Giornata mondiale contro la malaria: provoca un milione di morti all'anno
Si celebra oggi la Giornata mondiale contro la malaria, indetta dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità. Una patologia che rimane una delle piaghe peggiori che affliggono
il pianeta con oltre un milione di morti, in gran parte bambini. La pandemia si sta
espandendo e ormai minaccia il 40% della popolazione mondiale. L’UNICEF ha lanciato
un appello per un impegno continuativo contro la malattia, “curabile e controllabile
attraverso l’aumento dell’uso di zanzariere e con altri interventi collaudati, nel
quadro di programmi integrati a base comunitaria”. Ed uno dei problemi più gravi riguarda
l’accesso ai farmaci; in questo contesto una speranza è rappresentata da un nuovo
preparato realizzato da partner pubblici in Brasile e che rappresenta la nuova frontiera
della cura. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Nicoletta Dentico,
responsabile promozione della DNDI, l’organismo che si occupa dei farmaci per le patologie
dimenticate, in prima linea nello sviluppo e promozione di questo nuova cura:
R. –
I numeri parlano di una delle maggiori pandemie se non forse la maggiore pandemia
nel mondo. Ci sono dai 300 ai 500 milioni di casi di malaria ogni anno. Soltanto i
bambini che in Africa muoiono ogni anno per questa malattia sono oltre un milione
ed è una di quelle patologie legate decisamente alla povertà che colpisce soprattutto
i Paesi in via di sviluppo e con particolare virulenza il continente africano. Il
problema è che esistono anche diversi tipi di malaria con diverse resistenze e quindi
lo scenario nella lotta a questa malattia si sta complicando.
D.
– In questo contesto così complesso, un’iniziativa importante è rappresentata da un
nuovo farmaco. Come si sviluppa questo progetto?
R.
– Questo progetto nasce – devo dire – dalla campagna per l’accesso ai farmaci essenziali
di Medici Senza Frontiere all’inizio del 2001 e nasce con l’intenzione di utilizzare
gli ingredienti, i principi attivi di provata capacità antimalarica e di metterli
insieme per creare nuovi trattamenti più semplici, più adattati alle circostanze dei
Paesi in via di sviluppo e più economici che siano in grado di combattere questa malattia.
E’ un trattamento derivato dall’artemisinina, che oggi l’OMS raccomanda come terapia
di elezione per combattere la malaria, e inoltre è un farmaco che in un’unica pillola
combina i due principi attivi, mentre fino a questo momento sia artesunato che mefloquina
dovevano essere assunti in pastiglie separate. Questo semplifica molto il trattamento,
semplifica molto la somministrazione, semplifica anche l’adesione al protocollo e
quindi combatte l’insorgere di resistenze.
D. – Bisogna
anche specificare che si tratta del primo nuovo farmaco contro le malattie dimenticate
ad essere registrato e sviluppato in Brasile. Che cosa vi aspettate?
R.
– Sì: questo è un dato molto importante. Lo scorso anno, la DNDI – la “Drugs for Neglected
Diseases Initiative” – aveva lanciato una prima terapia combinata con una partnership
con un’azienda. Quest’anno, lancia questa combinazione artesunato-mefloquina attraverso
una grandissima collaborazione e una partecipazione estremamente attiva dei Paesi
del Sud del mondo, dei Paesi che vivono endemicamente questa malattia. Il Brasile
è sicuramente il protagonista di questa storia di ricerca e di accesso.
D.
– E invece, dal punto di vista “politico”, ci sono dei fattori che potrebbero bloccare
– secondo te – lo sviluppo di questo farmaco?
R.
– Dal punto di vista politico, ovviamente dipende dalla volontà politica dei governi
che finora hanno sostenuto la ricerca e la produzione di questo farmaco che, va ricordato,
nasce da una collaborazione di attori pubblici, operatori nel campo scientifico e
finanziatori. Quindi, ovviamente l’impegno, la leadership di lungo periodo da parte
dei governi è essenziale per far sì che questo tipo di esperienze, anche queste strade
nuove nel fare innovazione, ricerca e garantire accesso siano effettivamente promosse,
favorite e sostenute e anche moltiplicate.