Aumentano le vittime di disastri naturali e cicloni. Dalla Fiera del Libro di Torino
il VIS lancia l’allarme
344 milioni di persone sono a rischio di cicloni tropicali e altri 521 milioni sono
a rischio di inondazioni. L’allarme viene lanciato nell'ultimo Rapporto sullo sviluppo
umano 2007-2008 dell’UNDP (il fondo delle Nazioni Unite per lo sviluppo), citato oggi
durante il seminario organizzato dal VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo)
alla Fiera internazionale del Libro di Torino sui “rischi dei cambiamenti climatici
in un mondo disuguale”. Secondo i dati riportati nel documento dell’agenzia dell’ONU
e citati dal SIR, nell’ultimo anno si è registrato un aumento delle alluvioni rispetto
alla media degli ultimi sette anni, mentre, per il decennio 1997–2007, emerge una
crescita dei disastri naturali pari al 60%, aumentati da 4.241 a 6.806, con il raddoppio
delle vittime da 600 mila ad 1,2 milioni, con una media della persone colpite del
17%. “Se i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia per l’intera umanità –
ricorda il VIS - sono i poveri e le nazioni in via di sviluppo a dover per primi affrontare
i costi umani più gravi e immediati, senza aver alcuna responsabilità nell'accumulo
del debito ecologico planetario. Le vulnerabilità maggiori non sono infatti concentrate
a Manhattan o nella City di Londra, ma nelle zone a rischio d'inondazione in Bangladesh
e nelle zone soggette a siccità nell’Africa subsahariana”. “La forza e la frequenza
di Nargis e Sidr, gli ultimi cicloni che si sono abbattuti in Myamar e Bangladesh,
sono i fenomeni più evidenti dei cambiamenti climatici a cui il Pianeta è sottoposto”,
afferma poi l’ONG dei salesiani. Questi eventi, inoltre, “spazzano in pochi secondi
non solo migliaia di vite umane, ma anche decenni di lavoro delle ONG impegnate in
questi paesi nella realizzazione di progetti di cooperazione allo sviluppo, costringendole
a riconvertire le loro attività in interventi di emergenza e di assistenza”. Per questi
motivi le ONG si trovano davanti alla necessità di “applicare strategie d'intervento
che da un lato limitino gli effetti immediati sulle popolazioni del sud del mondo
e dall'altro diano loro il ruolo di promotori di nuovi stili di vita e di consumo
che portino a pratiche efficaci di sostenibilità per tutti”. (M.G.)