2008-05-12 14:21:55

I buddisti celebrano la festa di "Vesakh". Il Messaggio augurale del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso: intervista con mons. Celata


Oggi i buddisti celebrano la festa di Vesakh, che ricorda l’illuminazione del Buddha. Per questa occasione il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ha inviato, come è ormai tradizione dal 1996, un messaggio augurale invitando cristiani e buddisti a collaborare sempre di più per la tutela dell’ambiente. Ascoltiamo in proposito il segretario del dicastero, l’arcivescovo Pier Luigi Celata, al microfono di Giovanni Peduto:RealAudioMP3
 
R. – Lo spunto dal quale parte il messaggio è dato dal messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della pace in quest’anno 2008. Il Santo Padre ha richiamato la responsabilità di tutta la famiglia umana nella gestione della terra che deve considerare come propria abitazione, come propria casa. Un ambiente, questo che noi siamo chiamati ad abitare, che ci è dato da Dio perché lo abitiamo con creatività e responsabilità: credo che siano le due parole fondamentali da cui parte il significato del nostro messaggio di quest’anno ai buddisti. Il Santo Padre diceva: dobbiamo aver cura dell’ambiente; esso è stato affidato all’uomo avendo sempre come criterio il bene di tutti. Quindi sono tre elementi da sottolineare: creatività, responsabilità, uso per il bene di tutti. Muovendoci su questa linea programmatica dataci dal Santo Padre, abbiamo raccolto anche l’invito delle Nazioni Unite che hanno dichiarato l’anno 2008 come Anno Internazionale del pianeta Terra. E allora, i nostri amici buddisti che del resto conosciamo come molto sensibili all’ambiente, molto rispettosi di ciò che li circonda a livello naturale, noi abbiamo ricordato la nostra comune responsabilità da unire e proporre a quella dei responsabili della cosa pubblica in quanto leader religiosi. Il primo valore che come tali noi dobbiamo richiamare è quello della creazione: Dio che crea la creazione e noi creature. Ecco: all’interno, in conseguenza di questo rapporto, nasce la nostra visione di responsabilità al riguardo dell’ambiente.

 
D. – E a livello pratico, cosa può dirci?

 
R. – Noi ci domandiamo, e domandiamo ai buddisti, che cosa possiamo fare di più, in pratica. Indichiamo anche alcuni aspetti di questo nostro senso di responsabilità nella gestione dell’ambiente. Per esempio, il riciclaggio di alcuni materiali, il risparmio energetico, la prevenzione della distruzione indiscriminata di piante e di animali, la protezione delle vie d’acqua – altro argomento molto sensibile nella discussione attuale – in modo da essere insieme proprio come leader religiosi, portatori di una speranza per un mondo pulito, sicuro e armonioso.

 
D. – Quindi ci sono molti punti d’intesa nel dialogo fra cattolici e buddisti?

 
R. – Ma certo: c’è un clima di simpatia, di rispetto, di amicizia e di collaborazione, anche, che ormai data da molti anni. Loro apprezzano come noi apprezziamo il comune impegno per la pace, per un mondo più giusto e pacifico; notiamo che dai contatti con noi cristiani cattolici, i buddisti stanno traendo anche spunti per un’azione più concreta di solidarietà e di aiuto alle persone che sono in sofferenza, per esempio ai bambini; e così, per altri impegni analoghi sempre a livello di solidarietà umana.







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