Andrea Olivero riconfermato alla presidenza nazionale delle ACLI
Ieri pomeriggio Andrea Olivero è stato riconfermato – col 94 per cento dei
consensi - presidente nazionale delle ACLI dal XXIII Congresso dell’organizzazione,
che si è concluso stamane a Roma. Olivero ha chiesto alla sua associazione di saper
rinnovare le proprie forme organizzative e la propria presenza sul territorio. Il
neo presidente ha poi puntato sulla formazione degli iscritti e dei dirigenti, con
la proposta di una Fondazione intitolata ad Achille Grandi, fondatore delle ACLI,
e sull'integrazione dei circoli con la proposta dei “punti famiglia” per costruire
percorsi di “cittadinanza familiare”. Per Olivero è, inoltre, importante dare maggiori
garanzie ai lavoratori precari. Sentiamolo intervistato da Alessandro Guarasci:
R.
– Socializzare il mondo del lavoro: sembra una sfida antica per certi versi, ma oggi
e in questo momento, con i cambiamenti che sono intervenuti, è davvero l’aspetto più
difficile ed anche più stimolante per una associazione che continua a definirsi “associazione
di lavoratori”. Vuol dire mettere insieme soprattutto i nuovi lavoratori, facendo
loro comprendere che, anche se i contratti sono individualizzati, anche se gli interessi
possono essere differenti all’apparenza, vi sono in realtà molte cose che li uniscono
e soprattutto proprio socializzando il lavoro riacquistano la loro identità di lavoratori.
D. – La politica ascolta ancora troppo poco la società
civile?
R. – Credo proprio di sì o meglio credo che
proprio non la veda, fatica a comprendere che la società non può essere ridotta dentro
i suoi schemi tradizionali e che non tutto quello che esiste nella società può essere
ridotto a democrazia politica. C’è, invece, un altro spazio che è quello della democrazia
sociale che deve emergere e che deve essere tenuta in considerazione, perchè rende
i cittadini non solo più rappresentabili, ma anche protagonisti.
D.
– In questa legislatura serve una svolta nelle politiche a favore delle famiglie e
soprattutto come?
R. – Noi siamo fra gli ultimi Paesi
in Europa per investimento per le famiglie e in particolare noi riteniamo che sia
venuto il momento di dare un segnale dal punto di vista fiscale con il quoziente familiare,
che l’attuale maggioranza ha indicato nel programma di governo, e che rappresenta
uno strumento che dà soggettività al nucleo familiare.
D.
– La dottrina sociale della Chiesa può essere ancora lievito per la società italiana?
R.
– Noi crediamo assolutamente di sì, perchè la dottrina sociale della Chiesa ha saputo,
via via, camminare all’interno del popolo cristiano. Non è un insieme di principi
che poi non si incarnano, ma – al contrario – la dottrina sociale rappresenta veramente
il messaggio del Vangelo che via via divento anche un percorso per la storia degli
uomini. In questo senso noi possiamo guardare ad essa con la convinzione di trovarvi
dei punti di riferimento, ma anche come ad un nostro impegno, di popolo che deve far
camminare sulle proprie gambe la dottrina sociale della Chiesa nel XXI secolo.