La Chiesa canadese chiede maggiore protezione per il vescovo di San Marcos, in Guatemala,
minacciato di morte
Siamo costernati nel costatare come sacerdoti, vescovi e religiosi, impegnati in Guatemala
nella difesa dei diritti umani, "compiano il loro ministero in condizioni pericolose”.
E’ quanto scrivono i vescovi canadesi in una lettera inviata al presidente guatemalteco,
Alvaro Colom, esprimendo profonda preoccupazione per le minacce di morte giunte, nei
giorni scorsi, a mons. Alvaro Leonel Ramazzini, vescovo di San Marcos. Deve essere
garantita – si legge nel testo - la sicurezza del presule, di cui si riconosce il
prezioso impegno per la promozione dei diritti umani. Nella lettera si sottolineano
anche gli sforzi di mons. Ramazzini per la tutela dell’ambiente. Il vescovo di San
Marcos ha più volte dichiarato, in particolare, che in Guatemala alcune compagnie
di estrazione dell’oro non rispettano l’ambiente e non garantiscono adeguate condizioni
di lavoro ai minatori. Nonostante i ripetuti appelli di mons. Ramazzini – aggiungono
i vescovi del Canada – diverse compagnie minerarie non hanno cambiato le loro strategie.
“La commissione della Conferenza episcopale canadese – si legge nella lettera – auspica
che le proposte di sviluppo del Guatemala “rispondano ai bisogni ed alle profonde
aspirazioni della popolazione della diocesi di San Marcos”. Nel Paese centramericano,
intanto, sono previste domani liturgie di suffragio nel decimo anniversario dell'uccisione
di mons. José Gerardi, vescovo ausiliare di Città del Guatemala. Il presule fu assassinato
due giorni dopo la pubblicazione di un rapporto nel quale denunciava crimini commessi
durante gli anni della guerra civile (dal 1960 al 1996). Si stima che durante questo
conflitto, siano rimaste uccise oltre 200 mila persone. Per l'assassinio di mons.
Gerardi, sono state condannate 3 persone, accusate di essere state gli autori materiali
dell'omicidio. Non sono invece ancora stati individuati i mandanti. (A cura
di Amedeo Lomonaco)