2008-04-24 13:31:08

Tre anni fa Benedetto XVI iniziava il suo Ministero petrino


Esattamente tre anni fa, il 24 aprile 2005, Benedetto XVI iniziava il suo Ministero petrino: il Papa di fronte a 350 mila persone raccolte in Piazza San Pietro e lungo Via della Conciliazione per partecipare alla Messa di inizio Pontificato pronunciava un’intensa omelia. Riascoltiamone alcuni passi in questo servizio di Sergio Centofanti:RealAudioMP3

(Tu es Petrus)

 
“Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”.

 
Benedetto XVI vuole fare sua “la santa inquietudine di Cristo” che cerca l’umanità smarrita nei tanti deserti della povertà, della solitudine, dell’amore distrutto, per condurla verso Colui che dà la vera gioia e il vero amore: è il Dio che si fa agnello e “si è messo dalla parte degli agnelli, di coloro che sono calpestati e uccisi”. Perché è l’amore che vince e non il potere né il male della storia:

 
“Non è il potere che redime, ma l’amore! Questo è il segno di Dio: Egli stesso è amore. Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere si giustificano così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al progresso e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini”.

 
Il Papa ricorda che i cristiani esistono “per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita”:

 
“Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”.

 
Benedetto XVI ricorda che il ministero petrino è essenzialmente un servizio di amore: “amare – afferma - vuol dire … essere pronti a soffrire” e “significa dare … il vero bene, il nutrimento della verità di Dio”. Essere Vicario di Cristo – confessa – è “un compito inaudito che realmente supera ogni capacità umana”. Ma “chi crede non è mai solo”:

 
“Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”.

 
Quindi sulla scia di Giovanni Paolo II invita tutti e soprattutto i giovani a nona vere paura di aprire le porte a Cristo:

 
“Solo in quest’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera. Così, oggi, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita”.

 (canto)







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