Aprite il cuore alle sofferenze del Myanmar: l’appello del Papa all’udienza generale.
In Piazza San Pietro, Benedetto XVI e Karekin II rinnovano l’impegno per il dialogo
ecumenico
Aprite il cuore alla generosità verso il popolo sofferente del Myanmar: è l’accorato
appello levato stamani dal Papa in Piazza San Pietro, durante il tradizionale appuntamento
con i pellegrini del mercoledì. Benedetto XVI ha colto l’occasione della presenza
all’udienza generale del Catholicos di tutti gli armeni Karekin II per rinnovare l’impegno
a rafforzare il dialogo ecumenico. In questi giorni di preparazione alla Pentecoste,
è stata l’esortazione del Papa ai 30 mila fedeli presenti, ravviviamo la speranza
nell’aiuto dello Spirito Santo “per avanzare sulla strada dell’ecumenismo”. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
La
comunità internazionale dimostri la sua generosità verso il popolo del Myanmar devastato
dal ciclone “Nargis”: in Piazza San Pietro, il pensiero del Papa va a quanti soffrono
nel Paese asiatico. Il Santo Padre rinnova il messaggio di solidarietà inviato al
presidente della conferenza episcopale del Myanmar con un vibrante appello al cuore
di ogni uomo di buona volontà:
“Faccio mio il
grido di dolore e di aiuto della cara popolazione del Myanmar, che ha visto improvvisamente
distrutte dalla sconvolgente violenza del ciclone Nargis numerosissime vite, oltre
a beni e mezzi di sussistenza (…) Vorrei inoltre ripetere a tutti l’invito ad aprire
il cuore alla pietà e alla generosità affinché, grazie alla collaborazione di quanti
sono in grado e desiderano prestare soccorso, si possano alleviare le sofferenze causate
da così immane tragedia”. L’udienza
generale, conclusasi con questo appello, è stata arricchita dalla presenza del Patriarca
e Catholicos di tutti gli Armeni Karekin II, accolto da Benedetto XVI sul sagrato
della Basilica vaticana, tra gli applausi dei pellegrini. Karekin II è arrivato sul
sagrato dalla Basilica di San Pietro. Prima dell’udienza generale, infatti, ha reso
omaggio alla tomba di Giovanni Paolo II ed ha salutato la statua di San Gregorio l’Illuminatore,
fondatore della Chiesa armena, collocata in una nicchia della Basilica. Benedetto
XVI ha ringraziato Karekin II per il suo impegno personale nel rafforzamento dell’amicizia
tra la Chiesa apostolica armena e quella cattolica. Quindi, ha ricordato le “dure
persecuzioni” sofferte dai cristiani armeni, specie nel secolo scorso:
“Armenia’s
many martyrs are a sign of the power of the Holy Spirit…” I tanti martiri
dell’Armenia, ha detto il Papa, sono uno segno della potenza dello Spirito Santo che
lavora in tempi di oscurità ed è promessa di speranza per i cristiani in ogni luogo.
Dal canto suo, Karekin II ricordando che "oggi molti
Paesi del mondo riconoscono e condannano il genocidio commesso contro il popolo armeno
dagli ottomani" ha levato un appello affinché tutte le nazioni condannino "tutti i
genocidi che si sono verificati nella storia e quelli che continuano a verificarsi
ancora oggi".
(canti) Dopo
il momento dei saluti, in un clima di grande cordialità, il Papa ha svolto la sua
catechesi. La presenza di Karekin II, ha detto ai pellegrini, “ci ravviva nella speranza
di piena unità di tutti i cristiani”. Una visita che avviene dopo il recente viaggio
in Armenia del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Il Pontefice ha riconosciuto
gli sforzi compiuti dalla Chiesa apostolica armena per il dialogo ecumenico. Quindi,
ha messo l’accento sul significato della Solennità di Pentecoste sulla strada dell’ecumenismo:
“Noi
abbiamo la certezza che il Signore Gesù non ci abbandona mai nella ricerca dell’unità
poiché il suo Spirito è instancabilmente all’opera per sostenere i nostri sforzi tesi
a superare ogni divisione e a ricucire ogni lacerazione nel vivo tessuto della Chiesa”. Nel
giorno della Pentecoste, ha detto, il dono che Gesù aveva affidato ai suoi la sera
di Pasqua, l’assistenza dello Spirito Santo, divenne palese e pubblico. Da allora,
ha proseguito, la Chiesa è sempre, “per così dire, in stato di Pentecoste: raccolta
nel Cenacolo prega incessantemente per ottenere sempre nuove effusioni dei doni dello
Spirito Santo”:
“Ecco perché, pur di fronte alle
difficoltà e alle divisioni, i cristiani non possono rassegnarsi né cedere allo scoraggiamento.
Questo chiede a noi il Signore: perseverare nella preghiera per mantenere viva la
fiamma della speranza e l’anelito verso la piena unità. Ut unum sint!” “La
Chiesa – ha detto il Papa a braccio - parla, fin dal primo momento della sua esistenza,
in tutte le lingue, grazie alla forza dello Spirito Santo, e vive in tutte le culture.
La Chiesa non distrugge niente dei propri doni, della propria storia, ma riassume
tutto in una nuova unità che riconcilia unità e diversità”: “Nei
giorni dopo l’Ascensione del Signore fino alla domenica di Pentecoste, i discepoli
con Maria erano riuniti nel Cenacolo per pregare. Loro sapevano che non potevano da
loro stessi creare, organizzare la Chiesa; che la Chiesa non può essere organizzata
ma deve nascere; che la Chiesa non è una Creatura nostra, ma è dono di Dio. E così
solo crea anche unità e cresce unita”. Un
invito all’unità rilanciato dal Papa anche nel viaggio negli Stati Uniti, dove ha
ribadito la “centralità della preghiera nel movimento ecumenico”. Benedetto XVI ha
invocato lo Spirito Santo affinché i cristiani, nel loro “comune e generoso servizio
al Vangelo, possano essere nel mondo segno dell’amore di Dio per l’umanità”. In questa
prima udienza generale nel mese mariano, il Papa ha invitato i giovani, i malati e
gli sposi novelli ad affidarsi alla protezione della Santa Vergine.
Al
momento dei saluti ai fedeli nelle diverse lingue, il Papa ha rivolto un pensiero
speciale ai pellegrini della Chiesa “Nostra Signora del Rosario” di Doha, in Qatar,
al momento prima ed unica chiesa nel Paese arabo. Un augurio particolare ai polacchi
che domani festeggiano San Stanislao, patrono della Polonia. Salutando i fedeli di
lingua italiana, il Papa ha rivolto un cordiale pensiero ai partecipanti al Pellegrinaggio
promosso dalle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento e ai rappresentanti delle
Scuole delle Maestre Pie Venerini. Infine, un saluto all’Inter, squadra di calcio
italiana che festeggia il centenario di fondazione. Nell’occasione, Benedetto XVI
ha sottolineato “l’importanza dei valori morali dello sport nell’educazione delle
nuove generazioni”.