2008-05-09 14:40:05

A 30 anni dalla morte di Aldo Moro, la giornalista Annachiara Valle ricostruisce in un libro la vicenda ponendo attenzione al ruolo svolto dalla Chiesa


Trent’anni fa, era il 9 maggio 1978, dopo 55 giorni di prigionia nelle mani delle Brigate Rosse, veniva ritrovato nel cofano di una Renault 4 in via Caetani a Roma il corpo di Aldo Moro. Stamani il presidente della Repubblica Napolitano ha deposto una corona di fiori in via Caetani, davanti alla lapide che ricorda il sacrificio dello statista. Proprio oggi al Quirinale, per la prima volta, si celebra il “Giorno della Memoria” che ricorda tutte le vittime del terrorismo e delle stragi. Nei giorni scorsi è stato presentato un libro della giornalista Annachiara Valle intitolato “Parole, opere, omissioni”, pubblicato da Rizzoli, in cui viene ripercorsa la vicenda Moro ponendo particolare attenzione al ruolo svolto in quel periodo dalla Chiesa. Una vicenda – afferma l’autrice – in cui restano ancora molti punti oscuri. Ascoltiamo Annachiara Valle al microfono di Fausta Speranza: RealAudioMP3
 
R. – Ci sono tanti buchi neri. Alcuni buchi neri sono proprio sul perché non sia stato possibile fare nessun tentativo per salvare Moro. Il rammarico è quello di non essere riusciti neanche a fare un tentativo.

 
D. – Spostiamoci sulla sfera personale, per quanto possibile, di Papa Paolo VI, un Papa che ha vissuto molto da vicino, con una grande intensità, tutto ciò che è accaduto ad Aldo Moro. In questo libro c’è traccia di questo rapporto?

 
R. – Sì, c’è traccia perché Paolo VI era sicuramente un grande amico di Moro e, quindi, anche nel ricostruire tutta la sua macerazione interiore nello scrivere quella famosa lettera si ritrova l’amicizia che il Papa aveva per Moro. Forse è stato anche questo a frenarlo. Era così amico di Moro che aveva timore di fare qualcosa che potesse danneggiarlo.

 
D. – Sicuramente c’è un aspetto nel lavoro fatto per la stesura di questo libro che l’ha appassionata di più, è così?

 
R. – L’aspetto è quello di ritrovare una Chiesa che lavora nel territorio, che è attenta alle aspirazioni dei giovani, ma non solo, una Chiesa che esce dal Concilio. Quindi, sono tutti fermenti di quegli anni. E’ una Chiesa attenta alle persone, che non solo cerca di convogliare le energie dei giovani, ma entra anche nelle carceri, si offre per la riconciliazione e per cercare percorsi di recupero delle persone.

 
D. – Sul caso Aldo Moro sono stati scritti tanti libri in questi anni. Perché questo libro? Come è venuta l’idea di questo libro?

 
R. – Il libro abbraccia il periodo che va da prima di Aldo Moro, quindi dalla fondazione delle Brigate Rosse, fino agli anni della riconciliazione e poi della legge sulla dissociazione. Il primo capitolo è in particolare su Aldo Moro. L’idea nasce dal voler capire da parte cattolica, da parte della Chiesa, che cosa sia successo. Quindi, 55 giorni vengono vissuti proprio da quest’ottica particolare, dai tentativi che uomini come Dossetti e padre Turoldo fecero o volevano fare per la liberazione di Aldo Moro. Quindi, l’ottica non è quella di leggere 55 giorni in modo complessivo, ma dall’ottica della Chiesa.

 
D. – Si parla di parrocchie in cui sarebbe nata l’esperienza di alcuni dei brigatisti. E’ così?

 
R. – Alcuni del nucleo storico partono proprio dalle parrocchie nascono in ambienti cattolici, dagli oratori, e poi abbracciano la lotta armata cercando una giustizia possibile che, secondo loro, non era possibile cercare con azioni non armate. Partono da questa esperienza, animati proprio dall’amore per il terzomondismo. La Chiesa si accorge che ci sono queste energie che stanno prendendo delle strade sbagliate e corre ai ripari. Quindi, anche la nascita della Caritas e tante altre azioni che parroci di buon senso, vescovi illuminati hanno messo in atto, hanno convogliato le energie di questi giovani in azioni concrete per il rafforzamento della democrazia.







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