Tre anni fa Benedetto XVI iniziava il suo Ministero petrino
Esattamente tre anni fa, il 24 aprile 2005, Benedetto XVI iniziava il suo Ministero
petrino: il Papa di fronte a 350 mila persone raccolte in Piazza San Pietro e lungo
Via della Conciliazione per partecipare alla Messa di inizio Pontificato pronunciava
un’intensa omelia. Riascoltiamone alcuni passi in questo servizio di Sergio Centofanti:
(Tu es Petrus)
“Il
mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire
mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della
volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare
la Chiesa in questa ora della nostra storia”.
Benedetto
XVI vuole fare sua “la santa inquietudine di Cristo” che cerca l’umanità smarrita
nei tanti deserti della povertà, della solitudine, dell’amore distrutto, per condurla
verso Colui che dà la vera gioia e il vero amore: è il Dio che si fa agnello e “si
è messo dalla parte degli agnelli, di coloro che sono calpestati e uccisi”. Perché
è l’amore che vince e non il potere né il male della storia:
“Non
è il potere che redime, ma l’amore! Questo è il segno di Dio: Egli stesso è amore.
Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente,
sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere si
giustificano così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al progresso
e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno
abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice
che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento
dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini”.
Il
Papa ricorda che i cristiani esistono “per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove
si vede Dio, comincia veramente la vita”:
“Solo
quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non
siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto
di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario.
Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo.
Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia
con lui”.
Benedetto XVI ricorda che il ministero
petrino è essenzialmente un servizio di amore: “amare – afferma - vuol dire … essere
pronti a soffrire” e “significa dare … il vero bene, il nutrimento della verità di
Dio”. Essere Vicario di Cristo – confessa – è “un compito inaudito che realmente supera
ogni capacità umana”. Ma “chi crede non è mai solo”:
“Pregate
per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa,
ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga,
per paura, davanti ai lupi”.
Quindi sulla scia
di Giovanni Paolo II invita tutti e soprattutto i giovani a nona vere paura di aprire
le porte a Cristo:
“Solo in quest’amicizia noi
sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera. Così, oggi, io vorrei, con grande
forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale,
dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona
tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo
– e troverete la vera vita”.