Attacchi contro i cristiani nello Stato indiano di Orissa: nessun aiuto dal governo
A più di cinque mesi dagli attacchi contro la comunità cristiana dell’Orissa, il governo
locale non ha concesso nessun risarcimento per i danni subiti e non ha avviato alcuna
indagine giudiziaria degna di questo nome. È la denuncia fatta ad AsiaNews da padre
Oscar Tete, superiore locale dei Missionari della carità di Shanti Nivas, campus cristiano
del distretto di Khandhamal attaccato da fanatici indù la notte dello scorso Natale.
Il campus, dice padre Tete, “è composto da un centro medico, uffici, residenze per
i sacerdoti e stalle per gli animali. Tutti questi edifici sono stati gravemente danneggiati
nel corso dell’attacco, al punto che ora siamo costretti a vivere ed operare in una
piccola stanza, l’unica rimasta in piedi. Il governo non ha concesso alcun risarcimento
per questi danni”. Inoltre, aggiunge il missionario, “fino ad ora non ho ricevuto
alcun invito per testimoniare in un’aula giudiziaria su quanto è avvenuto. Questo
nonostante i molti gruppi di inchiesta, locali e nazionali, venuti qui ad indagare
sugli attacchi. Ora, in previsione delle prossime piogge di giugno, cosa faremo? L’acqua
potabile inizierà a scarseggiare e noi non abbiamo modo di risistemare i depuratori
distrutti”. Tuttavia, riprende il sacerdote, “ora la nostra priorità è la Madonna.
Abbiamo messo in mezzo alle macerie una piccola statua di Maria, davanti alla quale
recitiamo il rosario tutti i giorni. Alla preghiera partecipano i cristiani di tutte
le denominazioni, un segno di quella unità di cui abbiamo tanto bisogno. Come diceva
madre Teresa, preghiamo affinché ‘tutti possano essere uno solo’”. (R.P.)