2008-05-11 10:14:27

La Solennità di Pentecoste nelle parole del teologo mons. Bruno Forte


Della Solennità di Pentecoste, celebrata oggi dalla Chiesa, ci parla, nell’intervista di Isabella Piro, mons. Bruno Forte, teologo e arcivescovo dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto:RealAudioMP3


R. – “Gesù apparve loro – dice il capitolo I degli Atti, versetto 3 – vivente”. Ma questa presenza “vivente” di Gesù è garantita in realtà dallo Spirito Santo. Il Signore lo ha promesso e, dunque, la domanda cui il dono dello Spirito risponde è chi renderà presente tra noi il Signore Gesù. La risposta è appunto: lo Spirito Santo. Come nella Trinità egli è il vincolo che unisce l’eterno amante, il Padre, e l’eterno amato, il Figlio. Così nella storia Egli è il vincolo che unisce la comunità dei discepoli, la Chiesa, al Signore Gesù vivente, e rende Gesù presente in mezzo a loro, nel loro cuore.

 
D. – La Chiesa è Santa “non per i suoi meriti, ma perché è animata dallo Spirito Santo”, ha detto il Papa a proposito della Pentecoste. Quale riflessione scaturisce da questa affermazione?
 
R. - C’è una duplice forma della santità nella Chiesa: la santità della Chiesa e la santità nella Chiesa. Una santità oggettiva è la santità della Chiesa, che è appunto quella garantita dallo Spirito Santo, quella per la quale la Chiesa, nonostante i limiti di chi ne fa parte, trasmette attraverso la Parola di Dio i sacramenti, la santità di Dio, il dono della sua vita. C’è poi quella che chiamiamo santità nella Chiesa, santità soggettiva di ciascuno, che è appunto la fruttificazione del dono dello Spirito, quando colto nella libertà si sviluppa nella vita dei credenti. La Pentecoste celebra in un certo senso i due aspetti. Da una parte, essa è la testimonianza della santità oggettiva della Chiesa, cioè del fatto che lo Spirito le è dato come garanzia della presenza del Cristo come sorgente e forza di questa presenza. Dall’altra, il fatto che nel cuore dei discepoli c’è un continuo lavorio dello Spirito che li attrae, li conduce al Cristo e che deve essere accolto unicamente nella libertà.

D. - La prima Pentecoste avvenne mentre la Madonna era presente in mezzo ai discepoli, nel Cenacolo di Gerusalemme, e pregava con loro. Il ruolo di Maria è dunque fondamentale…

 
R. – Maria è la creatura dello Spirito, la Vergine dell’ascolto che si è lasciata totalmente inondare dalla presenza dello Spirito, che vive nell’ombra dello Spirito. E’ la Madre del Verbo, la donna della Nuova Alleanza, Colei in cui la terra ed il cielo vengono ad incontrarsi nel suo Figlio Gesù.

 
D. – Nella quotidianità, il cuore dei fedeli come può rinnovarsi con l’aiuto dello Spirito Santo?

R. – La sensibilità a questo è andata crescendo negli ultimi decenni, anche con il Concilio Vaticano II. Il cosiddetto Rinnovamento nello Spirito è un segnale importante. La riscoperta dei carismi da parte del Vaticano II ci porta a far sperimentare sempre di più nella nostra vita noi stessi, gli altri e il dono dello Spirito. C’è, dunque, come un bisogno di uscire dalle secche di una certa rigidità di una vita spirituale, semplicemente osservante di norme o di regole, per aprirsi al soffio creativo dello Spirito, che è quello che suscita non soltanto in singole persone straordinarie, ma in ognuno di noi, i carismi secondo il dono di Dio. Vorrei riassumere questo impegno molto pratico, personalmente vivo, in tre ‘no’ e tre ‘sì’. Una Chiesa nel soffio della Pentecoste, una Chiesa del ‘no’ al disimpegno e del ‘sì’ alla corresponsabilità: nessuno deve stare alla finestra. Una Chiesa del ‘no’ alla divisione e del ‘sì’ al dialogo e alla comunione: nessuno può andarsene come un avventuriero per proprio conto. E, finalmente, una Chiesa nel soffio dello Spirito e una Chiesa del ‘no’ alla nostalgia del passato, del ‘sì’ alla perenne novità e riforma che lo Spirito suscita attraverso cammini di santità, di rinnovamento e di conversione.

D. – La Solennità di Pentecoste quest’anno cade a quasi un mese dal viaggio apostolico del Papa negli Stati Uniti e mentre già con la mente siamo alla GMG di Sydney, in Australia, che si terrà a luglio, e il cui motto è: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. Quale legame c’è tra questi due momenti del Pontificato di Benedetto XVI?

 
R. – Io vedo tre scenari che collegano questi eventi nella forza dello Spirito. Nel viaggio in America, specialmente nel discorso del Papa all’ONU, si sente soffiare lo Spirito che chiama la comunità dei popoli, delle nazioni, dunque il villaggio globale, a prendere coscienza delle sue responsabilità e della necessità, dell’urgenza, che in ogni forma vengano rispettati i diritti delle persone, la dignità della persona umana, che si dica ‘no’ ad ogni forma di sopraffazione e di violenza, guerra compresa, per cercare vie di dialogo, di giustizia e di pace per tutti. Un secondo scenario è quello della Chiesa. Certamente, la Giornata mondiale di Sydney sarà una fotografia bella della comunione ecclesiale, con questa rappresentanza di popoli e nazioni, di culture di tutto il mondo, in un continente che per la prima volta si apre ad un evento così straordinario. Lì ci sarà, dunque, una Pentecoste visibile e certamente questo invita tutti a riscoprire il dono della comunione di cui lo Spirito è l’anima. Infine, ed è il terzo elemento, la Giornata mondiale fa confrontare tutti noi con la sfida dei giovani, con quelli che sono il futuro del mondo. Lo Spirito certamente opera in loro e per loro. In fondo, tutto il messaggio della Giornata mondiale di Sydney, centrato sulla figura dello Spirito Santo, è un invito ai giovani a lasciarsi condurre docilmente nello Spirito sulle vie di Dio perché ognuno scopra, possa discernere e realizzare la propria vocazione, cioè il meraviglioso disegno d’amore che Dio ha per ciascuno di questi ragazzi.







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