Il cardinale Pell parla di “pulizia etnica” per i cristiani in Iraq
I cristiani in Iraq, dove abitano da prima della diffusione dell’islam, "stanno subendo
una sistematica campagna terroristica” ma le forze dell’ordine non riescono ad assicurare
un’adeguata cornice di sicurezza. E’ quanto scrive il cardinale George Pell, arcivescovo
di Sydney, definendo disastrosa la situazione dei cristiani iracheni. Tra i molteplici
drammi, il porporato ricorda l’uccisione dell’arcivescovo caldeo di Mossul Paul Faraj
Rahho, trovato morto lo scorso 12 marzo, e l’assassinio di padre Ragheed Ganni insieme
con tre diaconi nel mese di giugno. Il cardinale nel documento diffuso dal sito www.ankawa.com
e ripreso dal Sir, sottolinea anche altre laceranti ferite, quali la distruzione di
chiese e l’obbligo per i cristiani di pagare "tasse" per ricevere protezione. In questo
contesto, la fuga di molte famiglie cristiane dal Medio Oriente – aggiunge l’arcivescovo
di Sydney – è un altro esempio di “pulizia etnica”. L’attuale tragedia irachena –
osserva il cardinale George Pell – è la conseguenza di una guerra che “non ha giustificazioni
morali”. L’Iraq di Saddam Hussein – sottolinea infatti il porporato – “non aveva armi
chimiche illegali e non stava sostenendo il terrorismo internazionale”. Dopo il conflitto
– spiega il cardinale - la situazione interna del Paese arabo è sprofondata anche
a causa di violenze condotte da fazioni islamiche. Nonostante questo, i cristiani
in Iraq continuano comunque ad offrire una forte testimonianza di fede: tra questi,
in particolare, alcuni giovani iracheni attendono con trepidazione di partecipare
alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Sydney dal 15 al 20
luglio prossimi. (A cura di Amedeo Lomonaco)