Domani, in San Pietro, Benedetto XVI presiede la Messa per l’ordinazione di 29
diaconi della diocesi di Roma. Intervista con mons. Tani, rettore del Seminario Romano
Maggiore
Benedetto XVI, domani alle ore 9.30, presiederà la Santa Messa nella Basilica Vaticana
e conferirà l'ordinazione presbiterale a 29 diaconi della diocesi di Roma. La nostra
emittente seguirà l’evento in radiocronaca diretta a partire dalle ore 9.20, con commenti
in lingua italiana, francese, spagnola e portoghese. Nel servizio di Alessandro
Gisotti, ripercorriamo alcuni interventi del Papa sul significato delle vocazioni
e del ministero sacerdotale:
La gioia
accompagni sempre i nuovi sacerdoti nel loro annuncio del Vangelo: è l’invito rinnovato
tante volte da Benedetto XVI in questi primi tre anni di Pontificato. In ogni viaggio
apostolico, italiano come internazionale, il Papa ha sempre voluto incontrare i seminaristi,
i giovani chiamati a servire Cristo e l’uomo nel ministero sacerdotale. Il 13 maggio
2005, a meno di un mese dall’elezione alla Cattedra di Pietro, il Santo Padre incontra
il clero romano nella Basilica Lateranense. Ai sacerdoti della sua diocesi, il vescovo
di Roma riserva parole di incoraggiamento e li sprona a portare nel mondo la luce
di Cristo:
“Se noi abbiamo trovato il Signore,
se per me il Signore è la luce e la gioia della vita, se è così, siamo sicuri che
a un altro che non ha trovato Cristo manca una cosa essenziale. E’ un dovere nostro
offrirgli questa realtà essenziale”. Il
Papa invita i seminaristi e i sacerdoti a coltivare una “relazione personale profonda”
con Gesù, non limitandosi ad una “mera conoscenza intellettuale”. Il 29 aprile scorso,
il Papa ordina 22 sacerdoti della diocesi di Roma nella Basilica di San Pietro e chiede
a tutti i fedeli di accompagnarli con la preghiera:
“Preghiamo
perché cresca in ogni parrocchia e comunità cristiana e l’attenzione per le vocazioni
e per la formazione dei sacerdoti: essa inizia in famiglia, prosegue in seminario
e coinvolge tutti coloro che hanno a cuore la salvezza delle anime”. Il
primo febbraio di quest’anno, poi, Benedetto XVI si reca in visita al Pontificio Seminario
Romano Maggiore. Qui, mette l’accento sull’avventura del sacerdozio “esigente” e “meravigliosa”:
“Anche
se può sembrare che la vita del sacerdote non attiri l’interesse della maggioranza
della gente, in realtà si tratta dell’avventura più interessante e più necessaria
per il mondo, l’avventura di mostrare e rendere presente la pienezza di vita a cui
tutti aspirano”. E nel messaggio
per la Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni di quest’anno, il Pontefice
ricorda che “la dimensione missionaria è specialmente e intimamente legata alla vocazione
sacerdotale”. Il Papa sottolinea che il “dono della fede chiama tutti i cristiani
a cooperare all’evangelizzazione” e ribadisce che affinché non manchino gli evangelizzatori
di cui il mondo ha bisogno non deve “mai venire meno una costante educazione alla
fede dei fanciulli e degli adulti”. Dei 29 diaconi della diocesi
di Roma che Benedetto XVI ordinerà domani, 13 hanno compiuto la loro formazione nel
Seminario Romano maggiore, 9 al Redemptoris Mater, 3 negli Oblati del Divino Amore,
2 in un istituto religioso dei Figli della Croce e 1 nel Collegio Capranica. Spicca,
nel gruppo, la presenza di un seminarista caldeo proveniente da Baghdad. Alla vigilia
di questo momento così importante, Federico Piana ha intervistato il rettore
del Seminario Romano Maggiore, mons. Giovanni Tani:
R. -
Il cammino è stato per la maggior parte molto bello, tranquillo, per altri più impegnativo
e ciò dipende dalle storie personali, dal carattere, dalla provenienza, dai momenti
vissuti. I diaconi hanno dai 25 ai 43 anni, quindi c’è una certa differenza d'età.
Vengono dal mondo del lavoro o dello studio, provengono da diverse comunità formative,
da diversi seminari di Roma. Si è aggiunto in questi ultimi giorni un seminarista
della diocesi di Baghdad di rito caldeo, che sarà ordinato con i nostri. Arrivano
tutti sereni, fiduciosi di poter vivere con gioia e fedeltà questo ministero.
D.
- La vocazione ha colto molti anche in fasi abbastanza avanzate della vita. In questo
caso vuol dire che si può essere colti dalla chiamata di Dio senza preavviso in qualsiasi
momento dell'esistenza...
R. - Il Signore può chiamare
a tutte le età. Certamente, noi stiamo attenti in modo particolare alle vocazioni
giovanili, quindi di coloro che si presentano entro i 30-35 anni, per poter svolgere
un’azione di formazione. Perché quando un uomo viene ben formato nella sua vita e
poi si presenta in seminario se è troppo adulto possiamo trovare delle difficoltà
nella formazione.
D. - Si parla spesso di crisi delle
vocazioni: come si possono sostenere, in un mondo come il nostro spesso molto lontano
dalla Parola di Dio, le vocazioni dei giovani che hanno avvertito la chiamata al sacerdozio?
R.
- Io penso che bisogna curare molto la vita della comunità, dove si trovano i giovani.
Fare in modo che la comunità possa vivere con gioia, con coerenza l’ascolto della
Parola di Dio, l’impegno caritativo. Quando i giovani si trovano coinvolti in una
vita comunitaria grande, intensa, che faccia capire loro il senso della vita - lo
faccia capire insieme agli altri e non in solitudine - è più facile per loro interrogarsi
sulle domande fondamentali della vita. Anche se è vero che noi constatiamo ripetutamente
che la grazia di Dio raggiunge chi vuole, quando vuole, anche in percorsi che possono
sembrare abbastanza solitari, perchè questo noi lo vediamo.