Impegno ecumenico e dialogo con l'islam al centro del discorso del Papa alla Chiesa
greco-melchita
Oltre 300 pellegrini della Chiesa greco-melchita cattolica, guidati dal patriarca
di Antiochia in Siria, Gregorios III Laham e da 14 vescovi al seguito sono giunti
stamane in Vaticano per incontrare il Papa. Sono arrivati da diversi Paesi del Medio
Oriente e da altre regioni della diaspora. Benedetto XVI li ha riuniti nella Sala
Clementina, dopo l’udienza al Patriarca, e la foto ricordo con i presuli nella Sala
dei Papi. Il servizio di Roberta Gisotti:
Una
chiesa vitale, quella greco-melchita, “malgrado le difficoltà della situazione sociale
e politica” della regione mediorientale, ha sottolineato Benedetto XVI, richiamando
la prossima apertura dell’Anno dedicato a San Paolo, che proprio sulla via di Damasco
- sede del Patriarcato greco-melchita – “ha vissuto l’evento che ha trasformato la
sua esistenza e che ha aperto le porte del Cristianesimo a tutte le Nazioni”. Nell’incoraggiare
un rinnovato “dinamismo evangelico”, assicurando “unità” fra le comunità ed il “buon
funzionamento degli affari ecclesiali” tra le Chiese patriarcali, il Papa ha raccomandato
di riferirsi” al Sinodo dei vescovi che riveste un ruolo d’“importanza fondamentale”.
Ha
lodato quindi il Santo Padre l’attività ecumenica della Chiesa greco-melchita e le
“relazioni fraterne” stabilite con i fratelli ortodossi:
"Nous devons
donc faire tout notre possible pour abattre les murs de division… "
“Dobbiamo
fare tutto il nostro possibile – ha ribadito il Papa - per abbattere i muri di divisone
e di sfiducia” che ci impediscono di realizzare l’unità. “Soprattutto non possiamo
perdere di vista che la ricerca dell’unità –ha aggiunto - è un compito che concerne
non solamente una Chiesa particolare ma la Chiesa tutta intera”. Così
anche apprezzamento, ha espresso Benedetto XVI, per le “buone relazioni” che la Chiesa
greco-melchita intrattiene con i musulmani e con i responsabili delle loro istituzioni,
sforzandosi di risolvere i problemi “in uno spirito di dialogo fraterno, sincero e
obiettivo”, ricercando la “comprensione mutua”, promuovendo e difendendo insieme,
“per il beneficio di tutti, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.
Da
parte sua, il Patriarca Gregorios III - nel suo saluto al Papa - ha sottolineato la
particolarità del ruolo dei cristiani orientali arabi che vivendo in un mondo a maggioranza
musulmana hanno al riguardo una missione esclusiva soprattutto in Libano e Siria.
E così anche che la comunione con la Chiesa di Roma non li separa dalla loro realtà
ecclesiale ortodossa.
Non ha mancato infine il Papa
di riferirsi al “contesto agitato e talvolta drammatico del Medio Oriente”, dove la
Chiesa si è trovata di fronte a situazioni dove la politica gioca un ruolo che non
è indifferente alla sua vita:
“Il est donc important
qu’elle maintienne des contacts avec les Autorités politiques… " E’
dunque importante – ha osservato Benedetto XVI – che la Chiesa "mantenga contatti
con le autorità politiche, le istituzioni e i diversi partiti. Tuttavia – ha aggiunto
- non spetta al clero d’impegnarsi nella vita politica. Questo resta un fatto dei
laici. Ma la Chiesa – ha concluso - deve proporre a tutti la luce del Vangelo, affinché
tutti s’impegnino a servire il bene comune e affinché la giustizia prevalga sempre,
perché il cammino della pace possa infine aprirsi davanti ai popoli di questa regione".