L'India sconvolta da nuovi attentati: almeno 80 le vittime
India sconvolta nuovamente dagli attentati. Una catena di esplosioni ha devastato
ieri la città di Jaipur, capitale del Rajasthan, provocando almeno 80 vittime e 150
feriti. La polizia ha imposto il coprifuoco in città, mentre le indagini sulla matrice
delle azioni conducono ad ambienti estremisti islamici, legati ad Al Qaeda. La polizia
ha già fermato e interrogato quattro sospetti in relazione al loro possibile coinvolgimento
negli attacchi. Ma perché colpire lo Stato del Rajasthan, che confina sia con il Pakistan
sia con il Kashmir? Giada Aquilino lo ha chiesto a padre Carlo Torriani,
missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, che da 39 anni opera nei lebbrosari
indiani:
R. –
Penso che abbiano voluto colpire l’industria turistica dell’India: Jaipur, la Città
Rosa, è un centro molto ambito per il turismo. Si è voluto, quindi, colpire un’industria
che porta introiti all’India.
D. – Per la matrice,
si parla di estremismo islamico legato ad Al Qaeda e contrario alla presenza indiana
in Kashmir. Ma qual è la situazione geopolitica dell’India nord-occidentale?
R.-
Il controllo del Kashmir ha avvelenato le relazioni tra India e Pakistan, sin dalla
nascita dei due Stati: vari atti di estremismo sono stati attribuiti a questa matrice.
Recentemente, però, gli ultimi attentati vengono attribuiti non tanto al Pakistan
quanto al Bangladesh. Ma si dice pure che sia il Pakistan che agisce attraverso i
musulmani del Bangladesh.
D. – Attualmente quali
sono le relazioni tra India e Pakistan?
R. – Sono
buone, ufficialmente. Rimane, però, sempre questo disaccordo riguardo al Kashmir,
tanto più che il confine è soltanto una linea di controllo e non è riconosciuto da
nessuno dei due Stati e neanche a livello internazionale.
D.
– Negli ultimi anni, il Paese è stato colpito a Varanase, a Mombay e su un treno diretto
in Pakistan. Come hanno inciso queste violenze sull’India e sulla popolazione?
R.
– Qualche volta hanno prodotto la rottura delle relazioni diplomatiche tra i due Stati.
Ora, invece, si cerca di trovare delle misure non così drastiche che vadano poi ad
interrompere le relazioni diplomatiche e soprattutto i rapporti economici tra i due
Stati. La popolazione, purtroppo, attribuisce sempre questi attentati ai musulmani
e quindi chi veramente ne soffre sono proprio i musulmani indiani, che rappresentano
una grande realtà. Sono, infatti, più di 150 milioni nel Paese.
D.
– E la Chiesa cattolica come opera in queste zone?
R.
– La Chiesa cattolica è una minoranza, ma ha sempre cercato di mediare tra la maggioranza
indù e la più grande minoranza, quella musulmana.