Accorato appello del Papa per il Myanmar: la comunità internazionale aiuti con generosità
le popolazioni colpite dal ciclone. Oltre 22 mila i morti
Il Papa ha lanciato un accorato appello alla comunità internazionale perché “risponda
con un’assistenza generosa ed efficace alle necessità” della popolazione del Myanmar
colpita in questi giorni da un catastrofico ciclone che ha causato finora oltre 22
mila vittime, 40 mila dispersi e decine di migliaia di senza tetto. In un telegramma,
a firma del cardinale segretario di Stato Tarciso Bertone, inviato al presidente dei
vescovi dell’ex Birmania, l'arcivescovo di Mandalay, mons. Paul Zinghtung Grawng,
Benedetto XVI esprime il suo “profondo cordoglio” per le “tragiche conseguenze” del
ciclone che ha colpito “l’amato popolo del Myanmar” e assicurando le sue preghiere
per le vittime e i loro familiari invoca “la pace di Dio sui morti e la forza e la
consolazione divina sui senza tetto e su quanti stanno soffrendo”. Sulla situazione
nel Paese il servizio di Massimiliano Menichetti:
La
solidarietà internazionale per il Myanmar è scattata immediatamente in tutto il mondo.
La rete Caritas si è prontamente attivata. Della situazione sul posto ci parla Paolo
Beccegato responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana, intervistato
da Sergio Centofanti:
R. – Distinguerei
due scenari. Prima di tutto, quello della capitale Yangon, dove certamente il numero
di vittime pare essere molto alto; sono stati sradicati quasi tutti gli alberi della
città! Quindi grande distruzione e purtroppo molte vittime. Lo scenario della campagna
e del grande delta è quello probabilmente di maggiori danni economici, più devastazione
dal punto di vista complessivo però, come numero di vittime, appare un pochino inferiore.
Certamente, comunque, il fatto stesso che siano state dichiarate queste vittime dal
governo è un segnale dell’entità del disastro.
D. – Riescono ad arrivare gli
aiuti?
R. – Sì! E’ ancora difficile stabilire bene quanto la vasta area colpita
sia completamente raggiunta dagli aiuti. Noi, come rete Caritas, e anche la Chiesa
locale nel suo piccolo, stiamo facendo del nostro meglio, stiamo dando il nostro contributo.
D.
– Il regime si sta aprendo a questi aiuti?
R. – Ma, appunto, rispetto allo
tsunami di tre anni e mezzo fa, l’atteggiamento è completamente diverso: il fatto
di aver dichiarato subito lo stato di calamità, la richiesta di aiuto dall’esterno
ha dato certamente un segnale di grandissima apertura, di grandissima disponibilità
a lavorare anche con realtà internazionali. Speriamo che questo continui in futuro,
proprio per il bene della gente, dei più poveri ...
D. – Quali sono attualmente
le necessità più urgenti per la popolazione?
R. – Certamente c’è bisogno di
una risposta da emergenza a impatto devastante, quindi multisettoriale, dalla rilocazione
delle persone che hanno perso la casa in tutto o in parte, a dei programmi che fin
da subito – questo ci insegna l’esperienza – prevedano l’impiego, l’attivazione delle
persone, perché non si creino meccanismi di dipendenza; quindi ogni tipo di aiuto,
che siano forme partecipate anche nella forma, per esempio, cosiddetta “cash for work”,
quindi che la gente lavori, si dia loro delle fonti di sostentamento anche a fronte
del lavoro che fanno, anche se hanno perso quello che era il lavoro iniziale. E poi,
appunto, la ripresa più strutturale, più complessiva, l’attenzione alle epidemie in
queste prime giornate, in queste prime settimane e quindi un’attenzione anche sanitaria.
Dev’essere un approccio integrato con grande attenzione al coordinamento, perché in
queste circostanze c’è sempre il rischio di privilegiare – per esempio – la capitale
e le grandi città e dimenticare i villaggi.
D. – Il Papa ha lanciato un forte
appello alla solidarietà internazionale. Come si può aiutare la popolazione del Myanmar?
R.
– Noi abbiamo lanciato un appello, per raccogliere fondi, certamente inviare generi
non ha senso né dal punto di vista dei tempi né dal punto di vista economico. Quindi,
l’unica cosa è raccogliere fondi per permettere una ripresa complessiva, quindi non
solo in queste primissime fasi, quando tutti i riflettori sono accesi su questa emergenza,
ma anche nelle fasi successive, quelle della ricostruzione, dello sviluppo, della
ripresa comunitaria, anche di un approccio più attento alla prevenzione. Penso al
disastro di qualche mese fa in Bangladesh, a novembre, quando molte vite sono state
salvate perché erano stati costruiti dei rifugi anti-ciclone. I cambiamenti climatici
che ormai sono ravvisabili in ogni parte del pianeta danno come trend quello – purtroppo
– di un crescere di questi disastri ambientali, certamente anche con delle responsabilità
antropiche. La responsabilità umana sta anche adesso nel fatto di lavorare di più
sulla prevenzione.
D. – Come si può aiutare la Caritas ad aiutare il Myanmar?
R.
– Noi abbiamo aperto un conto corrente postale con il numero 34 70 13, indicando come
causale “emergenza Myanmar”; sul nostro sito ci sono invece tutti i riferimenti per
i bonifici bancari. Per ogni informazione, telefonare al nostro centralino 06 66 1
77 00 1.
Impegnata negli aiuti anche Medici Senza Frontiere: gravi le preoccupazioni
sul fronte sanitario. Ascoltiamo la testimonianza del portavoce dell’organismo Andrea
Pontiroli, al microfono di Emanuela Campanile:
R. – Noi abbiamo
due preoccupazioni supplementari, che, in particolare, riguardano i nostri pazienti
colpiti da Aids, che noi curiamo, perché sono sotto trattamento antiretrovirale. Quindi,
sono 8 mila le persone cui noi forniamo farmaci antiretrovirali e siamo molto preoccupati
perché temiamo che possano aver perduto le loro scorte di farmaci nel ciclone e abbiano
anche difficoltà nel raggiungere le nostre cliniche. Ovviamente quando uno comincia
ad assumere la terapia antiretrovirale non può mai interromperla. Quindi, il trattamento
deve essere assolutamente regolare e ci preoccupa ovviamente molto la sorte di queste
8 mila persone e la possibilità che siano rimaste senza farmaci e isolate. Un’altra
preoccupazione, ovviamente, è rappresentata dal fatto che il Myanmar è un Paese comunque
in cui esiste un problema di scarsità generale di cibo e, a quanto ci dicono i nostri
colleghi, in questi giorni, i prezzi dei generi alimentari sono già raddoppiati, come
per esempio il riso. Quindi, bisogna assolutamente garantire che il cibo e le scorte
degli aiuti alimentari giungano quanto prima nel Paese, vivendo già la popolazione,
in condizioni normali, al di sotto della soglia di povertà e con un problema immenso
di accesso alla salute. Un evento tragico come questo, ovviamente, non ha fatto che
esasperare una situazione già drammatica.