La denuncia dell'arcivescovo di Perugia contro i call center italiani
L’arcivescovo di Perugia Giuseppe Chiaretti in un recente intervento ha preso posizione
contro i call center che – ha affermato – “organizzano campagne promozionali avvalendosi
anche di un precariato senza regole”. Il fenomeno, emerso da tempo a livello nazionale,
è stato confermato da un’indagine sindacale che valutava il volume d’affari dei call
center in almeno 4 milioni di euro nel 2004. Il presule ha sottolineato lo sfruttamento
dei lavoratori di queste strutture. Si tratta spesso di giovani o donne senza altre
possibilità di lavoro, impegnati nella vendita di servizi “truffaldini” come i codici
899 basati anche sulle debolezze dei fruitori. In particolare – ha osservato mons.
Chiaretti – “attraverso la cartomanzia, la magia ed altro, molti call center sfruttano
la disperazione, la malattia, la solitudine di tante persone che telefonano per consigli
sulla propria vita e, venendo trattenute molto, devono pagare telefonate dai costi
altissimi”. Sulla riflessione dell’arcivescovo è intervenuto Francesco Ferroni della
segreteria UST-CISL di Perugia che ha puntato il dito contro la “mancanza di una
adeguata legge in materia” invocando provvedimenti che dividano la parte “truffaldina
del mondo dei call center” dalle attività lavorative legali. (E. B.)