Quattro anni fa veniva pubblicata l'Istruzione "Erga migrantes caritas Christi": la
riflessione di mons. Marchetto
Ricorre oggi il quarto anniversario dell’Istruzione “Erga migrantes caritas Christi”
(La carità di Cristo verso i migranti), pubblicata dal Pontificio Consiglio della
Pastorale per i Migranti e gli Itineranti il 3 maggio 2004. In questa occasione l’arcivescovo
Agostino Marchetto, segretario del dicastero, ha inviato una riflessione in cui sottolinea
“il ruolo importante … che le migrazioni possono avere nella realizzazione … di una
più pacifica convivenza fra gli uomini”. Il servizio di Sergio Centofanti:
L’Istruzione
– ricorda il presule – considera la comunità mondiale come una “famiglia di popoli,
a cui finalmente sono destinati i beni della terra, in una prospettiva del bene comune
universale”, criticando ciò che la globalizzazione ha fin qui operato, poiché “ha
aperto i mercati ma non le frontiere, ha abbattuto i confini per la libera circolazione
dell'informazione e dei capitali, ma non nella stessa misura quelli per la libera
circolazione delle persone”.
“Il fenomeno delle migrazioni
– rileva mons. Marchetto - “solleva una vera e propria questione etica, quella della
ricerca di un nuovo ordine economico internazionale per una più equa distribuzione
dei beni della terra ”, che, del resto, “contribuirebbe non poco … a ridurre e moderare
i flussi di una numerosa parte delle popolazioni in difficoltà”. C’è poi il dovere
della “difesa dei diritti dell'uomo e della donna migrante e quelli dei loro figli”
nonché “la tutela e la valorizzazione delle minoranze”.
“Non
facciamoci illusioni! – afferma mons. Marchetto - La strada è lunga e non priva di
difficoltà” e richiede “un rinnovato, forte senso di solidarietà e un approfondimento
dei valori condivisi con altri gruppi religiosi o laici, assolutamente indispensabili
per assicurare una armonica convivenza”. Così – aggiunge - “il passaggio da società
monoculturali a società multiculturali può rivelarsi … segno di viva presenza di Dio
nella storia e nella comunità degli uomini”.
“In
questo contesto storico, dell’avvicinarsi a noi, anche fisicamente, di chi ci era
lontano pure geograficamente” e “caratterizzato di fatto dai mille volti dell’altro”
– prosegue il presule - “noi cristiani siamo chiamati a testimoniare e praticare,
oltre allo spirito di tolleranza … il rispetto dell'altrui identità, avviando, dove
è possibile e conveniente, percorsi di condivisione con persone di origine e cultura
differenti, in vista anche di un ‘rispettoso annuncio’ della propria fede”. “Certo
– sottolinea mons. Marchetto - anche l’altro deve rispettare la cultura, la religione
tradizionalmente praticata, le leggi del Paese che lo ospita”. Quindi conclude: attraverso
la “cultura della solidarietà, tante volte auspicata dal Magistero” si può “giungere
insieme ad una vera e propria comunione di persone. È il cammino, non facile, che
la Chiesa invita a percorrere”.