2008-05-06 11:33:38

Accorato appello del Papa per il Myanmar: la comunità internazionale aiuti con generosità le popolazioni colpite dal ciclone. Oltre 22 mila i morti


Il Papa ha lanciato un accorato appello alla comunità internazionale perché “risponda con un’assistenza generosa ed efficace alle necessità” della popolazione del Myanmar colpita in questi giorni da un catastrofico ciclone che ha causato finora oltre 22 mila vittime, 40 mila dispersi e decine di migliaia di senza tetto. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Tarciso Bertone, inviato al presidente dei vescovi dell’ex Birmania, l'arcivescovo di Mandalay, mons. Paul Zinghtung Grawng, Benedetto XVI esprime il suo “profondo cordoglio” per le “tragiche conseguenze” del ciclone che ha colpito “l’amato popolo del Myanmar” e assicurando le sue preghiere per le vittime e i loro familiari invoca “la pace di Dio sui morti e la forza e la consolazione divina sui senza tetto e su quanti stanno soffrendo”. Ma sulla situazione nel Paese ci riferisce da New Delhi Maria Grazia Coggiola:RealAudioMP3

Secondo quanto ha detto il ministro birmano della Protezione sociale Maung Swe, il potente ciclone Nargis avrebbe generato una sorta di tsunami nel delta dell’Irrawaddy che non ha lasciato via di scampo agli abitanti della fascia costiera e delle basse regioni fluviali dove sorgono le grandi risaie del Paese. La furia del vento avrebbe sollevato un’onda di diversi metri di altezza che ha spazzato via tutto quello che trovava sul suo cammino. E’ la prima descrizione del disastro avvenuto tre giorni fa e che sta mettendo a dura prova il regime birmano e la capacità di far fronte ad un’emergenza che con il passare delle ore diventa sempre più allarmante. La giunta militare, che è al potere da 46 anni, ha deciso di accettare l’aiuto internazionale e di permettere l’ingresso delle squadre di soccorso straniere, ma con la limitazione che dovranno ottenere il nulla osta del ministro degli Esteri, come è stato precisato durante una conferenza stampa a Rangoon, l’ex capitale di 5 milioni persone, dove manca ancora la corrente elettrica e i prezzi dei generi alimentari sono schizzati alle stelle. Di fronte alla gravità della crisi, la giunta ha deciso di rinviare al 24 maggio il controverso referendum sulla nuova Costituzione nella maggior parte delle circoscrizioni di Rangoon e nei sette distretti colpiti. Intanto i Paesi asiatici si stanno mobilitando: il gruppo dell’ASEAN ha lanciato un appello ai suoi membri per inviare aiuti agli sfollati, mentre la Cina ha promesso un milione di dollari in cibo e in denaro contante.

 
La solidarietà internazionale per il Myanmar è scattata immediatamente in tutto il mondo. La rete Caritas si è prontamente attivata. Della situazione sul posto ci parla Paolo Beccegato responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana, intervistato da Sergio Centofanti:RealAudioMP3

 
R. – Distinguerei due scenari. Prima di tutto, quello della capitale Yangon, dove certamente il numero di vittime pare essere molto alto; sono stati sradicati quasi tutti gli alberi della città! Quindi grande distruzione e purtroppo molte vittime. Lo scenario della campagna e del grande delta è quello probabilmente di maggiori danni economici, più devastazione dal punto di vista complessivo però, come numero di vittime, appare un pochino inferiore. Certamente, comunque, il fatto stesso che siano state dichiarate queste vittime dal governo è un segnale dell’entità del disastro.

 
D. – Riescono ad arrivare gli aiuti?

 
R. – Sì! E’ ancora difficile stabilire bene quanto la vasta area colpita sia completamente raggiunta dagli aiuti. Noi, come rete Caritas, e anche la Chiesa locale nel suo piccolo, stiamo facendo del nostro meglio, stiamo dando il nostro contributo.

 
D. – Il regime si sta aprendo a questi aiuti?

 
R. – Ma, appunto, rispetto allo tsunami di tre anni e mezzo fa, l’atteggiamento è completamente diverso: il fatto di aver dichiarato subito lo stato di calamità, la richiesta di aiuto dall’esterno ha dato certamente un segnale di grandissima apertura, di grandissima disponibilità a lavorare anche con realtà internazionali. Speriamo che questo continui in futuro, proprio per il bene della gente, dei più poveri ...

 
D. – Quali sono attualmente le necessità più urgenti per la popolazione?

 
R. – Certamente c’è bisogno di una risposta da emergenza a impatto devastante, quindi multisettoriale, dalla rilocazione delle persone che hanno perso la casa in tutto o in parte, a dei programmi che fin da subito – questo ci insegna l’esperienza – prevedano l’impiego, l’attivazione delle persone, perché non si creino meccanismi di dipendenza; quindi ogni tipo di aiuto, che siano forme partecipate anche nella forma, per esempio, cosiddetta “cash for work”, quindi che la gente lavori, si dia loro delle fonti di sostentamento anche a fronte del lavoro che fanno, anche se hanno perso quello che era il lavoro iniziale. E poi, appunto, la ripresa più strutturale, più complessiva, l’attenzione alle epidemie in queste prime giornate, in queste prime settimane e quindi un’attenzione anche sanitaria. Dev’essere un approccio integrato con grande attenzione al coordinamento, perché in queste circostanze c’è sempre il rischio di privilegiare – per esempio – la capitale e le grandi città e dimenticare i villaggi.

 
D. – Il Papa ha lanciato un forte appello alla solidarietà internazionale. Come si può aiutare la popolazione del Myanmar?

 
R. – Noi abbiamo lanciato un appello, per raccogliere fondi, certamente inviare generi non ha senso né dal punto di vista dei tempi né dal punto di vista economico. Quindi, l’unica cosa è raccogliere fondi per permettere una ripresa complessiva, quindi non solo in queste primissime fasi, quando tutti i riflettori sono accesi su questa emergenza, ma anche nelle fasi successive, quelle della ricostruzione, dello sviluppo, della ripresa comunitaria, anche di un approccio più attento alla prevenzione. Penso al disastro di qualche mese fa in Bangladesh, a novembre, quando molte vite sono state salvate perché erano stati costruiti dei rifugi anti-ciclone. I cambiamenti climatici che ormai sono ravvisabili in ogni parte del pianeta danno come trend quello – purtroppo – di un crescere di questi disastri ambientali, certamente anche con delle responsabilità antropiche. La responsabilità umana sta anche adesso nel fatto di lavorare di più sulla prevenzione.

 
D. – Come si può aiutare la Caritas ad aiutare il Myanmar?

 
R. – Noi abbiamo aperto un conto corrente postale con il numero 34 70 13, indicando come causale “emergenza Myanmar”; sul nostro sito ci sono invece tutti i riferimenti per i bonifici bancari. Per ogni informazione, telefonare al nostro centralino 06 66 1 77 00 1.


Impegnata negli aiuti anche Medici Senza Frontiere: gravi le preoccupazioni sul fronte sanitario. Ascoltiamo la testimonianza del portavoce dell’organismo Andrea Pontiroli, al microfono di Emanuela Campanile:RealAudioMP3

 
R. – Noi abbiamo due preoccupazioni supplementari, che, in particolare, riguardano i nostri pazienti colpiti da Aids, che noi curiamo, perché sono sotto trattamento antiretrovirale. Quindi, sono 8 mila le persone cui noi forniamo farmaci antiretrovirali e siamo molto preoccupati perché temiamo che possano aver perduto le loro scorte di farmaci nel ciclone e abbiano anche difficoltà nel raggiungere le nostre cliniche. Ovviamente quando uno comincia ad assumere la terapia antiretrovirale non può mai interromperla. Quindi, il trattamento deve essere assolutamente regolare e ci preoccupa ovviamente molto la sorte di queste 8 mila persone e la possibilità che siano rimaste senza farmaci e isolate. Un’altra preoccupazione, ovviamente, è rappresentata dal fatto che il Myanmar è un Paese comunque in cui esiste un problema di scarsità generale di cibo e, a quanto ci dicono i nostri colleghi, in questi giorni, i prezzi dei generi alimentari sono già raddoppiati, come per esempio il riso. Quindi, bisogna assolutamente garantire che il cibo e le scorte degli aiuti alimentari giungano quanto prima nel Paese, vivendo già la popolazione, in condizioni normali, al di sotto della soglia di povertà e con un problema immenso di accesso alla salute. Un evento tragico come questo, ovviamente, non ha fatto che esasperare una situazione già drammatica.
 







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