Il Papa a Santa Maria Maggiore: il Rosario non è una devozione del passato ma reca
pace e riconciliazione e contiene in sé la potenza risanatrice del nome di Gesù
“Il Santo Rosario non è una pratica relegata al passato”, ma è una preghiera che “reca
pace e riconciliazione”: così, Benedetto XVI, a conclusione della preghiera mariana
presieduta ieri pomeriggio nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Moltissimi i fedeli
accorsi alla celebrazione nel primo sabato di maggio, mese tradizionalmente dedicato
a Maria. Tra i presenti, anche il neo-sindaco di Roma, Gianni Alemanno, cui il Papa
ha rivolto l’augurio di “un proficuo servizio per il bene dell’intera comunità cittadina”.
Il servizio di Isabella Piro:
(canto:
Ave Maria)
Maria, Salus Popoli Romani: l’icona della
Vergine, Salvezza del popolo romano, ha accolto Benedetto XVI al suo ingresso nella
Basilica di Santa Maria Maggiore. Il Santo Padre l’ha venerata in silenzio, prima
di dare inizio alla preghiera a lei dedicata, il Santo Rosario. La recita dei Misteri
Gaudiosi ha ripercorso le tappe della vita di Cristo che vanno dall’Annunciazione
a Maria all’episodio di Gesù al tempio, seduto tra i dottori. Momenti suggestivi,
che hanno suscitato nello stesso Papa ricordi della sua infanzia:
“Nell’esperienza
della mia generazione, le sere di maggio rievocano dolci ricordi legati agli appuntamenti
vespertini per rendere omaggio alla Madonna. Come, infatti, dimenticare la preghiera
del Rosario in parrocchia oppure nei cortili delle case e nelle contrade dei paesi?” Benedetto
XVI si è quindi soffermato sulla forza ancora viva del Santo Rosario e sulla sua dimensione
di preghiera portatrice di pace:
“Oggi insieme confermiamo che il Santo
Rosario non è una pratica relegata al passato, come preghiera di altri tempi a cui
pensare con nostalgia. Il Rosario sta invece conoscendo quasi una nuova primavera.
Questo è senz’altro uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni
nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria. Nel mondo attuale così dispersivo, questa
preghiera aiuta a porre Cristo al centro, come faceva la Vergine, che meditava interiormente
tutto ciò che si diceva del suo Figlio, e poi quello che Egli faceva e diceva”. “Con
Maria si orienta il cuore al mistero di Gesù”, ha aggiunto il Papa; ci aiuti la Beata
Vergine ad accogliere in noi la grazia che promana dai Misteri del Rosario, “affinché
attraverso di noi possa “irrigare” la società, a partire dalle relazioni quotidiane,
e purificarla da tante forze negative aprendola alla novità di Dio”. Perchè, ha continuato
il Santo Padre, la potenza della preghiera mariana è proprio questa:
“Il
Rosario, quando è pregato in modo autentico, non meccanico e superficiale ma profondo,
reca infatti pace e riconciliazione. Contiene in sé la potenza risanatrice del Nome
santissimo di Gesù, invocato con fede e con amore al centro di ogni Ave Maria”. Di
qui, l’invito rivolto dal Pontefice a tutti i fedeli affinché, durante il mese mariano,
si sentano “vicini e uniti nella preghiera”, così da formare, con l’aiuto della Madonna,
“un cuore solo e un’anima sola”. E poi, una richiesta:
“Vi affido le
intenzioni più urgenti del mio ministero, le necessità della Chiesa, i grandi problemi
dell’umanità: la pace nel mondo, l’unità dei cristiani, il dialogo fra tutte le culture.
E pensando a Roma e all’Italia vi invito a pregare per gli obiettivi pastorali della
Diocesi, e per lo sviluppo solidale di questo amato Paese”. Un
invito prontamente accolto dal card. Bernard Francis Law, Arciprete della Basilica
di Santa Maria Maggiore, che ha così salutato Benedetto XVI:
“Oggi ci uniamo
alle Sue preghiere per la santità e l’unità della Chiesa, per la pace nel mondo, costruita
sul riconoscimento della dignità di ogni essere umano, la quale proviene da Dio, per
gli ammalati e i deboli, e per tutti coloro che sono vulnerabili. Con il cuore pieno
di gratitudine, noi preghiamo per Lei, Santo Padre, e per la Sua missione di confermarci
nella Fede, per ricordarci il motivo della nostra speranza, e per spingerci a vivere
nell’amore di Cristo”.