Rispetto, stima e collaborazione tra Santa Sede ed Israele: così il Papa nell’udienza
al nuovo ambasciatore dello Stato ebraico, auspicando una pace giusta con i palestinesi
Parole di augurio per il futuro dello Stato ebraico e di buoni auspici per la pace
con i Palestinesi, Benedetto XVI ha rivolto stamane al nuovo ambasciatore israeliano
presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, che ha presentato le sue Lettere credenziali,
alla vigilia della celebrazione - il 14 maggio – del 60.mo anniversario della fondazione
di Israele. Il servizio di Roberta Gisotti.
Ha ringraziato
Dio, Benedetto XVI “perché le aspirazioni del popolo ebraico di avere una casa nella
terra dei propri padri sono state realizzate”, sperando presto - ha aggiunto – “anche
in una più grande gioia quando una pace giusta finalmente risolva il conflitto con
i Palestinesi”. Ha ricordato il Papa le relazioni diplomatiche tra Israele e Santa
Sede strette 15 anni fa, sottolineando il desiderio di sviluppare ancor più “il crescente
rispetto, la stima e la collaborazione”, convinto che l’eredità giudeo-cristiana dovrebbe
portare “a prendere la guida nel promuovere molte forme di azione sociale e umanitaria
attraverso il mondo, non ultimo combattendo tutte le forme di discriminazione razziale”.
Ha rassicurato Benedetto XVI che “la Santa Sede
riconosce la legittima necessità per la sicurezza e l’autodifesa” di Israele e “fortemente
condanna tutte le forme di antisemitismo”. Ma “anche ritiene che tutti i popoli abbiano
diritto ad avere eguali opportunità di prosperare”. Da qui l’appello urgente al Governo
israeliano “di fare ogni sforzo per alleviare le privazioni sofferte dalla comunità
palestinese, concedendo loro la libertà necessaria per occuparsi dei loro legittimi
affari, incluso viaggiare nei luoghi di culto, cosicché anch’essi possano godere
di una più grande pace e sicurezza”. “Chiaramente – ha osservato il Santo Padre –
questi argomenti possono essere affrontati solo all’interno del più vasto contesto
del processo di pace in Medio Oriente”. Da qui l’auspicio di Benedetto XVI perché
“le speranze e le attese nate al vertice di Annapolis non vadano deluse”. Quando i
popoli della Terra Santa – ha ribadito il Papa – vivranno in pace e armonia, in due
Stati indipendenti e sovrani, il beneficio per la pace mondiale sarà inestimabile”.
Benedetto XVI ha poi segnalato “l’allarmante declino
della popolazione cristiana” che emigra dal Medio Oriente, raccomandando al Governo
israeliano di intervenire per risolvere anche le “continue incertezze” che patiscono
i cristiani circa “i loro diritti e status legali, specialmente rispetto alla questioni
dei visti per il personale ecclesiastico”, auspicando pure una “conclusione soddisfacente”
dei negoziati sulle questioni economiche e fiscali, in corso con la Santa Sede. “Solo
quando queste difficoltà saranno superate – ha detto infine il Papa – la Chiesa sarà
grado di portare avanti liberamente la propria missione religiosa, educativa, morale
e caritativa nella terra dove essa è nata”.