La Guardia Svizzera è una scuola di vita al servizio del Papa: così, Benedetto
XVI ai membri del Corpo fondato da Giulio II, in occasione del giuramento di 33 nuove
reclute
Nel suo servizio al Papa e alla Chiesa, la Guardia Svizzera Pontificia è anche “una
scuola di vita”: è l’elogio rivolto da Benedetto XVI ai membri del Corpo fondato da
Giulio II nel 1506, ricevuti stamani in udienza nella Sala Clementina con i loro famigliari.
Occasione dell’udienza, il giuramento di 33 nuovi alabardieri, che avverrà domani
pomeriggio nel Cortile San Damaso del Palazzo apostolico. Il giuramento sarà preceduto
dalla commemorazione dell'eroica morte di 147 soldati elvetici, caduti in difesa del
Sommo Pontefice durante il Sacco di Roma del 1527. Benedetto XVI ha pronunciato il
suo discorso nelle lingue ufficiali della Confederazione elvetica: tedesco, italiano
e francese. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Sotto
l’uniforme ognuno è una persona unica e irripetibile, chiamata da Dio a servire il
suo Regno di amore e di pace”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, che ha invitato
le Guardie Svizzere a coltivare “sempre la preghiera e la vita spirituale”. Il Papa
ha espresso gli auguri alle nuove reclute ed ha rinnovato la sua gratitudine al Corpo
della Guardia svizzera, chiamato a vigilare sulla sicurezza del Romano Pontefice e
della sua dimora: “Cari amici, vi ringrazio tutti per la
generosità e la dedizione con cui operate a servizio del Papa. Il Signore vi ricompensi
e vi colmi di abbondanti favori celesti”. Il Papa
si è quindi soffermato sull’identità e i compiti delle Guardie Svizzere, che, ha ricordato,
nel 2006 hanno celebrato con importanti manifestazioni il quinto centenario di fondazione.
Fu quella, ha rilevato, una circostanza propizia per cogliere “i profondi mutamenti
del contesto sociale in cui, attraverso i secoli, la Santa Sede è stata chiamata a
vivere e operare”. Sullo sfondo di “tale impressionante evoluzione”, ha costatato
il Pontefice, “ancor più risalta ciò che non muta” come l’identità delle Guardie Svizzere: “Nach
fünf Jahrhunderten ist der Geist unverändert, der junge Schweizer...“ “A
distanza di cinque secoli”, ha affermato, è rimasto “immutato” “lo spirito di fede
che spinge giovani svizzeri a lasciare la loro bella terra per venire a prestare servizio
al Papa in Vaticano”. Uguale, ha proseguito, è “l’amore per la Chiesa Cattolica” a
cui rendete testimonianza “più che con le parole, con le vostre persone”: “La
Garde Suisse est aussi une école de vie…” La Guardia Svizzera, ha aggiunto,
“è anche una scuola di vita” e, durante l’esperienza in Vaticano, molti giovani hanno
potuto scoprire la propria vocazione: al matrimonio come alla vita consacrata. “E’
questo un motivo di lode a Dio, ma - ha riconosciuto - anche di apprezzamento per
il vostro Corpo”. L’udienza è stata contrassegnata da un clima festoso per la presenza
dei famigliari delle Guardie. Il Papa ha avuto per loro parole d’affetto: “Sono
contento specialmente di accogliere tanti bambini, che sono i fiori più belli delle
vostre famiglie e ci ricordano l’amore di predilezione che Gesù nutriva per i piccoli”. Benedetto
XVI non poi ha mancato di fare un riferimento alla caratteristica divisa delle Guardie
Svizzere così riconoscibile e così ricca di significato.“Le vostre storiche uniformi
- ha detto - parlano ai pellegrini e turisti di ogni parte del mondo di qualcosa che
malgrado tutto non muta, parlano cioè del vostro impegno di servire Dio servendo “il
servo dei suoi servi”.