Gerusalemme: nella solennità di Pentecoste Vespri al Cenacolo guidati dai frati della
Custodia di Terra Santa
Sono centinaia i cristiani di diverse denominazioni e i pellegrini di tutte le lingue
che si stanno recando in questi giorni al Cenacolo, per sostare in particolare nella
sala al piano superiore, dove il Signore celebrò l’Ultima cena e dove si venera la
memoria della Pentecoste. Nel Cenacolo, tuttavia, dal 1948 in mano al Ministero israeliano
degli Affari Religiosi che ne regola l’accesso a turisti e pellegrini, non è possibile
celebrare l’Eucaristia. Per questo, ieri pomeriggio, come ogni anno nel giorno di
Pentecoste, i frati della custodia francescana hanno compiuto il loro pellegrinaggio
e hanno guidato la recita dei Vespri nella sala superiore stracolma di fedeli. Moltissimi
i pellegrini che al termine della preghiera presieduta da padre Pierbattista Pizzaballa,
custode di Terra Santa, hanno recitato il Padre Nostro ad una voce in tutte le lingue.
Proprio in questo luogo tra il 1335 e il 1551 sorgeva il convento francescano del
Monte Sion, sede originaria del custode di Terra Santa. Ieri mattina il Patriarca
latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, ha presieduto la solenne celebrazione di Pentecoste
nell’abbazia benedettina della Dormitio sul Monte Sion, una Messa concelebrata da
decine di sacerdoti. Contemporaneamente, a poche centinaia di metri dalla Dormitio
e dal Cenacolo, messe in tutte le lingue si sono succedute all’interno, ma anche all’esterno
del Santuario francescano detto Cenacolino; nella sua omelia il Patriarca latino ha
ricordato come, sia il popolo palestinese che quello israeliano, che celebrano uno
la sconfitta e l’altro la nascita del suo Stato, siano entrambi ancora nell’attesa
della pace. Ha anche sottolineato che il presidente dello Stato d’Israele nel suo
discorso, il giorno dell’indipendenza, ha parlato della persona umana creata ad immagine
di Dio, “di ogni persona umana – ha proseguito mons. Michel Sabbah – israeliana o
palestinese”. Rendiamo grazie a Dio – ha concluso - per la visione che il presidente
ha come capo di una nazione in stato di conflitto e preghiamo perchè questa visione
possa svilupparsi e riempire i cuori di tutti i responsabili dei due popoli. (Da
Gerusalemme,Sara Fornari)