2008-04-25 12:26:51

Elezioni in Zimbabwe: per gli USA vince l'opposizione


Cresce l’allarme per le violenze in Zimbabwe. I vescovi del Paese hanno chiesto un intervento internazionale per evitare il rischio di un genocidio mentre si aspettano i risultati della riconta dei voti delle elezioni del 29 marzo scorso. Secondo gli Stati Uniti ha vinto l'opposizione al presidente Mugabe che è al potere da 28 anni. L’amministrazione americana ha chiesto alla Cina di bloccare le forniture d’armi al governo di Harare mentre Regno Unito e Australia ipotizzano un embargo totale sull'export militare. Ma qual è la situazione attuale nel Paese? Giovanni Augello lo ha chiesto ad un operatore internazionale presente sul posto che per motivi di sicurezza ha chiesto l’anonimato:RealAudioMP3


R. – In questo momento la situazione è veramente molto brutta. C’è pericolo di vita. Nella campagna, dove la gente ha deciso di non votare più per il presidente, ma per il partito di opposizione, le cose vanno molto male. E’ in atto una grande azione di punizione: picchiano, torturano, uccidono e dicono che così impareranno a votare meglio la prossima volta.

 
D. – Lo Zimbabwe sta affrontando una crisi ed una inflazione senza precedenti. Come fa fronte lo Stato a questa realtà e come risponde la gente?

 
R. – Lo Stato non fa fronte a questa realtà. Continuamente cambia moneta e l’inflazione cresce sempre di più: tante monete di valore sempre più alto non fanno che aumentare l’inflazione sempre di più. I negozi sono sempre vuoti, non c’è niente ed i beni di consumo costano moltissimo: un filone di pane lo abbiamo pagato 26 milioni della moneta corrente e in città o nella capitale hanno pagato anche 50 milioni ed anche 80 milioni. In questo momento le cose vanno male. Molti muoiono in silenzio, perché negli ospedali non c’è più niente e quindi, ci si rassegna a morire con le proprie malattie.

 
D. – In questi giorni c’è stata anche la vicenda della nave carica di armi diretta in Zimbabwe…

 
R. – Probabilmente il Sudafrica avrebbe accolto la nave, ma i lavoratori si sono rifiutati di scaricare e di trasportare armi ed hanno detto: “Se queste cose sono destinate allo Zimbabwe, lo Zimbabwe in questo momento ha bisogno di pane e non di armi!”. Sono stati dei civili a salvare questa situazione. La nave è andata in Mozambico e il Mozambico ugualmente ha detto “Noi, non accettiamo”. Pare che poi sia andata in Namibia, ma dalla Namibia sta tornando ora indietro, in Cina.

 
D. – Come risponde la gente alle violenze?

 
R. – La gente non risponde, si lascia uccidere. Pare proprio che sia il governo a voler sobillare la popolazione a rispondere, ma la popolazione si lascia uccidere e dice: “molti di noi moriranno, ma molti altri vivranno per raccontare quello che è successo e che sta succedendo. E certamente un giorno riusciremo a farcela”. La popolazione sa di aver vinto e perciò, ora parlano fra di loro mentre prima, invece, non parlavano e quindi c’era un silenzio assoluto. Ora sanno che hanno vinto, anche se certo non si darà loro la vittoria.

 
D. – Avete la sensazione o comunque una traccia reale di un intervento della Comunità internazionale?

 
R. – Molto poco. Soltanto dopo questa vittoria elettorale i presidenti delle nazioni africane stanno chiedendo come mai non vengono pubblicati i risultati. Finora avevano sempre taciuto, mentre adesso stanno spingendo affinché vengano annunciati i risultati. In questo momento, però, si sta facendo una riconta, li stanno cioè contando di nuovo. Si spera che questo tempo che passa, certamente per armare i militari, sia anche un tempo in cui le altre nazioni possano prepararsi a venire in aiuto di fronte ad una eventuale guerra civile.

 
D. – La popolazione spera che vi sia un intervento anche degli Stati africani?

 
R. – Sì, perchè altrimenti non c’è via di uscita. Qui si muore, perchè lui ha detto che vuole vincere e vuole stare al potere e, quindi, tutti coloro che sono contrari e voteranno una seconda volta contro di lui saranno uccisi. Lui distruggerà la popolazione. Si spera soltanto in un aiuto dall’estero nel momento in cui proclamerà di aver vinto.







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