Sul valore della dignità umana nel discorso del Papa all'ONU, intervista con Antonio
Papisca, titolare della cattedra UNESCO in diritti umani
Torniamo al discorso tenuto alle Nazioni Unite dal Papa il 18 aprile, nell'ambito
del suo ottavo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Il Santo Padre ha ribadito in
quell'occasione la difesa della dignità umana. Sui tratti distintivi di quel discorso,
ascoltiamo Antonio Papisca, titolare della cattedra UNESCO in diritti umani,
democrazia e pace presso l’Università di Padova al microfono di Fabio Colagrande:
R. –
Il discorso del Papa si iscrive nello sviluppo sistematico e coerente di un magistero
che già nella “Pacem in terris” del beato Giovanni XXIII indica la Dichiarazione Universale
e l’ONU tra i segni dei tempi. E’ una tappa: io credo che sia una tappa avanzata di
questo magistero che ci offre un’interpretazione aggiornata, proiettata in avanti
di questi segni dei tempi. Un rapporto sullo stato dell’arte dell’ordinamento internazionale
con un fortissimi richiamo al nucleo dei principi fondativi di questo ordinamento
internazionale – nuovo – che ha come radici la prima parte della Carta delle Nazioni
Unite, e la Dichiarazione Universale dei diritti umani. E il Papa sottolinea più volte
il fondamento di diritto naturale dei diritti umani, internazionalmente riconosciuti;
della Dichiarazione Universale ma poi dalle varie Convenzioni giuridiche internazionali
in materia.
D. – Professor Papisca, quanto giudica
opportuno ed urgente questo richiamo del Papa al fatto che i diritti umani sono basati
sulla legge naturale e sono iscritti nel cuore dell’Uomo?
R.
– E’ molto importante per sviluppare ulteriormente non soltanto la normativa internazionale
ma soprattutto la pratica attuazione di questo nuovo Diritto internazionale che pone
al suo centro “la” dignità umana e quindi la vita, la pace. E’ molto importante agganciare
tutto questo ordinamento umanocentrico – diciamo – al diritto naturale di fronte ai
tentativi in atto di relativizzare le norme ed i principi di diritto internazionale
in materia. Ci sono gli attacchi da vengono da certe biotecnologie: c’è un attacco
al concetto di famiglia, c’è un attacco alla vita umana, c’è un attacco a principi
che sono cogenti, come quello del divieto della guerra. E quindi il Papa giustamente
e molto opportunamente sottolinea questo carattere di pensiero forte del diritto internazionale
dei diritti umani. Tanto per dire: il concetto di famiglia. Se andiamo alla Dichiarazione
Universale e alle altre grandi Convenzioni giuridiche internazionali in materia, lì
sta scritto che la famiglia, composta da un uomo e da una donna, dai figli e dai nonni
eccetera, è il nucleo fondamentale, il nucleo naturale della società, e quindi è importante
proprio per il futuro del diritto internazionale e dei diritti umani, insistere sul
fondamento morale di questo nuovo ordinamento.
D.
– Come esperto dei diritti umani, giudica le parole pronunciate dal Papa all’ONU come
parole importanti, puntuali?
R. – E’ una trattazione
scientifica del diritto internazionale e dei diritti umani, come “ius novum universale”.
E’ una trattazione, diciamo, che fa il punto della situazione in questo momento: non
può non essere accettata negli stessi ambienti universitari dove si insegnano i diritti
umani, soprattutto per l’insistenza che pone nel difendere l’ortodossia originaria
del diritto internazionale e dei diritti umani.