Fiera del Libro di Torino: la testimonianza di padre Faltas, parroco a Gerusalemme
Sono diversi i meeting a carattere religioso succedutisi in questi giorni alla Fiera
del Libro di Torino, che si conclude oggi. Sabato scorso - promosso da Comunicazioni
sociali-Cattedra del dialogo del Piemonte - si è svolto l’incontro intitolato “Ebrei,
cristiani e musulmani al lavoro per la pace in Terra Santa”. Tra i partecipanti, c’era
anche padre Ibrahim Faltas, parroco a Gerusalemme, che ha sottolineato la collaborazione
esistente tra i rappresentanti delle tre religioni monoteistiche nella Città Santa.
Alessandro De Carolis lo ha intervistato:
R. –
Ci sono tante, tante iniziative positive tra cristiani, musulmani, ebrei. In Terra
Santa non è solo come si vede sempre in televisione: guerra, violenza, scontri...
Noi portiamo avanti progetti di educazione alla pace. Abbiamo portato giovani palestinesi
e israeliani in Giappone, in Italia e in America. E’ sicuramente un progetto che sta
andando molto bene e vogliamo dire a tutti che si può “fare la pace”. In questi giovani,
quando si incontrano, c’è un primo momento di timore, ma poi diventano veramente amici.
E questo aiuta, perchè se noi vogliamo un futuro migliore di quello che stiamo vivendo
adesso, bisogna educarci alla pace, educare i bambini alla pace. E’ questo ciò che
stiamo facendo ed è questo che vogliamo dire a tutti coloro che sono qui a Torino.
D.
– Parlando della comunità cattolico-cristiana a Gerusalemme, qual è attualmente la
situazione che state vivendo?
R. - Adesso la situazione
è più calma. Grazie a Dio, al momento non c’è emigrazione né persone in fuga. La gente
non scappa dalla Terra Santa. Anche i pellegrinaggi vanno bene: come sapete, il 90
per cento dei cristiani lavora nel settore del turismo. Con il turismo la gente sta
bene e lavora. Certo, tanti devono pensare all’affitto delle case, che è diventato
veramente molto caro: si comincia da mille dollari al mese per l’affitto di una casa,
fino a 3000 dollari al mese. Con i pellegrini e i turisti, però, la gente sta meglio.
Non è come prima, come è accaduto dal 2000 fino al 2005, quando qui non veniva nessuno,
la gente era disoccupata e in molti se ne andavano. Tremila persone sono andate via
dalla mia parrocchia.
D. – Mi sembra di capire che migliorando la situazione
è migliorata anche la speranza per un futuro di pace reale in Terra Santa...
R.
– Certo, noi dobbiamo aver sempre speranza prima di tutto nel Signore, che ci dia
la forza, perché vivere in Terra Santa è una sfida, non è facile. E speriamo che quando
tra poco verrà il presidente americano Bush in Terra Santa si riesca a fare un accordo
tra palestinesi e israeliani.