Myanmar: un milione gli sfollati. La testimonianza del nunzio
Sempre più drammatica la situazione in Myanmar dove stanno giungendo i soccorsi delle
Nazioni Unite autorizzati dalla Giunta militare. Risale a ieri il bilancio ufficiale
delle vittime che conta 22 mila morti e 41mila dispersi mentre sono un milione i
senza tetto. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
Secondo
le Nazioni Unite la catastrofe in Myanmar potrebbe assumere una dimensione ancora
più spaventosa. Un funzionario dell’Ufficio per gli aiuti umanitari dell’ONU, da Bangkok,
ha riferito che l’intero delta dell’Irrawaddy si trova ancora sommerso e che nei prossimi
giorni quando le acque defluiranno potrebbero emergere nuove vittime. Un primo volo
delle Nazioni Unite con 25 tonnellate di materiale di soccorso prese dai depositi
di Brindisi è stato finalmente autorizzato dalla Giunta militare birmana. Si tratta
di un segnale positivo di apertura che giunge dopo le critiche e le pressioni della
comunità internazionale. Impoverito da 46 anni di dittatura e di sanzioni, il Myanmar
non sembra essere in grado di far fronte ad una così grave emergenza che ha colpito
un milione di persone rimaste senza casa secondo le stime della Croce Rossa Internazionale
che oggi ha fatto appello per quasi 4 milioni di euro necessari a portare viveri,
acqua, tende e zanzariere ai sopravissuti. Intanto è polemica sulle carenze del sistema
di allarme che non è scattato pur sapendo in anticipo del passaggio del ciclone Nargis.
L’ufficio meteorologico indiano avrebbe avvertito il Governo birmano 48 ore prima
della presenza di una grande depressione tropicale formatasi sul Golfo del Bengala.
Anche
la piccola comunità cattolica locale è impegnata sul fronte degli aiuti. Ascoltiamo
in proposito mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in Myanmar, raggiunto
telefonicamente a Bangkok da Sergio Centofanti:
R. – La Chiesa
ha delle strutture di Caritas, molto modeste, che però riescono a portare l’aiuto
necessario in questa situazione d’emergenza. Le zone colpite, che io ho visitato di
recente, sono nella diocesi di Pathein, e anche nella zona di Bako, dove c’è anche
un seminario minore, e nei villaggi le casupole, che sono di paglia, sono state letteralmente
spazzate via: è stata una cosa davvero tragica! Sono zone che ho visitato di recente
anche perché nei dintorni c’è un Santuario della Madonna di Nyaunglebin,
molto caro alla devozione mariana. Ci affidiamo anche all’aiuto della Madonna. Naturalmente,
il problema principale adesso è quello delle comunicazioni. E si spera che gli aiuti
arrivino presto.
D. – Com’è la Chiesa, la piccola
minoranza cristiana in Myanmar?
R. – E’ una Chiesa
molto viva, di una fede genuina e in sintonia, anche, con quello che vive la popolazione
del Paese. E' ricca di vocazioni e ancorata all'evangelizzazione che i Padri del PIME,
i cari padri missionari italiani, stanno facendo da vent’anni, portando la fede a
queste popolazioni. Sono 14 diocesi, e negli ultimi due anni c’è stata la creazione
di due nuove diocesi e ci sono molte vocazioni alla vita religiosa e anche al sacerdozio.
Ultimamente, proprio in quel Santuario di cui parlavo prima – Nyaunglebin
– ho ordinato otto sacerdoti dell’arcidiocesi di Yangon.