2008-05-01 12:10:09

L'arcivescovo di Accra: scetticismo sull'impegno internazionale contro la fame nel mondo


L’ONU ha definito una “sfida senza precedenti” la crisi alimentare globale, resa ancora più drammatica dall’aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Le Nazioni Unite hanno anche annunciato la creazione di una task force per cercare di arginare gli effetti di questi rincari. Intanto, in molti Paesi africani l’emergenza cibo resta uno “tsunami silenzioso” che flagella milioni di persone. Per questo, molti africani accolgono con scetticismo gli annunci di piani di intervento da parte della comunità internazionale. Tra questi, c’è anche l’arcivescovo di Accra, capitale del Ghana, mons. Charles Palmer-Buckle, intervistato da Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

R. – Sono un po’ scettico: quante volte i Paesi cosiddetti ricchi, che hanno delle risorse ed hanno i loro prodotti alimentari nei loro silos, hanno fatto promesse che non hanno poi mantenuto? Io sono convinto che oggi il mondo abbia abbastanza risorse agricole per poter sfamare tutta la gente che vive in questo mondo e senza, soprattutto, che nessuno debba patire la fame. Patire la fame oggi per me è una vera infamia.

 
D. – Chi ha ascoltato queste sofferenze e questi dolori è il Papa che, domenica scorsa al Regina Coeli, ha lanciato un appello chiedendo che non vengano dimenticate le "tragiche vicende dell’Africa". Come farsi “voce”, allora, dell’Africa e degli africani?

 
R. – Dobbiamo ringraziare il Santo Padre per il suo appello. Noi utilizziamo questa occasione per rilanciare a nostra volta un appello alla Chiesa cattolica universale, affinché ci possa portare degli aiuti. Ma soprattutto chiediamo anche di poter parlare, a livello internazionale, ai politici.

 
D. – In Africa, spesso, si sommano gli aspetti negativi della globalizzazione e si aggiungono anche delle contraddizioni: tra queste, il fatto che in molti Paesi poveri uno dei mercati più floridi è quello delle armi. Un mercato che provoca distruzione e disperazione. Come spiegare tutto questo?

 
R. – C’è bisogno di una certa evoluzione della persona umana, affinché si riesca a comprendere cosa significhino i diritti universali. Troppo spesso i nostri politici, i nostri capi di Stato non riescono ad andare al di là degli interessi del proprio potere politico: sono pronti, ad esempio, a racimolare tanti soldi per comprare le armi che alla fin fine provocano soltanto delle tragedie. Molti, però, dimenticano che l’Africa ha anche delle cose belle.

 
D. – Infatti l’Africa non è soltanto povertà, guerra, malattie. Ha anche un grande potenziale economico, sociale ed umano. Come si muove la Chiesa tra queste macerie e tra queste ricchezze?

 
R. – E’ una ricchezza – aggiungo subito – anche spirituale e religiosa. Tutti si meravigliano e si chiedono come mai, malgrado le malattie, lo sfruttamento economico, geopolitico e tutte le crisi, l’africano sorrida sempre, riesca a superare queste difficoltà enormi. Io credo che l’africano sia un uomo molto religioso. Molte volte l’uomo africano è una persona che prega molto e da dentro scaturisce una gioia che va al di là dell’avere. Questa è la vera ricchezza dell’Africa. Noi come vescovi, come Chiesa, dobbiamo quindi, continuamente, portare speranza alla nostra gente.







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