A 40 anni dalla pubblicazione, un convegno celebra “Introduzione al Cristianesimo”,
fondamentale opera teologica di Joseph Ratzinger. La riflessione del cardinale Castrillón
Hoyos
Quarant’anni fa, il giovane professore di Tubinga, Joseph Ratzinger, scriveva il libro
“Introduzione al Cristianesimo”, raccolta di sue lezioni universitarie incentrate
sui fondamenti della fede. La pubblicazione di questa opera, considerata una specie
di “porta d’accesso” al pensiero teologico di Benedetto XVI, viene celebrata oggi
e domani con un convegno al Pontificio ateneo “Regina Apostolorum”. L’evento è stato
aperto stamani da un intervento del cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente
della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”. Al porporato colombiano, Alessandro
Gisotti ha chiesto di raccontare innanzitutto il contesto nel quale è nato il
best seller di Joseph Ratzinger:
R.
– In quel momento, negli anni ’60, si realizzava nel mondo una delle più grandi, io
direi la più grande, svolta culturale della storia. Lo sviluppo scientifico ha cambiato
il mondo. Tutti gli uomini sono entrati in questo forum universale, attraverso la
comunicazione sociale. In questa fase di grande trasformazione storica, il libro del
professor Ratzinger è stato un indirizzo chiaro per capire la storia e per dare all’uomo
di quel momento storico - con tutte le sue idee, con tutti i suoi dubbi - l’opportunità
di introdursi al cristianesimo, di entrare in contatto con la persona di Cristo, non
con un’idea religiosa astratta. Ed è questo il grande merito di “Introduzione al Cristianesimo”.
D.
– Un testo che ha 40 anni, ma che colpisce per la grande attualità, così vicina alla
sensibilità degli uomini del nostro tempo, agli interrogativi degli uomini del nostro
tempo di fronte alla fede...
R. – Le risposte che
lui ha dato ai grandi interrogativi dell’uomo sono di valore costante, perché anche
l’uomo di oggi ha dinnanzi a sé gli stessi interrogativi, ancora più profondi. Quindi,
è molto importante introdurli nel dialogo con Cristo, in una religione che è l’incontro
con una Persona, non con un’idea. E l’uomo di oggi, come quello degli anni ’60 e del
tempo di Sant’Agostino, ha bisogno di trovare questa ricchezza nell’incontro con un
Dio che si è fatto uomo, che è entrato nella storia. Proprio per essere entrato nella
storia è possibile e definitivo l’incontro con Lui!
D.
– Si può dire che “Introduzione al Cristianesimo” rappresenti quasi una chiave di
lettura per comprendere il Magistero di Benedetto XVI. Vediamo una straordinaria continuità
anche nella sottolineatura che l’allora teologo Ratzinger fa di una fede amica della
ragione...
R. – Io penso di sì. La prima volta che
ho letto il libro, nel ’68, ho visto chiaramente che nel blocco del suo pensiero c’è
questa idea del rapporto con Dio, di Dio con noi, della relazione uomo-Dio dopo l’Incarnazione.
E’ un tema che mantiene sempre una coerenza e che mantiene una vitalità nel pensiero
del Papa.
D. – Il Santo Padre continua ad introdurci
al cristianesimo con rinnovato vigore...
R. – Sì,
a tutti noi, perché tante volte facciamo una vita religiosa senza una coscienza chiara
dell’incontro personale con Cristo. E Lui ha tutto il vigore intellettuale e affettivo
- la sua Enciclica sull’amore ne è una prova - per introdurre l’uomo alla conoscenza,
all’amicizia, all’amore con Dio.