. – I giovani sentono anche loro
in modo particolare il fascino di questa persona e del ministero del Santo Padre,
proprio perché il Papa non fa nessuno sconto alla verità alta del Vangelo; nello stesso
tempo sentono – i giovani – che anche se il messaggio evangelico che il Papa ripropone
con grande chiarezza ed è alto e impegnativo, però sentono che quello merita la pena,
il sacrificio, qualunque sforzo per essere vissuto, perché quella è la strada della
felicità. E sentono che il Papa, quando parla e indica mète alte, lo fa unicamente
per il bene, per l’amore dei giovani.