2008-05-10 15:34:33

Myanmar: al via tra le macerie il referendum voluto dal regime


In Myanmar, nelle regioni meno colpite dal cataclisma, si sono aperte le urne per il referendum sulla nuova Costituzione voluto dalla Giunta militare. Intanto, le autorità del regime hanno aggiornato il bilancio delle vittime del ciclone Nargis: i morti avrebbero superato quota 23 mila, mentre i dispersi sarebbero oltre 37 mila. Fonti delle Nazioni Unite tuttavia stimano che le vittime alla fine potrebbero essere oltre centomila, a causa anche dei forti ritardi nei soccorsi. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:RealAudioMP3


C’è ancora molta confusione nella distribuzione degli aiuti umanitari ai sopravissuti del ciclone Narghis che una settimana fa ha devastato il sud del Myanmar. Sembra che dopo le forti critiche della comunità internazionale, la giunta militare birmana abbia allentato in parte le restrizioni. Un aereo cargo cinese con a bordo 58 tonnellate di materiale è atterrato oggi a Rangoon, mentre il primo convoglio dell’Alto commissariato per i rifugiati ha attraversato il confine. Dalla Thailandia, i generali avrebbero anche autorizzato uno dei due aerei degli Stati Uniti che da giorni aspettano di partire. Occorre fare in fretta perchè le condizioni di salute delle popolazioni colpite dal disastro potrebbero peggiorare. Gli esperti sanitari temono una seconda calamità causata da malattie infettive e dissenteria tra i sopravvissuti, che vivono ancora all’addiaccio e in precarie condizioni igieniche. Intanto, stamattina si sono aperte le urne per il referendum che dovrà introdurre una nuova Costituzione, che secondo la giunta militare dovrebbe portare alla democrazia e al multipartitismo nei prossimi due anni. Nelle aree colpite, il voto è stato rinviato al prossimo 24 maggio. La Tv birmana ha fatto appello ieri al patriottismo dei cittadini e li ha esortati a votare per il "sì". Per far fronte all’emergenza, l’ONU ha intanto chiesto aiuti per un valore di 167 milioni di dollari. Ma in mancanza di esperti sul posto, c’è il timore che i beni di soccorso non raggiungano coloro che ne hanno veramente bisogno.







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