L'arcivescovo di Accra: scetticismo sull'impegno internazionale contro la fame nel
mondo
L’ONU ha definito una “sfida senza precedenti” la crisi alimentare globale, resa ancora
più drammatica dall’aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Le Nazioni Unite
hanno anche annunciato la creazione di una task force per cercare di arginare
gli effetti di questi rincari. Intanto, in molti Paesi africani l’emergenza cibo resta
uno “tsunami silenzioso” che flagella milioni di persone. Per questo, molti africani
accolgono con scetticismo gli annunci di piani di intervento da parte della comunità
internazionale. Tra questi, c’è anche l’arcivescovo di Accra, capitale del Ghana,
mons. Charles Palmer-Buckle, intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. – Sono
un po’ scettico: quante volte i Paesi cosiddetti ricchi, che hanno delle risorse ed
hanno i loro prodotti alimentari nei loro silos, hanno fatto promesse che non hanno
poi mantenuto? Io sono convinto che oggi il mondo abbia abbastanza risorse agricole
per poter sfamare tutta la gente che vive in questo mondo e senza, soprattutto, che
nessuno debba patire la fame. Patire la fame oggi per me è una vera infamia.
D.
– Chi ha ascoltato queste sofferenze e questi dolori è il Papa che, domenica scorsa
al Regina Coeli, ha lanciato un appello chiedendo che non vengano dimenticate le "tragiche
vicende dell’Africa". Come farsi “voce”, allora, dell’Africa e degli africani?
R.
– Dobbiamo ringraziare il Santo Padre per il suo appello. Noi utilizziamo questa occasione
per rilanciare a nostra volta un appello alla Chiesa cattolica universale, affinché
ci possa portare degli aiuti. Ma soprattutto chiediamo anche di poter parlare, a livello
internazionale, ai politici.
D. – In Africa, spesso,
si sommano gli aspetti negativi della globalizzazione e si aggiungono anche delle
contraddizioni: tra queste, il fatto che in molti Paesi poveri uno dei mercati più
floridi è quello delle armi. Un mercato che provoca distruzione e disperazione. Come
spiegare tutto questo?
R. – C’è bisogno di una certa
evoluzione della persona umana, affinché si riesca a comprendere cosa significhino
i diritti universali. Troppo spesso i nostri politici, i nostri capi di Stato non
riescono ad andare al di là degli interessi del proprio potere politico: sono pronti,
ad esempio, a racimolare tanti soldi per comprare le armi che alla fin fine provocano
soltanto delle tragedie. Molti, però, dimenticano che l’Africa ha anche delle cose
belle.
D. – Infatti l’Africa non è soltanto povertà,
guerra, malattie. Ha anche un grande potenziale economico, sociale ed umano. Come
si muove la Chiesa tra queste macerie e tra queste ricchezze?
R.
– E’ una ricchezza – aggiungo subito – anche spirituale e religiosa. Tutti si meravigliano
e si chiedono come mai, malgrado le malattie, lo sfruttamento economico, geopolitico
e tutte le crisi, l’africano sorrida sempre, riesca a superare queste difficoltà enormi.
Io credo che l’africano sia un uomo molto religioso. Molte volte l’uomo africano è
una persona che prega molto e da dentro scaturisce una gioia che va al di là dell’avere.
Questa è la vera ricchezza dell’Africa. Noi come vescovi, come Chiesa, dobbiamo quindi,
continuamente, portare speranza alla nostra gente.