Maggio, mese di Maria: il Papa affida alla Madre di Dio le necessità della Chiesa
e di tutto il mondo. La riflessione del cardinale Poupard
Per antica tradizione popolare, il mese di maggio è dedicato a Maria: Benedetto XVI
affida a Lei le necessità della Chiesa e del mondo intero. Maria - afferma il Papa
- è madre e maestra per i cristiani di tutti i tempi. Sabato prossimo alle 18.00 il
Pontefice presiederà la preghiera del Rosario nella Basilica romana di Santa Maria
Maggiore mentre nella serata del 31 maggio sarà in Piazza San Pietro per le celebrazioni
conclusive del mese mariano. Ma perchè i cristiani hanno voluto dedicare alla Madre
di Gesù il mese di maggio? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Paul
Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura:
R. – E' stata
un’esigenza del popolo cristiano che risale lontano nel tempo. Ricordo, nella mia
infanzia angioina, noi con la mamma, con la sorella, con tutti, si andava ad adornare
di fiori, e non soltanto ad adornare di fiori ma presentare alla Madonna i fiori più
belli, che sono le preghiere.
D. – Che ruolo ha Maria
nella storia della salvezza? Cosa dice la dottrina cattolica a tal proposito?
R.
– Dice la cosa meravigliosa che noi affermiamo nel nostro Credo: Gesù, il Salvatore
e Figlio di Dio, è nato da Maria Santissima per la nostra salvezza. Nei primi secoli
della Chiesa, ci sono state grandi discussioni e il Concilio di Efeso l’ha definita
come la “theotokos”, la Madre di Dio. E mi commuove sempre, quando giro per l’Europa,
e in particolare a Mosca, di vedere questa scritta: Maria, Madre di Dio. E allora,
l’essenziale della fede è questa: non si può separare il Figlio dalla Madre. Ed è
con questa convinzione di fede che, nella Chiesa, nel corso dei secoli, si è affermata
proprio l’Immacolata Concezione perché non poteva avere la macchia del peccato. E
poi, fino all’Assunta, che è l’ultimo dogma definito da Papa Pacelli – Pio XII – che
Maria è stata assunta in corpo e anima. Perché? Maria non poteva rimanere separata
dal Cielo, e così per noi è di un’importanza grandissima.
D.
– Eminenza, sul piano pastorale come tradurre l’amore per Maria nell’incontro personale
con Gesù?
R. – E’ di seguire quello che il Servo
di Dio, Giovanni Paolo II, ci ha insegnato: che Maria è la Donna eucaristica. A me
piace molto questa espressione che ci ha regalato: Maria, Donna eucaristica. E vuol
dire che noi – sacerdoti, fedeli – quando celebriamo la Santa Eucaristia, preghiamo
Maria di aiutarci a ricevere Cristo come Lei l’ha ricevuto, primo Tabernacolo. Anche
noi siamo chiamati a diventare tabernacoli di Cristo. E allora, mi torna anche un
altro ritornello della mia infanzia: noi cantavamo, per andare a Gesù, “andiamo, cristiani,
andiamo da Maria”. E come si sa, è da San Luigi Grignon de Montfort, che Giovanni
Paolo II ha tratto il suo motto “Totus tuus”. In altre parole: la pastorale è semplice
e profonda. Noi andiamo verso Cristo e per andare verso Cristo andiamo con la Madonna.
D.
– La devozione mariana è molto diffusa nel mondo, ma può accadere che conviva con
una divaricazione pratica tra fede e vita vissuta. Come purificare questa religiosità
perché diventi autentica fede?
R. – Anche il Concilio
Vaticano II, nella Costituzione pastorale “Gaudium et Spes”, insiste molto sulla necessità
di superare questa divaricazione pratica tra fede e vita vissuta. Come purificare
questa religiosità perché diventi autentica fede? Con un insegnamento semplice e autentico.
Abbiamo sempre bisogno di nutrire la fede, perché la devozione rimanga autentica,
cioè – lo ripeto sempre – Maria, per andare a Gesù.
D.
– Ci permette, eminenza, una domanda personale? Lei come prega Maria?
R.
– Io prego Maria come un bambino, come un ragazzo la sua mamma cara. Io sono stato
abituato da ragazzino, ho imparato proprio sulle ginocchia della mamma questa preghiera,
l’“Ave Maria”, e non posso addormentarmi senza averla ripetuta. E la mia preghiera
preferita è l’“Ave Maria”, ogni giorno: io ho il privilegio di avere a casa mia una
piccola comunità di suore, e con le suore, ogni pomeriggio, davanti al Santissimo
esposto, preghiamo i misteri del Rosario. E non ci stanchiamo mai, perché questi misteri
sono insieme di una semplicità e una profondità immensi, perché sono i misteri della
vita di Maria che sono i misteri di Cristo e che sono i misteri della nostra vita,
della nostra vita personale, gioiosa, luminosa, dolorosa, gloriosa, della vita delle
nostre famiglie, delle nostre città, del nostro Paese, della Chiesa e del mondo.